Tra dubbi e vendette

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"Signorino Harry, dovrebbe scendere di sotto... I suoi genitori la aspettano". Harry gemette frustrato, poi biascicò un:"Si Adam, digli che arrivo" e si mise seduto sul letto.

Da quando quell'idiota di Louis aveva avuto la brillante idea di graffitargli il muro dello studio, i suoi genitori (o, per meglio dire, suo padre) non gli lasciavano un attimo di respiro; volevano sapere chi fosse stato, perché, quando, dove, come... E Harry stava seriamente impazzendo. Era stato inutile dirgli che probabilmente era solo uno scherzo, un gioco di qualche idiota che voleva prendersi gioco di lui, perché i due non si arrendevano; e se suo padre rimaneva fermamente convinto che fosse opera di una ragazza, non contemplando nemmeno da lontano l'idea che suo figlio potesse essere gay, sua madre era risultata molto più sveglia, e sebbene Harry avesse capito i suoi pensieri, aveva deciso di non dirle niente.

Appena scese di sotto, suo padre gli indicò la poltrona, e lui si sedette; ormai si era seduto così tante volte su quella stupida cosa, che avrebbero potuto prendervi il calco del suo sedere. Suo padre accavallò le gambe, poi parlò:"Quindi? Ti decidi a parlare?" Harry alzò gli occhi al cielo, e fu abbastanza sicuro che anche sua madre fece lo stesso, poi scrollò le spalle:"Se non lo sapevo ieri, non lo so nemmeno oggi..." Suo padre aprì la bocca per fare una tirata di una buona mezz'ora, e Harry si preparò psicologicamente a sorbirla, fingendosi interessato.
Non appena il sermone finì, Harry si alzò e:"Come dici tu papà -affermò scocciato- ma vorrei che tu smettessi di farmi seguire ogni volta che metto il naso fuori di casa" concluse seccamente, lasciando suo padre ammutolito; evidentemente il signor Styles non aveva minimamente preso in considerazione l'ipotesi che Harry potesse essersi accorto che Malcom lo seguiva ovunque... Dopotutto, era il suo migliore agente! Ed invece suo figlio l'aveva visto eccome, ed il fatto che avesse prestato attenzione ad un simile dettaglio fece insospettire ancora di più suo padre.

Harry sbatté la porta della sua stanza e si buttò a faccia in giù nel letto, soffocando un urlo nel cuscino.
Non ne poteva più, stava impazzendo; voleva andare da Louis, voleva dirgli che era uno stupido idiota, e poi baciarlo fino allo sfinimento, dirgli che lo amava anche lui e che voleva stare con lui, non importavano le conseguenze, non importava niente: importavano solo loro due.
E invece che faceva? Usciva di casa, diretto verso il quartiere povero, poi notava Malcom e cambiava strada, andando al parco, o da Zayn, quando si degnava di aprirgli il cancello, cosa che accadeva sempre più raramente.

                                                                        *

"E così invece?" Elisabeth sistemò nuovamente i capelli al ragazzo, poi scoppiò a ridere:"Ok, no, sembri una ragazza!" Disse riscompigliando i capelli a Niall, che incrociò le braccia:"É solo perché sono lunghi, lasciali stare!" Elisabeth tentò di ribattere qualcosa, ma era troppo impegnata a ridere, e rideva ancora quando la porta di spalancò di botto e:"Che vita di merda".
Louis entrò barcollando e si buttò sul sacco a pelo, rischiando di rompersi almeno quattro o cinque ossa diverse, e tenendo stretta in mano quella che aveva tutta l'aria di essere...:"Lou... Lou dimmi che non é una bottiglia di un qualunque alcolico, ti prego" disse Niall alzandosi in piedi e andando verso il più grande, che aprì un occhio e sorrise:"Sei perspicace cazzo... Vieni qui?" Niall sospirò e si abbassò vicino a lui:"Louis, puzzi di alcool... Avevi smesso, mi avevi promesso che non avresti più bevuto".
Elisabeth si passò una mano tra i capelli e sospirò rassegnata: sapeva quanto fosse importante che Louis non toccasse più alcool, nemmeno una goccia, dato il livello a cui era arrivato e la fatica che aveva fatto per uscirne, ed il fatto che avesse bevuto non era per niente un bel segno. Louis era rimasto muto all'affermazione di Niall, perciò Elisabeth ruppe il silenzio:"É per Harry vero?" A sentire quel nome, Louis si mise seduto di scatto, per poi ricadere sdraiato, avendo evidentemente messo a dura prova il suo senso di equilibrio precario, poi la guardò:"Pensavo sarebbe venuto da me -disse fissando il soffitto di lamiera sopra di lui- pensavo che mi avrebbe perdonato, aveva detto così.. O forse io ero troppo ubriaco e ho capito quello che volevo" disse, poi sghignazzò, ed infine scoppiò proprio a ridere. Questo fu troppo per Niall che, prendendo il coraggio da non si sa dove, gli mollò un pugno in pieno petto, e fu anche abbastanza forte a giudicare dal boccheggiare di Louis nel tentativo di riprendere fiato:"Non me ne frega un cazzo se Harry non ti caga di striscio, ne se ti ha tradito, dimenticato o che cazzo so! -disse urlando ed impegnandosi per non far scendere le lacrime- mi importa solo del fatto che tu sei un fottuto coglione Louis, e stai buttando nel cesso anni e anni di sforzi per sopravvivere, anni di lavoro buttati via per un ragazzo venuto fuori dal nulla! E questo perché non hai le palle di alzarti e dirgli le cose in faccia!" Louis smise di massaggiarsi il petto e si mise piano seduto, per poi fissare Niall dritto negli occhi:"Tu parli a me di avere le palle? Proprio tu, che non hai il coraggio di conoscere i tuoi veri genitori?" Niall sbiancò e strinse i pugni:"Non voglio andare a cercarli..."  "Non c'é bisogno di cercarli biondo, stanno all'inizio del vicolo, sono li ogni fottuto giorno e tu lo sai, ma sei troppo cagasotto per parlarci" concluse alzando le spalle, poi si avvolse nel sacco a pelo e si addormentò. 

                                                                                  *

"ti giuro che è così, Zayn -disse Harry lasciandosi cadere sul letto dell'amico- mi segue ovunque, probabilmente è qui fuori da casa tua..." Zayn alzò un sopracciglio:"Devo chiedere di controllare? Posso farlo mandare via, se vuoi..." Disse, ma Harry si strinse nelle spalle:"Non servirebbe a nulla, mi troverebbe lo stesso".
Malcom era diventato la sua ombra, non lo lasciava un secondo,  e stare a chiacchierare con Zayn era l'unica cosa che lo disraesse; dopo il loro flirt, i due erano tornati amici come prima, anche perchè la mancanza dell'ossessiva presenza di Liam e della sua gelosia rendeva più semplici le cose:"A proposito, Liam?" Chiese Harry, esternando l'ultima parte dei suoi pensieri; Zayn fece spallucce, mise una sigaretta tra le labbra, l'accese e finalmente parlò:"Sta maluccio, credo -disse soffiando fuori il fumo- per colpa di Steph.." il ragazzo si interruppe e si battè una mano sulla fronte:"Ti devo dire una cosa! - disse mettendosi seduto dritto e fissando Harry, che lo guardò perplesso- è una cosa assurda, tipo al limite della follia, e quello sbruffone di Stephan ci è dentro fino al collo... Anzi, riguarda direttamente lui".

                                                                                                 *

Mentre osservava la coppia, indecisa se avvicinarsi o meno, Elisabeth era sicura di avere due certezze: la prima, era che di sicuro stava facendo la cosa giusta, la seconda che questo non avrebbe impedito a Niall di ucciderla e nascondere il suo corpo nel parco.
Dopo qualche interminabile minuto, la ragazza si decise ed andò a passo spedito verso i due:"I signori... -iniziò educata, per poi interrompersi, ricordando che non aveva idea di quale fosse il cognome di Niall- volevo dire... I genitori di Niall?" I due si guardarono, poi la donna spostò lo sguardo su Elisabeth ed annuì quasi impercettibilmente:"Sei un'amica di Niall?"; la ragazza rimase in silenzio, poi optò per un:"Si, qualcosa del genere; devo parlarvi" aggiunse poi seccamente, e vide un'espressione confusa apparire sul volto dei due.

                                                                                                  *

La cena in casa Styles procedeva in modo tranquillo, ma Harry sapeva che non sarebbe durata molto: tempo di arrivare alla frutta, e suo padre avrebbe ricominciato con la solita solfa; per questo Harry decise di trovare un argomento di conversazione alternativo, e la prima cosa che gli saltò in mente fu quello che Zayn gli aveva raccontato quel pomeriggio; così, prima che fosse troppo tardi, intavolò la conversazione:"In che rapporti siete con la famiglia di Stephan?" Chiese osservando i suoi, che lo guardarono dubbiosi:"Rapporti civili -rispose suo padre- ho parlato con suo padre alcune volte, ai ricevimenti" sua madre si lisciò il vestito e lo guardò:"Conosco Ellen, la madre.. è nell'organizzazione per gli eventi di beneficienza, anche se non ne ospita mai in casa sua, il che è egoisticamente strano" disse assumendo un cipiglio piuttosto scocciato.
Harrry lasciò cadere le posate sul tavolo:"Non è ne strano ne egoistico, mamma -disse sicuro di sè- c'è un motivo reale, ed io ne sono a conoscenza" affermò, per poi fare una breve pausa ed iniziare la spiegazione.

                                                                                            *

Niall camminava a spasso svelto di fianco ad Elisabeth, che procedeva spedita verso una meta a lui sconosciuta: gli aveva solamente detto di seguirla, e lui si era stupidamente fidato; così, ora si ritrovava ad inseguire una ragazza ancora troppo estranea al quartiere per sapervici muovere con sicurezza ma che, al contrario delle altre volte, sembrava sapere con certezza la sua meta.
Quando finalmente si fermarono, erano davanti ad una casa semi distrutta, e Niall sbuffò: avevano camminato per interi chilometri per arrivare ad un rudere, che diamine aveva in mente quella ragazza?! Elisabeth notò l'espressione dipinta sul suo volto e sorrise:"Perchè devi per forza guardarmi così? Fidati, per una volta!" Niall sbuffò di nuovo, per poi annuire poco convinto e seguirla all'interno della casa.
Non c'era niente di spettacolare li dentro: un sacco di polvere, vetri rotti, topi, qualche scarafaggio e due persone; un momento, due persone? Niall socchiuse gli occhi per distinguere le due figure immerse nella penombra, ma ogni suo sforzo fu totalmente inutile; si voltò verso Elisabeth per chiederle perchè diamine fossero li e chi fossero quei tizi, ma pima che potesse porgerle le domande, uno dei due parlò:"Niall..." Disse una voce che gli suonò famigliare, una voce che...:"No... no -disse il biondo arretrando di qualche passo- perchè mi hai portato qui?" chiese alla ragazza, che lo guardò seria:"Sono i tuoi genitori Niall, e tu lo sai" "Loro non lo sono... loro... i miei genitori sono morti..." Le rispose lui, ma la voce di prima ricominciò a parlare:"Non siamo morti, Niall, siamo qui, siamo tornati... e se tu ci lasciassi solo una possibilità..." "NO! -la interruppe Niall gridando, la vostra possibilità l'avete avuta, e io non... io non voglio più saperne di voi... e TU! -disse voltandosi verso Elisabeth- non pensavo che mi avresti pugnalato alle spalle così! Devi sparire, chiaro? sparire dalla mia vita" Disse secco, per poi voltarsi ed uscire dalla casa, lasciandosi alle spalle ben tre cuori infranti.

                                                                                      *

"Eppure me l'avevi detto tu.."  sussurrava Louis, guardando il fumo uscire dalle sue labbra ed addensarsi nell'aria sopra di lui; non capiva, non capiva perchè Harry gli avesse detto che sarebbe tornato, ma non l'aveva ancora fatto. Lui si era impegnato, si era ripulito, aveva smesso con l'alcool, aveva ripreso a vivere grazie al piccolo barlume di speranza che Harry, quel pomeriggio in quel sudicio bar, gli aveva ridato.
Ci aveva creduto veramente, Louis, aveva creduto sul serio alle parole del ragazzo, ci aveva creduto così tanto che aveva rischiato ogni cosa, era entrato in casa sua, e gli aveva scritto di amarlo. Chissà, forse quella scritta già non esisteva più, forse l'aveva fatta coprire, così non doveva costantemente vedersela davanti agli occhi; forse, pensò Louis mentre spegneva la sigaretta sul suolo, Harry voleva coprire tutto ciò che riguardava loro due.

