trenta.

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Mi svegliai col cuore che andava a mille e che quasi usciva dalla gabbia toracica. Provai a ricordare se avessi fatto un brutto sogno e mi guardai intorno alla ricerca di un rumore che avrebbe potuto svegliarmi improvvisamente, ma non ottenni nulla. Era forse dovuto a uno stress, all'ansia e al peso della situazione che stavo vivendo. Comunque sia, mi feci coraggio e scesi dal letto.

Ermal non c'era, stava già in cucina a creare qualcosa di suo. Erano appena le sette e tre minuti, così segnava la sveglia sul comodino accanto al letto, quando decisi di andare in bagno e gettarmi sotto la doccia. Ero sicuro al cento per cento che quella giornata non sarebbe stata migliore delle precedenti e qualcosa c'era nell'aria che la caratterizzava da tutte le altre. Qualcosa che, peró, a me non piaceva.

Uscii dalla doccia, mi vestii e mi sedetti al tavolo in cucina, fissando Ermal che stava preparando la colazione: erano le sette e mezza. Cominciai a contemplare cosa avesse voluto fare Amanda tra due ore e mezza, la mia immaginazione arrivava dappertutto ed il mio unico desiderio era quello che andasse tutto per la giusta strada.

Nello stesso tempo, pensai che peró non potevo uscire di casa per andare a segnare il destino di alcune persone senza che esse lo sapessero. Quindi, pensai che almeno Ermal doveva esserne a conoscenza. «ehy...»

Lui si voltó spaventato, probabilmente non si era manco reso conto della mia presenza. La sua espressione mi fece ricordare delle prima volte in cui il suo sguardo timoroso incontrava il mio, quando ancora il suo animo non si fidava di me. «ma buongiorno, mi hai spaventato.»

Ridacchiai anche se il mio era un sorriso preoccupato. «siediti un secondo.»

«sto preparando la colazione...»

«sì, lo so, ma lascia e siediti un secondo, prima che Beatrice si svegli.»

Lui aggrottó le sopracciglia, abbassó la fiamma sotto al latte e lo lasció cuocere, sedendosi di fronte a me. «dimmi.»

«sai che nella vita di ognuno di noi, per quanto le cose possano sembrare ovvie, alcune volte non lo sono? E sai che quelle cose ovvie, quando poi non risultano tali, possono causare dispiaceri?»

«mhmh.»

«nella mia vita, fino all'età di venti anni, ho sempre creduto di essere nato dalla pancia di mia madre. Quando poi scoprii che in realtà non era così e che ero stato adottato, mi crolló il mondo addosso. Poi con il tempo ho capito che forse forse, non era mica una cosa così grave. Da quel momento non mi stupisco piú se quello che prima credevo cerchio, alla fine risulta quadrato e quello che vedo bianco, in realtà è nero.»

«non capisco dove vuoi arrivare.»

«preferiresti scoprire che una persona che credevi viva in realtà è morta o che una persona che credevi morta, in realtà è viva?»

«sicuramente la seconda!»

Annuii. «bene. È proprio questo che voglio cercare di dirti: una persona che nella tua vita è stata importantissima e che credi di aver perso per sempre, in realtà è viva e mi sta aiutando per aiutare voi.»

Il suo viso era confusissimo. «chi?»

«ieri ho incontrato quella ragazza che ti dissi si chiamava Letizia. Non ti ho mentito, anch'io credevo si chiamasse così, ma in realtà il suo nome è Amanda.»

La sua bocca si spalancó lentamente e spostó la sedia su cui era seduto indietro. «Am...Amanda...» la sua bocca era asciutta.

«sì, Amanda...» ripetei lentamente. «lei è viva, è stata costretta ad allontanarsi, ma in realtà ora sta cercando di aiutare te e Beatrice. Devo incontrarmi con lei tra circa due ore.»

«voglio venire con te!» disse velocemente.

«no, no Ermal, credimi, è meglio di no. Molto meglio. Non la riconosceresti, da come me l'hai descritta è tutt'altra persona ora, inoltre dobbiamo incontrarci per una cosa molto importante.”

«cosa?»

«le ho parlato della situazione in cui ci troviamo e lei ha detto che risolveremo tutto oggi. Non so come, ma risolveremo tutto. Mi ha anche parlato della questione del Mangia Bambini e...»

«che ne sa lei?»

«è...lavora in piazza la sera...»

«cosa? Come ho fatto io a non notarla?»

«è molto cambiata, ha i capelli viola, è tutt'altro che una santa. Fa la prostituta.» chiuse gli occhi e sospiró. Capii che si trovava al culmine della sopportazione e lo compresi. «Ermal, ci sono io con te.» mi alzai e lo abbracciai. Si lasció andare ed inizió a piangere sulla mia spalla, in quel momento sentii di volergli togliere ogni minimo dolore e schiacciarlo via come fosse una formica. Gli afferrai il viso tra le mani e lo baciai. Lui sorrise, appoggiando la sua fronte sulla mia e mormorando un "ti amo". Mi resi conto che era la stessa identica cosa anche per me solo in quel momento e me ne pentii di non averglielo detto prima. «ti amo anch'io.»

***
Erano le dieci meno un quarto. Strinsi i pugni, salutai Ermal e Beatrice e cominciai a camminare verso la piazza quasi come se quello fosse il cammino verso la mia sentenza a morte. Dalla parte opposta della strada fissai il bar di Gennaro, di solito a quell'ora sarei andato da lui per aiutarlo con la pulizia della piazza ma quel giorno, proprio quel giorno, non potevo ed ero sicuro che lui lo avesse capito.

Voltai l'angolo dove, in fondo al vicolo, c'era già Amanda che mi aspettava di spalle. La chiamai con un fischio e lei mi venne incontro.

«il piano?»

Lei uscì lentamente dal vicolo ed io la seguii. Mi guardó ed indicó col viso la parte opposta della strada. «quel bar.»

«quello a sinistra?»

Lei annuii. Era il bar di Gennaro.

«allora? Cosa significa?»

«il barista.»

«mh...?» ero ansioso nel sapere, ma nello stesso tempo non volevo.

«lui, puó aiutarci sicuramente.» non aspettó risposta e con testa bassa si diresse verso il bar. Le camminai dietro, l'osservai da testa a piedi ed un dettaglio mi taglió il sospiro. Nella tasca posteriore del pantalone aveva un qualcosa di lungo la cui forma sembrava quella di una pistola.

«ehy, aspetta.» la bloccai per un braccio. «cos'è quella?»

Lei la toccó. «tranquillo, è solo precauzione.»

Non posso negare che cominciai a sentire il cuore in gola, la mia mente era un continuo 'avró fatto bene a fidarmi?' e 'precauzione verso chi?', ma ormai ero dentro ed uscirne sarebbe stato solo da vigliacchi.

Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora