«Fabriii!» sentii una vocina lontana dietro le mie spalle. Fermai la mia corsa, mi voltai e sulla soglia di casa c'era Beatrice.
Mi guardai intorno non sapendo cosa fare, alla fine decisi di ritornare indietro da lei. «cosa c'é?»
«dove vai a quest'ora?»
«a...fare un giro. Dai, ora vai a dormire.» l'accarezzai e mi voltai di spalle per andarmene, ma lei mi fermò di nuovo.
«Aspetta!»
«mh?»
«butta questo.» nelle sue mani, tese verso di me, c'era il piccolo orsacchiotto.
«Amy? E perché vorresti buttarlo?»
«perché sto crescendo e devo allontanarmi da queste cose. Ti prego, buttalo lontano da me in modo che io non possa riprenderlo.»
Mi abbassai alla sua altezza spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Bea, te lo leggo negli occhi che lo stai facendo contro la tua volontà: allontanarti dalle cose materiali verrà poi col tempo, hai solo otto, nove anni se non sbaglio, tienilo con te questo orsacchiotto considerando che ti trae anche molti ricordi.»
«é questo il problema: mi trae ricordi che non voglio ricordare. Per favore, buttalo.»
Guardai quel peluche vecchii, rotto, grande quanto una mano e lo afferrai. «sicura?»
«sicurissima.» mi disse, prima di rientrare in casa e darmi la possibilità di replicare pari a zero.
Lo voleva lei e cosí avrei fatto. Lo misi nella tasca del pantalone e cominciai a correre verso la piazza. Quando arrivai, c'era sempre il solito assordante caos, cercai con gli occhi Letizia ma non la vidi.
Poi mi voltai indietro e stava lí, l'avevo inconscientemente già siperata, alle prese con uno dei suoi amichetti. Mi avvicinai a loro e cercai di farmi vedere dalla diretta interessata. «pss.»
I suoi occhi si posarono su di me ed il suo sorriso acceso si spense, poi spostò lo sguardo di nuovo su quello che stava facendo e continuò impassibile. Allora non mi arresi e feci un passo avanti. «Letizia, é urgente.»
Lei sospirò e diede un'occhiata al compagno. «arrivo subito.» con una corsa leggera ma veloce si avvicinò a me, mi afferrò per il braccio e mi portò dietro la panchina costringendomi ad abbassarmi. «ti ho già ripetuto che non sei il benvenuto. O almeno, se vuoi venire in piazza, non chiamarmi ogni fottuta volta! Non é manco per lavoro!»
«ho bisogno d'aiuto!»
«non m'interessa.» mormorò arrabbiata. «io non esisto piú per te, devi mettertelo in testa.»
«qualcuno ti ha impedito di parlare con me, vero?»
Lei si avvicinò ancora di piú a me e potei sentire il suo fiato sulla mia bocca. «non sono cazzi che ti riguardano. Devi andare via da qui. E io non so perché sono ancora seduto come un' imbecille dietro questa panchina ad assecondare le sue stupide perdite di tempo!» provò ad alzarsi ma la trattenni per il braccio.
«so che in realtà sei una brava persona, te lo si legge negli occhi, e so anche che in questo momento non vorresti far altro che parlare con me e sputarmi in faccia tutta la verità, ma non puoi farlo per un qualcosa o un qualcuno che non mi é a conoscenza, forse. Perciò ti dico che io sono qui proprio per questo, devo aiutare un...amico...ed ho bisogno del tuo fottutissimo aiuto.»
Dopo secondi di interminabile silenzio e segreta riflessione si decise a parlare. «e perché proprio io? Insomma, ci sono tantissime persone in questa piazza la quale metà, immagino, conosci bene e non credo che questa cosa 'magica' negli occhi l'hai letta solo a me.»
«ho bisogno di gente coraggiosa, che abbia fiducia in me e che trovi il coraggio per parlare.»
«io non sono mai stata coraggiosa, anzi, sono sempre stata una vigliacca bastarda nella mia vita. Ho tradito le persone che piú amavo, le ho bastonate e le ho fatto rassegnare col cuore in mano ma mai, e dico mai, ho avuto il coraggio di chiedere scusa e di dire la verità.» notai un brillo di luce nei suoi occhi ed una forte commozione nella sua voce tremante. Ma lei voleva dimostrarsi forte quindi si ricompose immediatamente. «quindi caro Fabrizio, credo che stai provando con la persona sbagliata.» si alzó e si voltó di spalle.
Prima che lei potesse andare via, tentai a parlare col cuore in mano. «si tratta di un amico che anche tu conosci. Lui non è cattivo, non ha mai fatto del male ad una mosca e questo lo posso affermare anche a costo di buttarmi giú da un ponte, ma la gente parla male di lui a causa di qualcuno che sta cercando di infangare il suo nome. Il mio amico sta bene da un paio di giorni. Ma quel Qualcuno, ora, potrebbe ritornare in azione ed io ho davvero bisogno d'aiuto.» cercai di essere piú chiaro possibile ma nello stesso tempo non limpido come l'acqua.
Mi resi conto che forse, in parte, ci ero riuscito quando lei si voltó di nuovo verso di me. Questa volta aveva le lacrime che le scendevano lungo tutte le guance come la pioggia trasparente sui finestrini di un auto. «tu...» la sua voce si bloccò e lei si avvicinó a me guardando verso il basso. Ebbi quasi paura quando sentii la sua mano sulla mia gamba, ma mi tranquillizzai quando la sentii entrare nella mia tasca e tirar fuori qualcosa. Solo dopo mi resi conto che fosse l'orsacchiotto di Bea. Lei lo guardó, lo giró in mano e poi spostó lo sguardo confuso su di me. «cos'è questo?»
Sbuffai. «è un peluche, me l'ha dato una bambina, devo buttarlo e...» lo afferrai scocciato, ma lei lo tiró a sè. Allora capii che non fosse solo un dettaglio.
«quale bambina?» la questione sembrava importantissima per lei, lo potevo capire dal modo in cui mi guardava.
«una bambina...perchè t'interessa?»
Cominció a piangere ancora di piú e, non so perchè, ma un forte sentimento ignoto s' impossessó del mio corpo. Sembrava tristezza o forse paura, o confusione, o ansia, o un po' tutto. «allora sta bene? Sta con te Beatrice? Sta mangiando? Dorme? É felice?» i suoi respiri affannati lasciavano trapassare la voce solo a tratti.
«shh.» afferrai i suoi gomiti e la scossi leggermente. «calmati.» lei mi guardò con occhi spalancati e si asciugò le lacrime.
Il mio tono divenne calmo. «sí, é con me e sta eccellentemente bene. Ma tu devi dirmi come fai a conoscerla e perché sei cosí preoccupata per lei...» come in un film, i suoi occhi non si staccarono dai miei per interminabili secondi, poi con sguardo basso mi diede le spalle e non rispose. «Letizia, rispondimi. Come facevi a sapere che quell'orsacchiotto é di Beatrice?»
Il quasi buio della sera e il fatto che stava di spalle a me non mi faceva capire bene cosa le mie parole stessero suscitando in lei, ma quando vidi le sue spalle che danzavano su e giú ripetutamente in segno dei suoi continui singhiozzi, capii che stava ancora piangendo. «okay, se non vuoi parlare, okay. Ma sappi che lei sta bene, é con me, ma affinché lei stia ancora meglio ho bisogno di sapere quello che non so e che tu, molto probabilmente, sai. Perché se non sarà cosí, non posso assicurarti che lei continuerà a stare cosí bene a lungo, né lei né l'unica persona che le vuole un grandissimo bene a questo Mon...» improvvisamente, la mia voce ed il mio respiro si spezzarono, mentre sentii il cuore andare a mille. Aggrottai le sopracciglia quando mi passò per la testa un'ipotesi che mi sembrò dannatamente assurda e che sperai non fosse vera.
La spazzai via con uno scuotimento di testa e cercai di concentrarmi sulle parole che avevo lasciato in sospeso, ma quando la mia mente mise a fuoco di nuovo la figura di Letizia, o meglio, la figura delle spalle di Letizia che mi erano di fronte, mi rassegnai all'idea che forse era meglio considerare quell'ipotesi che in un primo momento mi era sembrata assurda.
Ebbi quasi timore quando poggiai le mie mani sulle spalle della donna che facevano ancora su e giú, le strinsi dolcemente - paroli contrastanti, ma vere - e con delicatezza la feci voltare verso di me. Abbassai lo sguardo sulle mani che stringevano ancora l'orsacchiotto, lo fissai e il modo in cui lo teneva mi fece rabbrividire. Salii lentamente con lo sguardo fino a raggiungere il suo viso che afferrai con le mani, poi la bocca, il naso e per ultimo i suoi occhi pieni di lacrime che, quando incontrarono i miei, capirono cosa stava succedendo.
In quel momento, non so secondo quale criterio o aiuto divino, capii.
«Amanda...»
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Il ragazzo delle pizze. || MetaMoro || (IN REVISIONE)
FanfictionD a l l a S t o r i a : Rise. «ti prego, diventa un poeta.» «e sai quale sarà il titolo della mia prima poesia?» «quale?» «L'Amore. E sai come sarà la poesia?» «come?» «tu.» ----------------------------------------------------------------- {Storia c...