CAPITOLO 15 - UN RESPIRO

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La diretta di quel sabato passò con una lentezza incredibile.

Einar, che aveva già la maglia verde, fu fatto sedere fin da subito su una panca più in basso, lasciando me e Irama divisi soltanto dal suo posto ormai vuoto. Così, durante l'esibizione degli ospiti PrettyPiuma scivolò accanto a me, occupando il posto di Einar, gesto che mi fece anche abbastanza piacere, finché Maria, conclusa l'esibizione, non lo notò.

"Filippo, hai deciso di rubare l'identità del tuo amico?" All'inizio ci fu un momento in cui Irama e Filippo, il ballerino, si scambiarono degli sguardi perplessi, tentando di capire a chi si stesse rivolgendo Maria. Poi il volto del mio compagno di banco si illuminò.

"No Maria" rispose ridendo. "Volevo solo fare un po' di compagnia ad Aria." Il mio imbarazzo raggiunse livelli inauditi. Volevo sotterrarmi.

Maria sghignazzò, forse per la risposta così tranquilla di Irama, forse per il mio palese disagio, forse per tutt'e due.

"Va bene, va bene, tenetevi compagnia, allora. Intanto noi dobbiamo iniziare a dare qualche maglia del serale, quindi vediamo chi ha scelto lo Shake Remix per essere mandato davanti alla commissione."

La scelta degli utenti era Sephora, che si esibì, ma poi fu bloccata da un no, probabilmente da parte di Garrison: a quel punto della gara, Maria voleva vedere se c'era qualcuno di noi che aveva l'unanimità della commissione per l'accesso al serale, ma ero quasi sicura che nessuno fosse così fortunato. Io, almeno, ero certa di non essere esattamente la prima scelta della Celentano.

Quando Maria invitò Emma a scendere la incoraggiai con un sorriso, ma notai comunque le mani di Irama, accanto a me, stringersi attorno alla sua bottiglietta per la seconda volta – lo aveva fatto anche quando era stata chiamata Sephora.

"Che hai?" gli sussurrai. Nessuna risposta. "Guarda che prima o poi chiama anche te, stai tranquillo." Lui scosse debolmente la testa e io proprio non riuscivo a capirlo. "Non vuoi essere chiamato?"

Prese un sorso d'acqua e poi finalmente di voltò verso di me.

"Io voglio essere chiamato. Ma è previsto che oggi io canti una canzone che non ho mai eseguito in pubblico ed è parecchio importante per me."

"Ehi." Tentai di essere rassicurante, ma non era proprio la mia specialità. "Non per essere banale, ma tu puoi farcela tranquillamente. Da quel che ricordo, hai affrontato palchi ben più importanti di questo." Aveva partecipato a Sanremo lui, e che cavolo.

"Non con questa canzone."

Per quel poco che lo conoscevo, avevo capito che essere sempre pronto a ribattere ad ogni cosa che gli venisse detta era più forte di lui e questo mi faceva innervosire immensamente. Il problema era che lo facevo sempre anche io.

"Irama, sei un cazzo di cantautore. Tutte le tue canzoni sono autobiografiche, lo dici sempre."

"Sei andata a vederti tutte le mie interviste, per caso?" Chiese con un sorrisetto.

Si, poteva darsi che ne avessi vista qualcuna, ma non ero certo andata a cercarle. Feci finta di non aver sentito.

"Tutte le volte che canti porti sul palco qualcosa di tuo. Semplicemente, fallo anche oggi. Mettici il cuore e vaffanculo tutto il resto."

La sua bocca si piegò in un sorriso sghembo e un po' forzato, ma mi persi comunque ad ammirare i suoi lineamenti, tanto da sussultare appena quando mi accorsi che aveva appoggiato la sua mano sinistra sulla mia. L'inchiostro dei serpenti spiccava sulla pelle chiara.

"Grazie." Mi sussurrò semplicemente, per poi far scivolare le sue dita sul dorso della mia mano, interrompendo dolcemente quel contatto e lasciandomi stranamente turbata.

Poco dopo venne chiamato e lui scese con la sua solita freddezza, che però non riuscì a mantenere a lungo. Maria, infatti, prima di farlo esibire, decise di leggere la lettera che ognuno di noi aveva scritto in settimana e in cui spiegavamo perché credevamo di dover accedere al serale.

Non ci misi molto a capire che era indirizzata a sua nonna, perché già in settimana Biondo mi aveva spiegato che il pezzo che doveva cantare dopo, quello di cui aveva tanta paura, era dedicato a lei.

Si sentiva che quelle parole erano state scritte con l'amarezza del rimpianto mischiata alla dolcezza dei ricordi: facevano trasparire la parte fragile di Irama. Ed eccolo lì, a camminare su e giù per il palco, a guardare in terra, a sopprimere il sorriso che le sue stesse parole gli provocavano perché sapeva che, se non l'avesse fatto, a quello sarebbero seguite le lacrime. Era sconcertante quanto il suo volto, sempre controllato, in certi momenti si potesse leggere come un libro aperto. Mi chiedevo se fosse la stessa cosa che io odiavo quando succedeva a me. Sì, sicuramente era così. Mi sembrava di guardarmi allo specchio.

Quando Maria ebbe finito di leggere, un Irama visibilmente scosso si posizionò davanti all'asta, in attesa che partisse la base. E quando partì, quando lui iniziò a cantare... incanto.

Come tutte le sue canzoni, anche quella era un po' parlata e anche quella aveva un testo da brividi. Letteralmente.

Un respiro si toglie solo se il cuore ti batte di più

o col bacio sul collo di un'altra bottiglia che butterò giù, che butterò giù...

Iniziai a premere i palmi sulla superficie fredda del mio banco.

..Mi manchi tu, questo è un dejà vu

lo riconosco perché non piango

quel giorno sembravo un mostro, quel giorno è durato un anno...

Le parole riecheggiavano nella mia testa e facevano affiorare ricordi confusi di un giorno preciso. Non piango... no, nemmeno io avevo pianto, non in quel momento. E si, anch'io mi ero sembrata un mostro.

...le nuvole e il fango, un prete prega bardato per farlo...

No, no, io ricordavo che c'era il sole. E le parole del prete, quelle erano solo un'informe litania.

...salto questa messa in scena, me ne vado...

Avrei voluto farlo, ci avevo pensato. Ma come potevo abbandonare Eleonora, lì, in chiesa, davanti alla bara di sua sorella?

...ed io da solo in isolamento mentre col tempo crescevo con un'isola dentro...

Io, ero io quella.

Rimasi ad ascoltare la canzone fino alla fine fissando le mie mani, ma senza vederle. Rivedevo il funerale, rivedevo lei, rivedevo me stessa. Non piansi,nemmeno quel giorno l'avevo fatto. Ma fui scossa dai brividi dall'inizio alla fine dell'esibizione, e non avevo nessuno a cui potermi aggrappare, che mi potesse scaldare. Però ci ero abituata, a quello si. La cosa che mi lasciava senza parole era l'effetto che Irama era riuscito ad avere su di me, ancora una volta.    


Ma quanto era cucciolo lui mentre Maria leggeva la sua lettera?? L'ho adorato.
Dovrete aspettare il prossimo capitolo per leggere la lettera di Arianna, ma prometto che aggiorno presto.
Coomunque, siete sempre di più a leggere e votare questa storia, quindi grazie, grazie, grazie 💘

Una storia senza una trama. [IRAMA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora