«non capisco a cosa ti riferisci.» abbassai lo sguardo.
«guardami Fabrizio.» con la mano alzò il mio mento. «dove l'hai nascosto?»
«come fai ad essere sicuro di una cosa del genere?»
«l'ultimo che l'ha visto sei stato tu.»
«come fai a dirlo se non conosci l'ora della sua scomparsa?»
Lo zittii, poi si sedette e mi guardò. «quella sera ti chiamò, tu lo vedesti e lo calmasti. Dimmi con chi sarebbe potuto andare se non con te.»
«non puoi affermarlo con certezza.»
Sospirò e guardò il soffitto. «Fabrizio, dove sta?»
«non ne ho la minima idea, ma seppur lo sapessi e te lo dicessi, cosa concluderesti? A quale scopo vuoi sapere cosí insistentemente dove si trovi?»
Rimase immobile ed intuii che la sua mente stava pensando, poi scosse la testa ma non rispose. Calò un lungo silenzio fra di noi che fu rotto quando un uomo alto, pelato e muscoloso entrò nel bar. Si guardò intorno con aria di superiorità, Gennaro lo fissava in ogni minima mossa, finché non si avvicinò al bancone e ci guardò entrambi masticando rumorosamente una gomma.
«voglio tre birre, tre cornetti e cinque cappuccini.»
Gennaro rimase immobile a guardarlo ma non agí. Ero confuso.
«hai sentito cosa ti ho detto? Voglio tre birre, tre cornetti e cinque cappuccini!»
Dopo minuti di silenzio e sguardi profondi tra i due, Gennaro si decise ad appoggiare le tre birre e il resto sul bancone. Lui velocemente le afferrò e lanciandogli un'altra brutta occhiata si avvicinò all'uscita.
«sei l'unico che viene ancora in questo fottuto posto. Se non vuoi essere un perdente, devi frequentare il bar accanto, quello sí che é un bar!» mi disse di spalle prima di andarsene.
L'espressione di Gennaro fu completamente indifferente, continuò a fare le sue faccende come se niente fosse successo.
«non ti ha pagato..» non rispose. «perché non hai fatto nulla?»
Sbuffò. «per cosa? Perché mi sarei dovuto far rompere la testa per quindici euro?»
«io non riesco a capire! Entra un tizio nel tuo bar, prende quindici euro di roba gratis, parla male di te e del tuo bar e tu per paura che ti rompe la testa non fai nulla? Ma...dico, una denuncia no? Cos'é tutta questa superiorità di alcune persone in questo paese?!»
Appoggiò le spalle al muro. «hai ragione. Ma...»
«ma cosa? Cosa Gennaro?!» mi alzai. «perché sono estraneo a tutto e a tutti? Vivo in questo paese da una vita ma tutto mi sembra un mistero. Tu che mentre parli ti fermi e sembri nascondere piú misteri di una casa abbandonata da anni, un ragazzo che tutti odiano perché -come dicono- violenti bambini ma continua a non fare parola su questo tema, gente che entra e ti tratta male, io davvero non capisco nulla ormai! Dici che devo farmi una mia opinione su tutto ciò, poi continui a mettermi di fronte a situazioni oscure e dimostri di nascondere qualcosa! A questo punto altro che mia opinione, preferisco che mi dicano il falso pur di non vivere piú in una bolla!»
«credimi: non so che dirti. Ho i lati della bocca chiusi con la colla che se tolgo, fa male.»
Lo guardai negli occhi come a voler leggere il suo mistero e nella sua nera confusione capii che c'era tanta trasparenza. Non feci piú parola, la cosa migliore era rimboccarmi le maniche e cavarmela da solo, pulire il vetro della finestra pieno di vapore unicamente con le mie mani.
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Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)
FanficD a l l a S t o r i a : Rise. «ti prego, diventa un poeta.» «e sai quale sarà il titolo della mia prima poesia?» «quale?» «L'Amore. E sai come sarà la poesia?» «come?» «tu.» ----------------------------------------------------------------- {Storia c...