Capitolo diciotto

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(Il capitolò precedente è stato creato grazie alla mia purosangue, che non vuole sbloccarmi su WhatsApp SAAAD)

Jack

È la mattina del 31 dicembre.

Non ho mai visto mia zia così indaffarata bei servizi.

<La casa deve splendere più di un diamante!> continua a dire, mentre spolvera tutto.

Ha provato anche a spolverarmi, ma io l'ho cacciata malamente dalla stanza visto che dormivo.

Ma vabbè.

Stasera Finn e sua madre vengono qui a casa e mia zia deve far vedere che la sua casa è meglio di quella di Obama.

Anche se sappiamo tutto che non è così.

Sospiro, alzandomi dal letto.

Mia zia apre velocemente la porta.

<Ho sentito i tuoi luridi piedi toccare la mia splendida Moquette!> esclama, ed anche io salto dallo spavento.

<Vedi di fare il tuo letto! Mettiti le pantofole o ti amputo quei piedi!> urla, per poi chiudere la porta.

È assatanata, mi fa paura.

Faccio il mio letto, per poi sistemare il pupazzo di Finn su di esso.

Sorrido, per poi mettermi il bracciale che si trova sul comodino a fianco al letto.

<Jaaack, scendi e aiutami a cucinareeee!> urla mia zia dal piano di sotto.

Scendo le scale, per po non chiedermi che ore sono.

Guardo l'orologio appena arrivo in cucina.

<MA SONO LE DIECI! CAZZO CUCINI PER STASERA!?> le domando

<Perché sì Jack, invece di lamentarti sempre, vedi di andare a comprarmi qualcosa al supermercato!Ora!>mi passa un foglio.

<Ma sto in pigiama!> dico.

<Tanto fai schifo lo stesso> dice, ed io la guardo male.

<Grazie eh! Vado un attimo a prepararmi e poi torno!> le urlo, per poi andare in camera mia.

Dopo aver preso i vestiti, corro in bagno e mi lavo velocemente.

<MUOVITI! MICA DEVI ANDARE A FARE IL MODELLO DA VERSACE! DEVI ANDARE UN ATTIMO AL SUPERMERCATO!> urla ancora mia zia, ed io vorrei tanto mandarla a fare in culo.

Ma sono un ragazzo educato.

E sicuramente il dito medio me lo infilerebbe nel culo.

Quindi meglio di no.

<Arrivo> dico, scendendo velocemente le scale.

<Vai, ciao> mi saluta lei, mentre mette qualcosa nella pentola.

Ho paura che ci avveleni.

Non dico di voler avere cibo da un ristorante a cinque stelle, ma almeno voglio che stia commestibile.

Prendi i soldi e il fogliettino che mi ha lasciato sul tavolo e decido di avviarmi a piedi.

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