CAPITOLO 8 - AVETE PAURA?

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Ero sempre stata io il vero problema, e lo sapevo perfettamente. Ero una di quelle che ascolta tutto e non dice quasi niente. Una che fatica ad iniziare una conversazione, che pensa tanto, troppo, e quei pensieri li tiene tutti per sé. La malattia di mia sorella aveva fatto venir fuori più che mai il lato schivo del mio carattere. Mi aveva confermato ciò che avevo sempre pensato: nessuno era disposto a faticare per capirmi, né per tenermi. A nessuno importava davvero. E magari neanche io volevo davvero essere capita.

Negli ultimi mesi, però, avevo dovuto fare un passo indietro e riconsiderare questa mia visione drammaticamente pessimista della vita. Persone come Nicole, Emma, Einar e Biondo mi davano una speranza. Così iniziai a parlare sempre di più con loro, raccontando qualcosa di me, ma sempre senza scendere troppo nel particolare.

Di Irama, però, non lo dissi mai a nessuno. Quando l'incazzatura di quella sera fu scemata, l'unico sentimento rimasto fu la delusione. Mi sentivo leggera, svuotata, ma senza sapere bene di cosa.

La danza andava bene soltanto in parte.

"Arianna, io ti posso dire solo una cosa: WOW!" Esclamò il maestro Garrison. Era sabato ed avevo appena finito di ballare l'ultima coreografia che mi aveva assegnato, in cui dovevo essere sexy a livelli epici. Sinceramente era vero, l'avevo eseguita alla perfezione, giocando con l'espressione del volto e sentendomi più provocante che mai. Mi ero lasciata andare, cosa che mi serviva moltissimo in un momento così caotico.

In studio esplose un fragoroso applauso per le parole del maestro, ma fu interrotto da un voce.

"Io volevo dire una cosa, però." Veronica aspettò che il baccano in studio si attenuasse. "Arianna, tutti abbiamo capito ormai che tu sei una bomba, e quando esplodi... beh, wow, davvero." Ringraziai con un sorriso, sapendo che stava per arrivare la critica.

"Ma io ti vorrei vedere diversa, qualche volta. Quando sei entrata ci hai fatto vedere la tua dolcezza e si vede ancora che ce l'hai, ma è come se la nascondessi. Devi mostrare il tuo lato fragile, Arianna, sennò non sarai mai completamente vera."

Aveva ragione, ne ero perfettamente consapevole. Ma come si fa ad essere dolci quando vorremmo invece lanciare una sedia contro un muro?

"Lo so. Apprezzo questa osservazione e so che non riesco ancora a tirar fuori alcuni dei miei sentimenti quando sono sul palco."

"Ma perché allora non lo fai? Hai paura?"

Feci ruotare gli occhi sullo studio attorno a me. Era una domanda scomoda quella, ma venendo in televisione sapevo che mi sarei dovuta mettere in gioco davanti a tutti.

"Non ho paura." Si, invece. "Devo solo riuscire a tirare fuori qualche scheletro dall'armadio." E con questo, me ne tornai a posto.

Il mio umore, già basso, calò ulteriormente dopo quello scambio di battute, e non perché fossi rimasta offesa: ero scocciata e preoccupata dal non essere riuscita a nascondere ai professori come stavo. Quando Maria dette la pubblicità, Einar mi afferrò un polso e piantò i suoi occhi chiari nei miei.

"Ari mi dici cosa c'è?"

Dall'espressione che feci dovette capire che l'idea non mi entusiasmava, quindi insistette, avvicinandosi ancora un po' per non lasciarmi la possibilità di staccare il mio sguardo dal suo e perché fossi l'unica a sentire le sue parole.

"Guarda che si vede che stai male. Lo so che vuoi nasconderlo, ma non puoi andare avanti così. Ti voglio bene, Ari, puoi parlare con me."

Era dolcissimo e gli credevo. "Grazie Einar. Magari più tardi ne parliamo."

Finii di ringraziarlo proprio mentre Maria annunciava che eravamo di nuovo in onda. Dopo qualche scambio di battute con la maestra Celentano, venne annunciato che il confronto seguente sarebbe stato quello tra Irama e Zic.

Quest'ultimo fu il primo a cantare. Scelse un suo inedito, che io non apprezzai: mentre cantava mi sembrava sempre molto più impegnato ad atteggiarsi, piuttosto che a trasmettere il senso di ciò che diceva e questo mi irritava immensamente. Subito dopo, toccò ad Irama, che portò la cover de Le tasche piene di sassi. A differenza del suo sfidante, lui mi suonò sincero in ciò che cantava. Tutti i professori, tranne Giusy Ferreri, si espressero a suo favore, poi arrivò il turno di Paola Turci.

"Irama, tu mi piaci. Lo sai. E in questo pezzo ho sentito un po' della tua storia e della tua verità. Il problema è che è solo un po'. Io voglio scoprirti, Irama, voglio sentire tutto ciò che hai da raccontare, ma sembra che invece sia tu a non voler comunicare tutto. Te l'ho detto anche a lezione dopo aver ascoltato il tuo inedito: si sente il tuo dolore, ma allo stesso tempo è come se tu lo stessi trattenendo e non lo lasciassi andare. Con le tue parole mi pugnali allo stomaco, ma subito dopo ti tiri indietro." Il cantante ascoltò senza proferir parola e alla fine annuì.

"La ringrazio per queste osservazioni, so che devo lavorare su di me e mi impegnerò per riuscire a fare ciò che mi chiede."

Tornò a posto tra gli applausi, senza aggiungere altro, mentre io ero così concentrata su di me, così scossa per chissà cosa, così sotto-sopra, che non mi accorsi che ci avevano detto praticamente la stessa cosa.

La puntata, però, era ancora ben lontana dalla sua fine. Non riuscii a seguire come - il mio cervello era troppo impegnato a farsi i cazzi suoi -, ma nel giro di cinque minuti ci ritrovammo ad assistere ad un'inaspettata sfida tra Einar e Carmen. In palio c'era l'accesso al serale.

Devo ammettere che negli ultimi mesi non avevo mai approfondito più di tanto il rapporto con la cantante siciliana, anche se mi sembrava una persona simpaticissima, sempre solare e dolce. Ma probabilmente era stato proprio questo il problema: eravamo troppo diverse. Comunque, ultimamente mi sembrava migliorata tantissimo nel canto ed iniziava anche a farmi emozionare. Inutile dire che tifavo comunque per Einar ed esultai quando risultò vincitore.

Presi ad applaudire e sorrisi, voltandomi distrattamente verso Irama, che mi sedeva accanto a distanza di un banco. Per un imbarazzate momento mi ritrovai a fissare quegli occhi freddissimi, ma entrambi distogliemmo subito lo sguardo. Ma in che situazione di merda mi ero cacciata?!

Dopo la puntata, continuai a pensare a quello che mi aveva detto la maestra Veronica.

"Tutto apposto?" Era Biondo.

"Più o meno."

"Non vuoi parlarne?" chiese, scoraggiato dalla mia risposta. Dovevo smetterla di essere così scostante. Sbuffai.

"Non lo so! Mi trattengo sempre, ma qualche volta vorrei mettermi a urlare, da quante cose ho da dire."

"E allora fallo!" Io continuavo a stringere la bottiglietta che avevo tra le mani, come se martoriarla fosse il mio unico obbiettivo nella vita.

"Simo, non so come fare. Io sono sempre stata abituata a tenere tutto dentro e ti giuro che non è semplice andare da qualcuno adesso e raccontargli come mi sento. Non so nemmeno se voglio veramente. Io... che coglioni!"

Mentre affondavo la faccia nelle mani, il telefono che mi aveva dato la produzione squillò. Dovevo andare in Sala 3.

Fui raggiunta quasi subito da Veronica. Mi salutò, avvicinò una sedia al punto in cui ero seduta e si sistemò di fronte a me.

"Cosa c'è che non va, Arianna?" Rimasi in silenzio. "Ari, devi dirmelo, sennò non ti posso aiutare. Lo sai che mi piaci come ballerina, ma ti vedo instabile. Emotivamente. E questo si riflette sulla tua danza, tesoro, non può che essere così. Devi metterti in pace con te stessa, oppure sul palco troverai sempre qualcosa che ti rema contro. Non puoi permettertelo a questo punto. Io ti voglio al serale, ma ho bisogno di certezze."

Veronica era una persona splendida e, soprattutto, umana. Mi aveva sempre sostenuta durante tutto il mio percorso e io non avevo nessuna intenzione di deluderla. Solo che non era per nulla semplice in quel momento.

"Lo so, lo so e lo so. Mi sento uno schifo in questi giorni e non so perché. Cioè, sono successe delle cose, e io mi sento tipo annichilita. Non provo nulla, solo rabbia qualche volta."

"Arianna, io non voglio entrare nelle tue questioni personali, ma non puoi stare così. Per ballare, devi sentire qualcosa e non può essere solo rabbia. Fai pace con chiunque o qualsiasi cosa sia successa e dai il meglio dite."

Una storia senza una trama. [IRAMA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora