Vite diverse

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Il maggiordomo osservò il tavolo della sala da pranzo ed ammonì un giovane cameriere in piedi accanto a lui:"Ti sembra questo il modo di apparecchiare la tavola?" Disse con tono scocciato; il ragazzo strabuzzò gli occhi, non capendo cosa avesse sbagliato: la tovaglia era quella giusta, le tazze erano ai posti soliti, tutto l'occorrente era messo in modo impeccabile lungo la tavolata... L'uomo scosse la testa:"Il signorino Harry non mangia pane e marmellata la mattina, prende una brioche! Perché diamine questo vasetto -disse sollevando un barattolo di marmellata alle fragole- si trova davanti al suo posto e non a quello della signora?" Il cameriere sistemò il banale errore, poi torno al suo posto per subire la nuova critica:"La tazza del signor Styles è sbagliata, lui usa quella di ceramica bianca e blu per il caffellatte del mattino, questa è quella del te serale -disse portandosi le mani alle tempie- e la teiera si porta solo quando la signora entra nella sala, lo sai che vuole il te bollente!"; il ragazzo, sempre più basito, mise in ordine ogni cosa e poi si ritirò in cucina: erano tre giorni che lavorava lì dentro, e quelle abitudini lo angosciavano non poco, dato che ogni minima leggerezza poteva costare il licenziamento.

Il maggiordomo controllò per un'ultima volta che il tavolo fosse perfetto, poi uscì dalla sala e salì al secondo piano dell'enorme villa, per poi dirigersi verso l'ala est, dove c'era la stanza del signorino. Entrò aprendo piano la porta, poi si avvicinò alla finestra e tirò la tenda di velluto rosso: la luce del sole invase la stanza, illuminandola tutta nonostante la sua immensità; un letto matrimoniale a baldacchino venne inondato dalla luce, e il ragazzo che si trovava al suo interno ficcò la testa sotto al cuscino, scocciato:"Adam -disse con voce tra l'insonnolito e il seccato- ti ho già detto mille volte di non svegliarmi così bruscamente!" l'uomo fece un piccolo inchino:"Chiedo scusa, signorino Harry, ma lei sa bene che se non uso questo metodo lei non si alza"; il ragazzo si mise seduto sul letto e si stropicciò gli occhi:"Il mio bagno?" Disse annoiato :"Marie l'ha preparato, signorino, e anche la colazione è pronta..." Il ragazzo si alzò dal letto, infilò le pantofole, la vestaglia e si diresse verso il suo bagno personale:"Ah signorino! -Disse Adam dalla stanza- suo padre mi ha avvertito di dirle di togliere le cose che ha appeso nel suo studio... Dice che non vuole niente sulle pareti, è poco di classe,secondo lui" il ragazzo sbottò qualcosa tipo:"Ma se è il mio studio..." Poi annuì e scomparve nel corridoio. Appena uscì dalla vasca, Harry si infilò l'accappatoio ed andò in camera per mettere la divisa scolastica: scarpe di vernice, pantaloni eleganti, camicia bianca, cravatta a scelta e giacca.. Ovviamente tutto rigorosamente nero, o al limite blu scuro.

Quando scese di sotto trovò suo padre intento a leggere il giornale del mattino, mentre beveva il suo caffellatte; il ragazzo si sedette e aspettò che la cameriera gli versasse il latte e vi mettesse il cacao, poi iniziò a mangiare la sua brioche, mescolando con l'altra mano il contenuto della tazza; suo padre lo guardò da sopra il giornale:"Edward-disse suo padre- Adam ti ha riferito ciò che ho detto a proposito delle foto?" Harry annuì: odiava che suo padre lo chiamasse così...Nessuno lo faceva, era il suo secondo nome, eppure a suo parere:"Harry era un nome poco elegante".. Quando mai glielo avevano dato! "Si papà -disse educato- ma penso che nel mio studio io possa attaccare quello che voglio, non credi?" Suo padre abbassò il giornale e lo guardò allibito:" No, non credo figliolo... E ne avevamo già parlato quando avevi appeso in camera tua la gigantografia della foto di classe -scosse la testa- si rovinano i muri, tanto per cominciare, ed è decisamente poco elegante" Harry sbuffò: il suo nome era poco elegante, le foto sulle pareti erano poco eleganti, cantare era poco elegante, mangiare cibo da fastfood era poco elegante... Ogni cosa che rasentava la normalità era poco elegante, a parere dei suoi genitori.

A Harry Edward Styles piaceva la sua vita, su questo non c'erano dubbi; otteneva sempre tutto (o quasi) quello che voleva, aveva un sacco di gente al suo servizio, andava in una scuola rinomata in cui a dirla tutta non si faceva mai quasi niente e aveva degli amici con cui uscire ogni giorno; il problema era più che altro suo padre, che sembrava ritenere indegna almeno la metà delle cose che potevano sembrare vagamente divertenti... E così Harry suonava il piano invece della chitarra, studiava diritto invece di canto, andava a vedere opere liriche a teatro invece che concerti negli stadi. La sua vita era perfetta, eppure aveva sempre un vuoto dentro, e aveva deciso di colmarlo sbattendo in faccia agli altri (non i suoi amici, o no, a quelli poveri o che gli stavano antipatici) la sua fortuna.

Different worlds || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora