Capitolo ventotto

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Jack

<Jack, siamo arrivati> la voce di mia madre mi sveglia e così apro piano gli occhi.

<non era un sogno, me ne sono andato davvero> borbotto senza farmi sentire da lei.

<Scendi ora, tuo padre sta portando le scatole dentro.> dice, ed io annuisco, per poi sbadigliare.

Esco dalla macchina e mi stiracchio.

<Eccomi qui inutile e ordinaria vita.> dico, appena mia madre si allontana un po' da me.

<Hai detto qualcosa Jack?> domanda, ed io alzo le spalle.

Appena entrati, mi guardo intorno.

Solita casa da ricconi, ma non bella quanto la casa della mia zietta.

Già mi mancano.

<Jack, dobbiamo parlare> dice mio padre, scendendo le scale.

<Mh, okay.> dico e andiamo in salotto.

Appena seduti sul divano mio padre inizia.

<Chi era quello?> domanda secco e mi guarda con un sguardo freddo.

<Il mio fidanzato...> mormoro, guardandolo negli occhi.

Non abbasso lo sguardo, io non mi vergogno di Finn.

<E quando me lo volevi dire?> domanda lui, poggiando le braccia sulle ginocchia e stringendo i pugni.

Mia madre porta una mano sulla sua spalla, accarezzandogliela.

<Non volevo dirvelo a telefono...> dico, ed è vero.

Non volevo che i miei lo sapessero in quel modo.

<Ti piace il cazzo Jack! Quando cazzo me lo volevo dire!?> dice, ed io abbasso lo sguardo.

<Calmati amore, è comunque nostro figlio...> mormora mia madre.

<Il mio unico figlio è gay. Come potrai mai portare avanti  il cognome Grazer  fidanzandoti con quello!> dice, ed io alzo lo sguardo guardandolo male.

<Quello ha un nome!> dico e mio padre si alza, parandosi davanti a me.

<Non me ne frega come cazzo si chiama, tu con quello non ci parli più! È stato lui a cambiarti, ne sono certo. Tu prima eri normale.> dice, per poi andarsene in camera e sbattere la porta.

<Scusa Jack...> dice mia madre, per poi andare da lui.

<Vai certo, vai da quel coglione di tuo marito.> mormoro con voce rotta.

Mi alzo di scatto, prendo le chiavi di casa che si trovano sul tavolo e esco velocemente senza preoccuparmi di loro due.

Le lacrime scorrono, la gente mi guarda, ed io me ne frego.

Cammino velocemente, cercando di non pensarci.

Ma è impossibile.

Il mio stesso padre non mi accetta, come cazzo posso non pensarci?.

Mi siedo su una panchina, portandomi le mani in faccia.

Neanche un minuto che sono arrivato e già la mia vita fa schifo.

<Hey, amico, stai bene?> domanda una voce, ed io alzo lentamente lo sguardo.

The Sun And The Moon.||Fack||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora