sette.

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Dalla finestra della mia camera sbucava un filo di luce che bastava per rendere la giornata soleggiata, confrontandola con la scurezza dei giorni precedenti. Non feci colazione perchè sarei andato da Gennaro e avrei comprato qualcosa lí, quindi scesi dal letto e dopo una rinfrescata al viso, mi vestii ed uscii di casa. Il cielo era nuvoloso e quel filo di luce che avevo visto era dato dal sole nascosto dietro pesanti nuvole. A terra, pozzanghere di qua e di là: segno che nella notte aveva piovuto. Mi specchiai in una di esse: i miei capelli erano scompigliati e sotto gli occhi avevo pesanti occhiaie ma a chi importava, considerando che la sera prima avevo conquistato la fiducia di un uomo che non si fidava neanche di se stesso.

Mi sentivo una persona migliore, dopo quell'avvenimento la mia autostima era salita ed avevo voglia di inseguire quel percorso su cui stavo camminando, non per sentirmi ancora meglio, ma per aiutare quel ragazzo che lo meritava. Non lo conoscevo, non sapevo qual'erano le sue intenzioni ma lo meritava, tutti meritiamo di stare bene.

Arrivai in piazza dove c'era Gennaro che stava cominciando a pulire - non se n'era mai approfittato del mio aiuto e non si appoggiava ad esso ogni mattina.

«lascia fare a me.»

«ma buongiorno.» mi sorrise.

Feci tutto in modo molto veloce senza intrattenere una conversazione col barista perchè tutto quello che la mia mente riusciva seriamente a pensare era ad Ermal.

«un cappuccino ed un cornetto per favore.» gli chiesi una volta nel bar. «questa mattina non ho fatto colazione.»

«offre la casa.»

«ma no...che offre la casa.» appoggiai i soldi sul bancone.

«stai fermo.» me li diede indietro.

« dai Genná, il bar è già vuoto.»

«è vuoto sempre a quest'ora a parte dei ragazzi che non volendo aver a che fare con i drogati affianco, entrano per un cornetto prima di andare al lavoro. Proprio ora...» guardó l'orologio. «dovrebbe venire Marco. Un cornetto ed un cappuccino per te non mi cambiano la vita.»

Sospirai. «la prossima volta peró...»

«sisi, bla bla bla.»

Cominciai a fissare il bancone ed a giocherellare con le mie mani, le immagini della sera prima continuavano a sfilarmi davanti agli occhi come i sottotitoli di un film drammatico.

«perchè questo silenzio, eh? Non vuoi chiedermi di quel ragazzo anche stamattina o stai semplicemente aspettando il momento giusto?»

Lo guardai. Mi aveva letto nel pensiero o cosa? «un po' ci ho perso le speranze. Non mi dirai niente perchè non sai niente, o se lo sai non me lo dirai lo stesso.»

«guarda: voglio essere sincero con te. Quel che so di quel ragazzo è quel che tutti sanno, ma sapere una cosa non è sinonimo di crederci ed è per questo che non voglio influenzare le tue idee.» posó il panno con cui stava pulendo il bancone. «lavora per Giovanni, il proprietario della pizzeria Caldapizza, un tipo alto e robusto, abbastanza strano.»

Con la sua descrizione mi passó un uomo davanti agli occhi.

«spesso al ragazzo lo vedo in piazza la sera. È tutto quello che è sicuro, per il resto non so niente.»

«in piazza? È quindi uno di quelli drogati ed ubriachi?»

«lo vedo in piazza la sera. È tutto quello che è sicuro.» ripetette.

«buongiorno Gennà!» un uomo sulla quarantina entró nel bar.

«Marcuccio! Come va?»

«va come va va, come va - come va'...va bene anche se male! L'hai sentita la canzone di quel Budino a Sanremo giovani ieri sera? »

Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora