Hunger and fear

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[circa 15 anni prima]

La donna guardò il bambino addormentato sul divano e sentì le lacrime salirgli agli occhi: era un angioletto, con quei capelli biondi, la bocca leggermente aperta e le braccia strette intorno al suo orsacchiotto, su questo non c'erano dubbi, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
Suo marito entrò nella stanza, le diede un bacio sulla guancia e prese in braccio il bambino, che si mosse appena, senza svegliarsi. Uscirono di casa, dalla loro nuova, minuscola casa, e si immersero nelle vie di Londra.

La nebbia avvolgeva ogni cosa, come se volesse nascondere quello che stavano facendo, ma dopotutto nessuno li avrebbe visti: erano le 2 del mattino, nessuno girava a quell'ora, fatta esclusione degli ubriaconi e di qualche prostituta.
Ma loro si, loro erano in giro, e si stringevano l'uno all'altro forse per scaldarsi, forse per farsi coraggio, forse per sentirsi un po' meno bruciare dentro.

Arrivarono davanti al portone dell'edificio: i muri lievemente crepati, alcuni fili d'erba crescevano tra i gradini, una scritta sopra al portone recitava a grandi lettere scarlatte:"ORFANOTROFIO".
L'uomo depositò il bambino davanti al portone, poi estrasse un foglio dalla tasca e lo rilesse un'ultima volta:
"Niall, 5 anni, irlandese. I miei genitori non riescono più a crescermi, abbiate cura di me vi prego".
Lo depose sulle braccia del bambino, poi cambiò idea e lo infilò tra il petto e l'orsacchiotto: almeno non c'era pericolo che volasse via.
La donna trattenne un singhiozzo, poi si inginocchiò vicino al bambino:"Mamma e papà ti amano tanto Niall... Troverai qualcuno migliore di noi... Sei un bambino così bravo, così bello..." Le lacrime rigavano il suo volto e la sua voce si spezzò. Diede un bacio sui capelli al bambino addormentato, poi si alzò, suonò il campanello e si allontanò a passo svelto con il marito.

Quando la direttrice dell'orfanotrofio aprì la porta, i due erano già spariti nella nebbia.
Davanti a lei c'era solo un bambino biondo, accoccolato sulla pietra del minuscolo portico, con un orsetto stretto al petto. Sorrideva, forse stava sognando.
Un bambino moro fece capolino da dietro la gamba della donna e guardò incuriosito il nuovo arrivato:"Chi è?" Chiese curioso.
La donna gli scompigliò i capelli e poi:"Questo -disse abbassandosi a prendere in braccio il piccolo- è il tuo nuovo fratellino, Louis, lo affido a te -rientrò con il bambino tra le braccia- devi averne sempre cura, promesso?"
Louis la guardò, gli occhi azzurri improvvisamente seri, e annuì:"Promesso" disse infine, con quella sincerità che solo i bambini sanno avere.

*

Louis ci ripensava spesso alla sua promessa, e a volte si ritrovava a guardare Niall e pensare a quando lo difendeva dai più grandi nell'orfanotrofio, come quella volta in cui si era addirittura rotto un braccio per proteggerlo, a quando si era preso la colpa delle lenzuola bagnate, a quella volta che, poco dopo essere scappati, aveva iniziato a lavorare per chiunque fosse disposto a prenderlo, pur di raccogliere i soldi e regalare una chitarra di seconda o terza mano al suo amico.

E ora, a due settimane dalla festa di natale, non riusciva a non sentirsi in colpa per come era ridotto Niall.
Aveva le occhiaie, chiaro segno che dormisse poco o niente, e quando non suonava passava ore intere sdraiate sul suo sacco a pelo, a fissare il vuoto.
Quello che Louis non capiva era perché facesse così, dato che non pensava che la storia di Mark lo avesse segnato fino a quel punto, fino al punto di ridursi uno straccio pur di andare contro a se stesso.

*

"Mi hai impedito di fare capodanno con il migliore amico Liam, come puoi dire che non hai niente?!". Zayn stava perdendo la pazienza, la sua voce si stava alzando e la quarta sigaretta dell'ultima mezz'ora bruciava tra le sue dita, con il fumo che andava formando una cappa sul soffitto della stanza, fondendosi con quello delle altre tre che l'avevano preceduta.
Liam stava seduto sul bordo del letto, la testa china, le mani intrecciate, l'unghia del pollice destro che torturava il sinistro, dal quale iniziò ad uscire sangue.

Different worlds || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora