I giorni passavano tutti uguali, monotoni, tristi, desolanti.
L'autunno era arrivato, anche se in ritardo, inondando Londra di pioggia e coprendola con la nebbia ogni mattina, facendo penetrare l'umidità fino alle ossa.
Harry non vedeva Louis dal giorno della morte di James: era successo in un giorno di inizio novembre, e ormai erano a metà mese. La sua vita continuava a ritmo serrato, con scuola, golf e feste alla sera, con suo padre che gli faceva pressione per uscire con Elisabeth, e lui che avrebbe voluto urlargli in faccia che era già innamorato... Senza speranze, si, ma innamorato.
Il riccio si teneva tutto dentro, e il sentimento più forte era la paura: paura che non avrebbe più rivisto Louis, certo, ma anche del fatto che, con le continue piogge ed il freddo pungente, ad altri bambini sarebbe toccata la fine del piccolo James.
Fu proprio il terrore per la sorte di quei bambini che gli aveva fatto prendere una decisione, facendolo uscire di casa, salire in limousine e andare più veloce che poté fino al medico più vicino.
Quando arrivò alla clinica, superò senza troppi complimenti i pazienti in coda ed entrò come una furia nello studio medico:"Dottor Bruce, le devo parlare" disse imperioso, a tal punto che l'uomo, preoccupato che fosse successo qualcosa al signore o alla signora Styles, cacciò dalla stanza l'anziana paziente (che se ne andò strillando:"Screanzato, le farò causa certamente! Non c'è più rispetto!"), e fece cenno al ragazzo di sedersi:"Signorino Styles, a cosa devo tanta furia? È forse successo qualcosa ai suoi genitori?" Harry sbuffò:"Non mi dia del lei, che potrei essere suo figlio, e mi stia ad ascoltare bene"; il medico annuì e ascoltò il ragazzo che, con estrema serietà, gli spiegò la sua idea, poi lo interruppe:"Ma signor.. Voglio dire, Harry! Saranno centinaia! Hai una vaga idea del costo?! E dei medici che serviranno?!"
Harry si alzò in piedi e avvicinò il volto a quello del medico:"Ho la faccia di uno che ha problemi di denaro? -l'uomo scosse la testa deciso- ecco, perciò recuperi tutti i medici che trova, e gli assicuri che verranno pagati a dovere" il medico annuì e si sistemò gli occhiali sul viso:"All'incirca quanti devo ordinarne?" "Non ne ho idea, più di cento... Anche se avanzeranno non importa, devono essercene per tutti" disse Harry deciso, poi salutò ed uscì dalla sala.
*
Louis non capiva cosa stesse succedendo; quella mattina risuonavano sirene da tutte le parti per il quartiere, e la gente era piombata nel panico: la polizia non era mai venuta li, cosa volevano tutto d'un tratto? L'atmosfera si era notevolmente rilassata quando si era capito che a suonare non erano le auto dei gendarmi, ma bensì ambulanze.
Erano arrivate al mattino, ed una schiera che pareva infinita di medici aveva iniziato a girare per il quartiere armati di valigette, entrando nelle case e nei vicoli ed uscendone acclamati come degli eroi dalle donne.
Quando uno di quei dottori bussò alla baracca di Louis e Niall, si trovò faccia a faccia con un ragazzo moro piuttosto scorbutico, che gli rispose con un poco cordiale:"'cazzo vuoi?!", per poi essere spostato di lato da un biondino che, con calma, chiese di spiegargli cosa volessero da loro; il medico iniziò a spiegare la situazione, e Louis ascoltò allibito:"Abbiamo ricevuto una cospicua donazione per vaccinare tutti i bambini del quartiere -disse pacatamente- devo sapere se qui ne abitano..." Louis si fiondò contro il dottore, che si spaventò a morte:"Chi? -disse agitato- chi?" "C-chi, cosa?" Chiese terrorizzato il dottore:"Chi ha fatto la donazione -disse lui- chi è stato? Voglio nome e cognome" l'uomo scosse la testa:"Ce lo stanno chiedendo tutti, sebbene con tono più riconoscente del tuo, ma nessuno di noi lo sa... È stato un anonimo, qualcuno con parecchi soldi, in ogni caso"; Louis rimase pietrificato: un anonimo, pieno di soldi, che paga dei vaccini per i bambini di un quartiere che tutti i ricchi odiano... Tutti, tranne uno.
Louis spalancò gli occhi e si appoggiò alla parete di lamiera, quasi tremando, stringendo i pugni sui jeans logori, e guardò Niall:"Io... Io devo andare via, biondo... Ci pensi tu?" L'irlandese annuì e si girò verso il dottore:"15 bambini, di la" disse indicando un punto del vicolo e incamminandosi davanti all'uomo, mentre Louis iniziò ad avviarsi verso la parte opposta, prima con calma e poi correndo.
*
"Tu riesci a capire cosa sta succedendo a Harry, Lee?" chiese Zayn, ma l'altro scosse la testa.
I due ragazzi erano in camera di Liam, che stava seduto sul letto con la testa del suo ragazzo appoggiata sulle gambe; si erano accorti che il loro migliore amico non era più lo stesso di prima, ma non riuscivano a capire il perché.
Oltre al fatto che fosse diventato improvvisamente serio e taciturno, Harry non sembrava aver minimamente notato che qualcosa nei suoi due migliori amici era cambiato; Liam non era più costantemente frustrato, e Zayn non sembrava entrare in panico ogni volta che l'altro ragazzo lo toccava, come succedeva spesso e volentieri prima, e nemmeno si era accorto che, sulla strada che dalla scuola portava al parcheggio delle limousine, i due camminavano sempre per mano.
I due ragazzi erano seriamente preoccupati, soprattutto per il fatto che non avevano la minima idea di cosa fosse successo il giorno in cui il ragazzo era scappato dal campo di golf; l'unica cosa che avevano notato, era che Harry si mostrava molto meno tollerante agli insulti come "frocio", "finocchio" e "gay del cazzo" che venivano rivolti a loro due, dato che il resto del mondo si era accorto della loro relazione.
"È il tuo migliore amico da anni, pensavo lo sapessi tu!" Disse Liam alzando le spalle e accarezzando i capelli all'altro ragazzo, che sospirò:"Non mi parla Lee, l'hai visto anche tu... Non riesco a capire, non mi piace vederlo così..." Liam guardò verso di lui:"Non piace neanche a me Zayn, ma finché non parla..." Zayn annuì e si sistemò meglio sulle gambe del suo ragazzo: odiava vedere Harry così, perché anche se era innamorato perso di Liam, il suo amico riccio era stato la sua prima, grande cotta, e non riusciva ancora a fare a meno di provare l'impulso di baciarlo quando si mordeva le labbra; Liam l'aveva notato e, nonostante gli dispiacesse sul serio vedere Harry ridotto in quel modo, provava un moto di felicità ogni volta che l'amico smetteva di parlargli, o si allontanava da loro. Era geloso, non poteva farci niente, aveva una paura fottuta che potesse un giorno portargli via il ragazzo che amava.
Perso in questi pensieri, Liam fu colto dal panico di perdere Zayn e, dopo essersi chinato su di lui, iniziò a baciarlo, come a ribadire che lui fosse suo, e che non dovevano portarglielo via. Dal canto suo Zayn, pur non sapendo il ragionamento che c'era dietro a quel bacio, si alzò dalle gambe del ragazzo e ricambiò il bacio, facendo sdraiare Liam sul letto e infilando le mani sotto la sua maglietta; il ragazzo fece altrettanto e sfilò la maglia all'altro, senza smettere di baciarlo se non per il tempo necessario a far passare la maglietta sopra il suo volto.
Pochi istanti dopo si ritrovarono entrambi in boxer, abbracciati sul letto ed intenti a baciarsi, e solo allora Liam sembrò accorgersi realmente di quello che stava succedendo; si staccò improvvisamente da Zayn e lo fissò negli occhi:"Scusa... -disse piano- io non..." Il ragazzo sorrise e lo strinse a sé:"È tutto ok Lee, non importa -disse sorridendo- però non fare quella faccia!" Disse, notando che il ragazzo aveva le lacrime agli occhi; Zayn lo strinse a sé e gli accarezzò i capelli:"Stai tranquillo piccolo" gli sussurrò mentre Liam, cercando di non piangere, si raggomitolò contro il suo petto, lasciandosi coccolare.
*
Harry tornò dal bagno con solo un asciugamano legato in vita, i ricci ancora bagnati gli ricadevano sulla fronte, facendo cadere gocce d'acqua sul suo viso e sul petto; rabbrividì per colpa dell'aria gelata che entrava da fuori dato che, stupidamente, non aveva chiuso la finestra.
Il ragazzo si tolse l'asciugamano da intorno i fianchi, lo usò per sfregarsi i capelli e lo lanciò sul letto, poi finalmente si decise a vestirsi; prese un paio di boxer dal cassetto e dei pantaloni, poi aprì l'armadio per mettere la camicia del pigiama e la vide: una maglietta nera a maniche corte giaceva appallottolata sul fondo del suo guardaroba, piccola ed insignificante rispetto all'enorme quantità di giacche e camice che vi erano appese.
Harry indugiò per un istante, poi si abbassò, la raccolse e la indossò, per poi tornare verso il letto e lanciarvisi sopra:"Hei! Quella è mia!" disse qualcuno. A Harry per poco non venne un infarto: saltò seduto e si guardò intorno, profondamente convinto di essersi sognato la voce che aveva appena sentito e, per non correre il rischio di ammalarsi seriamente, si decise ad andare a chiudere la finestra.
Quando arrivò davanti alla vetrata, rischiò seriamente che gli venisse un attacco cardiaco: un ragazzo stava seduto sul davanzale, coperto dalle tende di velluto rosso, e lo guardava sorridendo strafottente:"Dico sul serio damerino, quella -disse indicando la maglietta- è mia!"; Harry fece un salto indietro e per poco non gridò:"L-Louis, ma che..." Si bloccò a metà frase quando realizzò quello che aveva appena fatto in quella stanza:"Un momento, da quanto tempo sei li sopra?!" Louis ghignò:"Una mezz'oretta circa... A proposito hai un gran bel cul.." "Zitto! -lo interruppe Harry, arrossendo violentemente- cosa ci fai qua?"; Louis saltò giù dal davanzale e iniziò a girare per la stanza:"Facevo quattro passi, e ho pensato di passare..." Disse guardandosi in giro.
Harry alzò gli occhi al cielo: prima lo odiava a morte, e ora faceva del sarcasmo... Che razza di problemi mentali aveva quel ragazzo?! Il riccio andò a chiudere a chiave la sua stanza, poi parlò di nuovo:"Mi vuoi dire perché ti sei infiltrato in camera mia oppure no?" Louis non si girò nemmeno dalla sua parte, ma iniziò ad esaminare con eccessivo interesse gli oggetti appoggiati sulla mensola:"È successa una cosa strana nel mio quartiere oggi -disse prendendo in mano una foto e sorridendo- ma non mi dire, eri biondo?" "Louis, potresti gentilmente dirmi cosa cazzo ci fai in casa mia, invece che deviare continuamente il discorso?" Disse Harry nervoso; Louis lo guardò:"Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, damerino, te lo stavo dicendo" Harry sbuffò e si sedette sul letto, passandosi una mano tra i ricci ancora umidi, e aspettò che l'altro ricominciasse a parlare:"Dicevo.. È successo qualcosa di strano nel mio quartiere oggi -disse rimettendo a posto la foto e iniziando a giocare con un soprammobile a forma di gatto- dal nulla sono spuntati un sacco di dottori, e hanno iniziato a vaccinare tutti i bambini.." Harry girò la testa verso di lui ma rimase zitto, fissandolo mentre giocava con il gatto di legno:"E la cosa buffa è che lo facevano senza nemmeno sapere chi li pagasse per farlo... Assurdo, no?" Harry annuì:"uhm? Oh si, assurdo, certo...".
Louis appoggiò sulla mensola il soprammobile e ricominciò a camminare per la stanza:"Mi hanno solo detto che un riccone del tuo quartiere ha fatto una gran bella donazione... Magari tu ne sai qualcosa..." Harry scosse la testa deciso, schizzando d'acqua la parete accanto al letto, poi guardò dalla parte opposta rispetto a dove stava Louis e parlò:"Il quartiere è pieno di filantropi, potrebbe essere stato chiunque..." Disse, poi rigirò la testa e si trovò davanti la faccia di Louis, intento a fissarlo:"Mi credi davvero così scemo, damerino? -disse fissandolo negli occhi- così ritardato da non capire che sei stato tu?" Harry aprì e chiuse la bocca un paio di volte poi balbettò un:"I-io? N-no, non ho f-fatto niente io..." Louis gli mise una mano sulla bocca:"Zitto, non dire niente -Harry mugugnò qualcosa- ho detto zitto" disse deciso, poi tolse la mano e lo baciò.
Harry rimase fermo come un perfetto idiota, e Louis si staccò:"Sembra di baciare un muro, riccio..." Disse ironico; l'altro ragazzo arrossì di botto, poi si sporse verso di lui e iniziò a baciarlo, tirandolo sul letto insieme a sé.
Louis sorrise soddisfatto e lo lasciò fare, ritrovandosi sdraiato su di lui, continuando a baciarlo; Harry lo strinse a sé e chiuse gli occhi, Louis iniziò ad accarezzargli i ricci, poi si divisero.
Louis rotolò giù dal ragazzo e lo guardò sorridendo:"Mica male, eh?"; Harry, sempre rosso in volto, scosse la testa:"No, proprio per niente..." Disse, poi si tirò su seduto e guardò fuori:"È buio pesto..." Disse con indifferenza, come se accanto a lui ci fosse sdraiato il suo vicino di casa durante un incontro fortuito, e non il ragazzo che aveva appena finito di baciare per la seconda volta, e questo fece scoppiare a ridere Louis:"Non trovi niente di meglio da dire, in una situazione come questa?" Harry lo guardò: ne aveva di cose da dire, ma non sapeva da dove iniziare... Voleva scusarsi per essere scomparso, dirgli che lui gli piaceva un sacco, che era pronto ad andare contro alla sua famiglia per stare con lui, ma se ne uscì con un pacato:"Non voglio che vai via, non ora.."; Louis si mise seduto e avvicinò la faccia alla sua:"Perché ci siamo appena baciati o perché hai paura che mi succeda qualcosa?" "T-tutti e due -balbettò Harry- puoi rimanere qui, se vuoi".
Louis non se lo fece ripetere due volte: si levò le scarpe con un calcio, poi si alzò in piedi e si levò i jeans consumati, rimanendo in boxer; quando ebbe finito di spogliarsi davanti agli occhi di un imbambolatissimo Harry Styles, si lanciò sul letto e allargò le braccia:"Vieni qui" disse indicando con un cenno della testa lo spazio accanto a sé.
Harry gattonò fino a lui e si sdraiò al suo fianco e, incurante del fatto di essere ancora completamente vestito, si addormentò sorridendo, stretto al ragazzo di cui era innamorato.
*
Niall camminava nella notte, sotto la pioggia, con solo una felpa (ormai zuppa) addosso; tremava dal freddo e non riusciva ad orientarsi, a causa della stanchezza e del fatto che fosse finito in un quartiere a lui sconosciuto: quello ricco.
Era andato via non appena i bambini erano stati tutti vaccinati, per capire dove fosse finito quello scemo di Louis, ed era andato spedito nel quartiere dei ricchi, sicuro che l'amico avesse fatto due più due e fosse andato a cercare Harry.
Ora però era da solo, di notte, sotto la pioggia torrenziale, e di Louis non c'era traccia; stava camminando lungo il marciapiede quando una grande limousine spuntata da chissà dove passò accanto a lui, centrando in pieno una pozzanghera e inzuppandolo da capo a piedi più di quanto già non fosse; il biondo imprecò contro l'autista, sicuro che l'avesse visto ma che ne fosse fregato in pieno, quando l'auto si fermò e ne scese una figura femminile che, dopo che il maggiordomo le aprì l'ombrello, corse verso di lui:"Ehi, stai bene?"; se stava bene? Era bagnato fradicio, stanco morto, mezzo congelato e ora era stato pure lavato ulteriormente da una cazzutissima macchina extralarge:"Ho l'aria di uno che sta bene?!" Disse a metà tra lo scorbutico e il disperato.
La ragazza si avvicinò e gli diede un rapido sguardo:"Sali in macchina, ti do qualcosa di asciutto a casa mia"disse, poi gli girò le spalle e si diresse verso la limousine; Niall rimase con la bocca semi aperta sotto la pioggia, finché il maggiordomo non tornò indietro e, probabilmente su ordine della ragazza, lo prese per un braccio, trascinandolo in macchina.
Niall osservò la ragazza: bionda, occhi azzurri, molto carina, vestita elegantissima, probabilmente di ritorno da qualche ricevimento; lei tirò fuori uno specchietto dalla minuscola borsetta che teneva sulle gambe e si controllò:"Stupida pioggia, ho dei capelli orrendi" disse più a sé stessa che a qualcuno in particolare, poi, prima che uno dei due potesse dire qualcosa, l'auto entrò in un cancello e si fermò davanti ad una villa enorme.
La ragazza scese con il maggiordomo, facendo segno al biondo di seguirla, poi entrò in casa e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno in giro, portò il ragazzo nella sua stanza.
Niall rimase in piedi sulla porta, mentre lei frugava nell'armadio:"Ho dei vestiti di mio fratello da qualche parte... Li tengo sempre, in caso torni indietro, un giorno.. Sai, lui è in America ora!" Disse, poi si girò con in mano dei jeans e una maglietta; li passò al biondo, che aspettò che si girasse dall'altra parte e poi si cambiò.
Quando ebbe finito, la ragazza tornò a parlargli:"I miei non devono sapere che sei qui, chiaro? Quindi non muoverti mai dalla mia stanza... Sei uno del quartiere basso, vero?" Niall annuì:"Si, vengo da li..." "Non ti chiedo nemmeno cosa ci fai qua... In ogni caso, puoi dormire sul divano...-si interruppe- come hai detto che ti chiami?" Il ragazzo la guardò storto:"Non l'ho detto... Mi chiamo Niall" "Niall come?" Chiese lei:"Niall e basta, non ho un cognome, non ho mai conosciuto i miei.." La ragazza sembrò quasi dispiaciuta, poi tese la mano:"Beh, Niall e basta, tanto piacere. Io sono Elisabeth, Elisabeth Goosman".
*
La luce filtrava dalla finestra, passando dallo spiraglio che c'era tra le due tende che, dopo gli avvenimenti della sera precedente, nessuno aveva chiuso.
Harry si svegliò disturbato dal raggio di sole che, seppure molto flebile, batteva insistentemente sul suo viso; aprì gli occhi e si girò su un lato, trovandosi faccia a faccia con Louis, ancora addormentato; Harry sorrise e rimase a guardarlo: i capelli ancora più scompigliati del solito, la bocca semi aperta, il braccio piegato sotto alla testa... Tutto, ogni singola cosa di lui, era dannatamente perfetta.
Il ragazzo iniziò ad accarezzargli i capelli, indeciso tra il continuare a guardarlo mentre dormiva o svegliarlo, quando qualcuno tentò di aprire la porta che, fortunatamente, aveva chiuso a chiave la sera. Harry saltò giù dal letto e accostò l'orecchio al legno:"Chi è?" "Signorino Harry -disse la voce di Adam dall'altro lato- come mai ha chiuso la porta? Ero venuto a svegliarla.." "Non ce n'è bisogno Adam, grazie, come vedi sono già in piedi... E la porta è chiusa da ieri sera, mi sono cambiato dopo la doccia e ho dimenticato di riaprirla..." Il maggiordomo parve soddisfatto:"La colazione è pronta, quando vuole scendere" Harry annuì, senza pensare che l'altro non poteva vederlo, poi rispose:"Non vado a scuola oggi Adam, non sto bene... Devo aver preso freddo ieri sera, grazie comunque" disse, poi simulò un colpo di tosse e tornò verso il letto.
Quando si sdraiò si accorse che Louis si era svegliato, e lo stava fissando:"Hai passato con me una sola notte e ti ho già deviato a tal punto da marinare la scuola?" Harry arrossì:"No, è che io... Se tu puoi... E se ti va... Volevo.." Louis alzò gli occhi al cielo:"Riesci a dire una frase senza giri di parole? È mattino presto, sono lento a connettere..." "S-si... Io volevo.. -Harry fece un respiro profondo- volevo stare con te" disse tutto d'un fiato, poi sorrise imbarazzato.
Louis allungò un braccio e lo tirò a sé:"Cancellerò i miei impegni -disse nel suo orecchio- a patto che mi fai fare colazione, muoio di fame"; Harry sorrise, poi si alzò, aprì la porta e mise la testa fuori:"Adam! -disse quasi gridando- mi porteresti la colazione in stanza?" Dal piano di sotto si udì un flebile:"Subito, signorino" e nemmeno 5 minuti dopo Harry uscì in corridoio, e rientrò con un vassoio tra le mani:"La colazione, signore" disse scherzoso, e Louis lo guardò storto:"Tanto per cominciare sarei signorino, ed inoltre lascio a te il privilegio di essere chiamato così"disse, per poi lanciarsi sul vassoio che Harry aveva appena depositato sul letto.
Quando ebbe finito di divorare anche l'ultima briciola (lasciando a Harry solo due sorsi di latte e un morso di brioche), Louis sorrise soddisfatto e, non appena l'altro ragazzo si risedette sul letto, gli saltò addosso senza troppi giri di parole.
Harry si ritrovò schiacciato da un Louis in boxer che lo guardava con una faccia che sembrava promettere di tutto, tranne che una chiacchierata tra amici; Louis iniziò a baciarlo, e sta volta Harry rispose subito al bacio, senza pensare a quanto fosse sbagliato, o a quello che sarebbe potuto succedere dopo.
Louis si riprese la sua maglietta, lasciando il ragazzo a petto nudo sotto di lui, e Harry pensò bene di rendergli il favore; il riccio gli accarezzò la schiena, e lo sentì rabbrividire e sorridere sulle sue labbra, sentì la sua mano scivolare lungo il suo fianco, fino ai pantaloni, lo sentì imprecare contro il bottone che non si slacciava e contro:"Quei dannati pantaloni stretti" che aveva addosso, per poi ridacchiare soddisfatto dopo averglieli sfilati.
La mano di Louis finì tra i ricci di Harry, mentre le sue facevano scivolare i boxer lungo le gambe del ragazzo.
Le loro lingue si intrecciarono, le gambe di Harry si strinsero attorno ai fianchi di Louis, che iniziò a baciarlo sul collo, ad accarezzarlo lungo le gambe, ormai prive anche esse dell'ostacolo dei boxer.
Harry strinse i denti, sentendo molto più male di quel che aveva pensato, e si aggrappò con le unghie alla sua schiena; Louis face una specie di rantolo per il dolore dei graffi, ma non disse niente, e continuò, finché Harry non allentò la presa e tornò a baciarlo.
E in quel momento, mentre facevano l'amore, Harry capì di non aver bisogno di nient'altro al mondo; tutto quello che gli serviva era averlo li, sentire i loro corpi a contatto, il suo respiro affannato nell'orecchio, le sue labbra che premevano sulle proprie... Tutto quello che gli serviva era Louis.
*
Liam si sentiva davvero una merda per quello che era successo il giorno prima e, nonostante Zayn continuasse a dirgli di non preoccuparsi, il suo umore non migliorava.
Non capiva cose gli fosse successo: aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad aspettare solo quel momento, quello in cui Zayn sarebbe stato suo, e ora che lo era aveva avuto paura ad andare a letto con lui.
Si, perché la pura verità è che aveva una fottuta paura ad affidare la sua vita nelle mani del ragazzo che amava; aveva paura che Zayn stesse con lui per ripiego, avesse scelto lui perché non aveva nessuna possibilità di avere Harry, e paura che un giorno il loro amico riccio glielo avrebbe portato via.
Se Zayn avesse saputo tutte quelle cose, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere e poi l'avrebbe sbattuto al muro, baciandolo come non aveva mai fatto prima, ma purtroppo lui non sapeva niente.
Sapeva solo che il suo ragazzo, l'unico che amava veramente, era di umore nero senza un motivo particolarmente sensato.
Quando quella mattina Harry non arrivò a scuola, Liam si sentì egoisticamente felice, perché finalmente Zayn avrebbe avuto occhi solo per lui, e non per le labbra del loro amico.
Ma Zayn non si presentò in prima ora, e nemmeno in seconda, e quando finalmente, al termine della terza ora, si decise a farsi vivo, Liam per poco non cadde lungo disteso sul pavimento: il suo ragazzo aveva un labbro rotto ed un occhio completamente nero.
Liam si lanciò verso di lui, preoccupato come se fosse suo figlio, lo strinse forte e gli osservò la faccia:"Cosa ti è successo?" Chiese; Zayn fece spallucce e tentò di scherzare:"Ero troppo bello, e ho pensato di imbruttirmi un po'... Ti piaccio lo stesso?" Liam lo guardò malissimo:"Ti hanno distrutto la faccia... E per quanto io ti possa trovare comunque dannatamente bello, voglio sapere cosa è successo." Disse incrociando le braccia; in tutta risposta, Zayn avvicinò la faccia alla sua:"È tutto ok Lee, davvero... Sono intervenuto a difendere un ragazzino, e le ho prese" sussurrò, poi gli diede un bacio leggero, a causa del dolore al labbro, e lo strinse a sé. Liam odiò la sua debolezza, ma si lasciò baciare e stringere: gli riusciva meglio essere arrabbiato con sé stesso, che esserlo con Zayn.
*
Niall non aveva un'idea precisa di come fosse finito a dormire nel letto invece che sul divano, si ricordava solo che si erano messi a parlare, ma poi aveva un vuoto, probabilmente a causa della stanchezza.
Quello di cui era certo era che doveva andarsene da li, e l'avrebbe fatto di certo, se non fosse per il piccolo dettaglio che la ragazza bionda che l'aveva recuperato la sera prima stava dormendo con la testa sul suo petto.
Quando se ne rese conto Niall divenne di un colore che andava oltre al rosso acceso, a tal punto che se qualcuno l'avesse visto in quel momento avrebbe detto che sarebbe esploso da un momento all'altro; rimase immobile, non avendo idea di cosa fare, considerando che fino a quel giorno aveva diviso un letto solo con Louis, che non era esattamente la stessa cosa.
La ragazza si mosse nel sonno e aprì un occhio, guardò verso Niall e gli sorrise, poi sembrò rendersi conto che non solo stava dormendo su un ragazzo sconosciuto, ma su un ragazzo sconosciuto del quartiere povero, e saltò seduta:"Devi andare via" gli disse senza troppi convenevoli; Niall annuì e si mise seduto a sua volta:"Posso tenere i vestiti?" Chiese, e quando vide che la ragazza annuì scese dal letto:"Come esco senza essere visto?" "Dal cancello sul retro... Riesci a scendere dal balcone?" Niall sembrò valutare bene le sue effettive possibilità di farcela senza rompersi l'osso del collo, poi annuì poco convinto.
Elisabeth gli aprì la finestra e lo seguì sul balcone, e lui iniziò a scendere, utilizzando il tubo della grondaia come appiglio:"Niall" disse all'improvviso la ragazza, quando lui era ormai a metà discesa; il ragazzo si fermó e guardò in alto:"Eh?" "Tornerai a trovarmi, vero?" Chiese lei sorridendo:"Io... -Niall arrossì- si, certo, verrò!" Disse sorridendo e ricominciando a scendere, per poi scavalcare il cancello sul retro ed allontanarsi.
Ogni volta che si girava vedeva la ragazza ancora sul balcone, con addosso la vestaglia, che guardava nella sua direzione; Niall non sarebbe voluto tornare, non dopo aver sentito le farfalle nello stomaco guardandola dormire, ma sarebbe stato difficile starle lontano.
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Different worlds || Larry Stylinson
RandomLondra, anno 2014. Due quartieri diversi, opposti, divieto assoluto di mischiarsi. E se nonostante tutto la vita avesse in serbo un destino diverso da quello che i genitori vogliono per te? Saresti pronto ad accettarlo?