Il mattino seguente mi svegliai alle dieci, feci colazione e risposi alla solita chiamata di mamma su cosa avevo fatto e non avevo fatto la sera prima. Le raccontai tutto, ma decisi di sorvolare il dettaglio della birra e di tutto quello che aveva comportato. Mia madre mi invitò a passare da lei in mattinata ma prima di farlo pensai che fosse una buon idea andare a spendere da Gennaro e farci due chiacchiere.
La piazza era abbastanza vuota ma molto molto incasinata dai resti della sera prima. Carte e siringhe per terra, bottiglie di alcol qua e là ed odore di posto impuro. Non ero mai andato di mattina in piazza, di solito passavo sempre il pomeriggio, ma mi chiesi come fosse possibile che tutto quel casino non c'era mai stato considerando che quello che avevano fatto la sera precedente era un'abitudine ormai.
La risposta non tardò ad arrivare: a causa di un lamento dovuto forse allo sforzo fatto nell' abbassarsi, notai Gennaro con una busta in mano piena di immondizia. Stava raccogliendo tutto quello che avevano lasciato quegli animali e pulendo le sporche azioni che avevano compiuto.
«non dovresti farlo tu.» mi limitai a parlargli da lontano.
Lui si voltò per vedere chi fossi, poi continuò con il suo lavoro. «oh, buongiorno Fabrizio.»
«Buongiorno.»
«hai detto qualcosa?» si voltò piegandosi e poggiando una mano sulla schiena dolorante.
«non dovresti stare qui a fare quello che altre persone dovrebbero fare.»
Sospirò e si sedette su una panchina. «altre persone. Chi di preciso?»
«e me lo chiedi pure? Coloro che l' hanno fatto, come fai a non capirlo?»
«chi ti ha detto che non lo capisco? È solo che devi pensare che se non sei tu il primo a fare una determinata cosa e aspetti qualcun'altro per avere la spinta, non lo farà mai nessuno. Perchè anche quel qualcun'altro sta aspettando qualcun'altro da cui apprendere, e tu puoi sempre essere quel qualcun'altro.»
«sí, okay, ma insomma...sei una persona anziana che sta pulendo il porcile di trentenni e quarantenni, non è una cosa giusta nè per te, nè per la tua schiena nè per i colpevoli. Dovrebbero farlo loro.»
«sai, se qualche vigliacco rovina l'orto di un contadino, quest'ultimo non può aspettare che egli ritorni e glielo metta a posto perchè non succederà mai. È il contadino che non può piú coltivare, non il vigliacco. È quindi a suo interesse non abbattersi e dare altri semi al terreno.»
«questo non è il tuo orto, non vedo perchè è a tuo interesse.»
«è l'orto mio, è l'orto tuo e l'orto suo. È l'orto di tutti. Ma forse i suoi ortaggi servono un po' piú a me: se questa piazza è malandata quelle poche briciole di speranza che ho che qualcuno entri nel mio bar scompaiono.»
«rimango sempre del parere che dovrebbero farlo altre persone, se anche non coloro che hanno combinato tutto questo.»
«per esempio?»
Mi guardai intorno. «per esempio io.»
Afferrai la busta che aveva fra le mani, gli tolsi i guanti indossandoli ed in dieci minuti ripulii il restante della piazza che lui non aveva ancora pulito.
Guardai l'orologio. «ora devo proprio andare, buona giornata Gennaro.»
«grazie mille per l'aiuto Fabrizio e buona giornata.» per la prima volta vidi un sorriso sulle sue labbra e ne fui contento anch'io.
***
«ehy mamma!» l' avvolsi nelle braccia.
«Fabrizio! Quanto mi sei mancato! Solo quattro giorni sono passati, ma sembri cosí cresciuto!»
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Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)
FanficD a l l a S t o r i a : Rise. «ti prego, diventa un poeta.» «e sai quale sarà il titolo della mia prima poesia?» «quale?» «L'Amore. E sai come sarà la poesia?» «come?» «tu.» ----------------------------------------------------------------- {Storia c...