Bucky Barnes

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Solo una piccola premessa: ho scritto questo capitolo di notte tarda e non ci stavo più con la testa per colpa del sonno. Spero quindi che abbiate pietà di me e degli errori di ortografia che potrebbe contenere questo capitolo, anche se riletto.

Elyse si risvegliò in un luogo buio, freddo e umido. Non sapeva dove si trovava o che giorno fosse, ormai aveva perso il conto da quando era finita là dentro, insieme a persone che non conosceva.

Sapeva che era rinchiusa in una cella dentro una base nemica, l'avevano catturata anni prima, durante una sua missione fallita. In un certo senso quegli sconosciuti le avevano salvato la vita ma lei non riusciva ad essergli riconoscente. Dopo tutto quel dolore, dopo tutto il sangue che le avevano fatto versare, non aveva più voce per le troppe urla che ogni giorno, senza sosta, le strappavano via dallo stomaco.

In quella solitudine, in quel silenzio, le sembrò di impazzire. La mente le faceva brutti scherzi ultimamente, sarà perché le torture erano aumentate o forse solo perché era rinchiusa da troppo tempo.

Elyse si mise seduta sul freddo cemento sporco, lo sguardo nel vuoto ed i capelli ormai lunghi a solleticarle il viso. Le braccia strette al petto e le gambe piegate su sé stesse, entrambe piene di lividi, di vecchi e probabilmente di nuovi a giudicare dal dolore che sentiva.

Rimase ferma, immobile, per svariati minuti, forse ore.

Anche la sua mente era silenziosa, ormai svuotata dopo tutte le agonie che aveva passato.

Pazza, era così che poteva essere definita.

La sua mente era ormai un involucro vuoto che quelle persone, le stesse che ogni giorno la uccidevano lentamente, riempivano di tutto ciò che voleva quando voleva. Era un automa che veniva programmato ogni volta per poi essere resettato, come un giocattolo di pezza.

Ormai non riusciva più a sentire alcuna emozione, finendo addirittura a credere di non averle mai provate.

Sentì una porta sbattere e un filo di luce spuntare all'improvviso.

Lei si mise subito in piedi, incurante del dolore che sentiva. Continuò a guardare dritto davanti a sé accorgendosi che coloro che aveva davanti erano due agenti ed il colonnello di quella base. Elyse lì guardò impassibile, in attesa di ordini.

Prima di una spiegazione però, i due agenti le lanciarono a terra i vestiti che solitamente indossava per le missioni.

Subito dopo il colonnello parlò, iniziando a spiegare chi avrebbe dovuto assassinare questa volta.

<< New York, questa sera. Andrai con la squadra beta ma ti accompagneranno solo sul posto e ti aspetteranno fin quando avrai finito, almeno che tu non rimanga uccisa, ovviamente.>> spiegò il colonnello << Il soggetto in questione è il soldato Buchanan Barnes, o meglio il Soldato d'Inverno. >>.

Elyse rabbrividì a quel nome, non si ricordava niente di lui o di chi veramente era, ma in passato i due avevano combattuto, o meglio ucciso, insieme.

Il colonnello spiegò in poche parole del tradimento del soldato e di come fosse sparito ormai da tempo, riuscendo a rintracciarlo solo dopo mesi.

Il piano era di riportarlo alla base dell'Hydra vivo, ma conoscendo l'abilità del soldato si erano accontentati anche di lui morto. L'importante era eliminare la minaccia, in un modo o nell'altro.

Quando smise di parlare, i tre uomini se ne andarono, Elyse si vestì in fretta ed in modo meccanico uscì dalla cella per poi essere scortata da due uomini fino alla pista di atterraggio, dopo la attendeva la squadra beta.

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