                                                                                        *

Toc... Toc... Toc... La pallina da tennis sbatteva contro la parete, rimbalzava e tornava nella mano del ragazzo. Harry stava nel suo studio, la porta chiusa a chiave, da quella chiave che ormai aveva solo lui, che aveva tolto a suo padre per impedirgli di cancellare la scritta; la poltrona nuova stava davanti alla porta, ora, e lui ci era seduto sopra, le gambe tirate contro il petto, il mento sulle ginocchia, un braccio teso per poter lanciare e riprendere la pallina, gli occhi fissi su quella scritta:" TI AMO DAMERINO".
Toc... La pallina colpì la parola "amo"; "Ti amo anche io, Louis -pensava Harry, continuando i suoi lanci- ti amo, e non voglio dimenticarti.. Tornerò.. In un modo o nell'altro tornerò da te". Harry voleva trovare un modo, lo voleva davvero, ma era seguito a vista.. Doveva solo trovare una soluzione, un modo per sfuggire al controllo di Malcom e di suo padre e poi era fatta. Toc... La pallina sbattè contro il muro, ma questa volta non tornò nella mano del ragazzo; rimbalzò alcune volte a terra, poi rotolò fino ai piedi della poltrona e rimase li, immobile; Harry la ignorò, lo sguardo ancora puntato sulla scritta e un'idea che pian piano si faceva largo nella sua testa.

                                                                                                 *


Stephan fissava il citofono da una decina di minuti, ma ancora non si era deciso a suonare; la scritta "Payne" era li, nera su bianco, in quelle belle lettere eleganti, quelle lettere che si leggevano su ogni sito alberghiero, con accanto quelle dannate 5 stelle che un tempo erano vicine al cognome della sua famiglia.
Il ragazzo gettò un'occhiata oltre al cancello, scorgendo l'enorme parco della villa dei Payne: così perfetto, così curato, non un filo d'erba fuori posto; la fontana pulita, con i pesci all'interno, le siepi potate a regola d'arte, il vialetto sgombro da qualunque ramo o foglia caduta da uno delle decine di alberi che adornavano il giardino. Anche a casa sua era così, un tempo, e se tutto era cambiato era solo colpa di quelle 5 stelle nel posto sbagliato.
Stephan strinse i pugni, e si ricordò del motivo per cui era arrivato fin li: il giorno prima, i signori Styles si erano presentati a casa della sua famiglia, e gli avevano offerto aiuti economici; l'umiliazione era caduta un'altra volta sugli Stanford, e sembrava che il golden trio dei quartieri ricchi avesse deciso di prendersela con lui: prima Payne, con la sua dannata famiglia, poi Malik, che non teneva la bocca chiusa, ed infine Styles, che si era divertito a parlarne ai suoi genitori.
Ma i Payne, loro erano la causa di tutto, tutto era partito da loro, e con loro doveva finire; e poi, quello sfigato di Liam si era preso Zayn, e Stephan Stanford puntava segretamente Zayn Malik dalla tenera età di 14 anni; erano anche amici, buoni amici.. Certo, non come lui e Styles, ma uscivano spesso. Zayn non sapeva di lui, ma lui sapeva di Zayn, della sua cotta per Harry, ed era tranquillo perchè Harry Styles era piuttosto etero, e non avrebbe mai ricambiato i sentimenti di Zayn; ma poi era arrivato Payne, e Zayn aveva smesso di frequentarlo.

Stephan strinse così forte i pugni da lasciarsi il segno delle unghie nei palmi, poi alzò un braccio e schiacciò il pulsante accanto al nome "Payne".

Angolo autrice.
Per la prima volta, devo farlo; so che questo capito è più corto dei precedenti, e mi dispiace. Il punto è che i capitoli prima erano già scritti, mentre da questo i poi dovrò scriverli, quinbdi potrà capitare che aggiornerò un po' più lentamente, o che i capitoli risulteranno più corti.
Grazie a tutti voi che leggete

Different worlds || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora