CAPITOLO 20 - ADESSO

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"Sai, tu mi fai provare una di quelle sensazioni. Una che non riesco a capire bene."

La sua voce era stata delicata, ma io sussultai comunque per quelle parole. O forse era stato proprio per quella stessa gentilezza, dato che non me la sarei mai aspettata.

Eravamo entrati in una piazzetta e lui si diresse verso il basamento in marmo di una fontana illuminata, per poi appoggiarvisi. Io lo seguii e mi fermai in piedi davanti alle sue ginocchia.

"In che senso?" Domandai.

"Nel senso che quando sto con te parlo di più che con molta altra gente, eppure non ti conosco bene."

"Succede anche a me, l'hai visto. Ti ho raccontato del mio ex e non l'avevo mai fatto con nessuno, non così." Continuava a scrutarmi con quei suoi occhi magici, ma non mi dava noia, perché anche io lo stavo osservando.

"Avevi ragione quel giorno sulla spiaggia. Ricordo che hai detto che ti facevo da specchio: ora anche tu lo stai facendo a me."

Era immensamente tranquillo e sincero. Non riuscivo a smettere di fissarlo, di carpire con gli occhi ogni dettaglio del suo viso, del suo collo, degli orecchini, del petto, delle braccia. Non potevo farci niente e non potevo negarlo: lo trovavo stupendo. Provai ancora una volta l'impulso di avvicinarmi, di passargli le mani tra i capelli, di toccare quelle guance: sarebbero state lisce o ruvide? Mi stavo mordendo un labbro per non cedere alla tentazione, ma lui fu più deciso di me, perché allungò le braccia quel tanto che bastava per appoggiare le mani sui miei fianchi e tirarmi più vicina a sé, permettendomi di posare i miei palmi aperti sul suo petto.

"Dimmi cosa pensi, ti prego." Sussurrò.

Osservai le sue labbra muoversi. In quella posizione, io mi trovavo esattamente alla sua altezza, perché lui era parzialmente seduto sulla fontana. Fissai i suoi occhi da brividi.

"Filo, non riesco a pensare se mi stai così vicino." Mi lasciai sfuggire in un soffio.

Lui sorrise, e fu il sorriso più dolce che mi fosse mai stato rivolto.

Diversamente dalla prima volta, le nostre labbra non si scontrarono con violenza: quella sera, Filippo si avvicinò a me lentamente, guardandomi negli occhi fino all'ultimo, come nei film. La sua bocca si posò sulla mia, quasi incerta, ma quando mi sentì rispondere acquistò sicurezza. Fu un bacio dolce, ma non casto. Entrambi fremevamo dal desiderio di toccarci l'un l'altra ed io non esitai ad infilare le mani tra i suoi capelli, mentre lui mi stringeva sempre di più a lui, facendo aderire completamente i nostri corpi. Le sue labbra erano soffici e intrise ancora di un sapore di fumo che, sorprendentemente, non mi dette per nulla noia.

Lo volevo, lo volevo troppo. Mi stava facendo perdere il controllo. Ero accecata dalla sua bellezza e dal suo essere.

Mi irrigidii appena.

In un attimo, avvertendo la mia incertezza, Irama si bloccò, perché anche se forse non sembrava, lui era quel tipo di ragazzo: quello che non toccherebbe mai una donna con un solo dito se avesse paura di farle male o di far qualcosa contro la sua volontà.

Si staccò da me per guardarmi negli occhi. "Ho fatto qualcosa..?" Era confuso e quasi spaventato.

"No, non hai fatto nulla." Io feci un passo indietro per interrompere il nostro contatto, ma afferrai comunque la sua mano sinistra, stringendola tra le mie.

"Ma..?" Domandò. Sentiva che c'era qualcosa che non andava.

"Filo scusami, ti giuro che vorrei... io ti vorrei, ma non ce la faccio." Balbettai guardando in basso.

"Non ce la fai a fare cosa? Ho esagerato? Non ti toccherò più in quel modo se è questo che vuoi. Non ti sfiorerò nemmeno, te lo prometto. Mi dispiace se sono stato troppo..."

"Non è questo, tranquillo."

Era che ero completamente pazza a rifiutare uno come lui? Probabilmente sì, ma avevo un motivo - più di uno in realtà.

Il problema stava nel fatto che dopo quello che era successo col mio ex, con i miei genitori, con le mie amiche, io non riuscivo più a fidarmi, perché avevo dato loro l'anima e quelli mi avevano ripagato sputando sui miei sentimenti, lasciandomi completamente sola quando tutto andava male. Io c'ero sempre stata per tutti, mentre nessuno c'era stato per me. Nessuno. E non era vittimismo questo, era solitudine. Era che la vita mi aveva insegnato a fidarmi solo di me stessa e in un momento così importante del percorso per realizzare il mio sogno, non potevo abbandonarmi in quel modo tra le braccia di qualcun altro. Filippo ormai non era uno sconosciuto, ma avevo molto ancora da imparare su di lui. E se fosse stato come tutti gli altri? Tutto mi diceva di no, che lui era diverso da quegli ipocriti, che lui era sincero, ma non sapevo se in quel momento della mia vita avrei sopportato un'altra delusione, e quella sarebbe potuta essere enorme. Me ne rendevo conto da cosa provavo nel guardare quel ragazzo: se mi fossi fidata e lui mi avesse delusa, sarei sprofondata. Completamente. Non potevo permettermelo.

"Filo, tu mi fai provare qualcosa di forte. Anche troppo. E io non posso lasciare che avvenga adesso."

Lui mi guardava con un casino di emozioni in faccia. Con la mano stringeva la mia. "Aria, io voglio aiutarti. Chiedimi quello che vuoi, qualsiasi cosa ti serva. Giuro che ti aiuto, stai diventando troppo importante per me..."

"Io non voglio che tu lo diventi per me, però." Presi fiato. Mi resi conto che non ne sarei uscita se non dicendogli la verità. "Filippo, non posso mettermi nelle mani di qualcuno ora. Non è che non ho fiducia in te ma... ho paura. Filo, ho troppa paura che questo mi possa schiacciare. Di rimanere delusa ancora una volta. Se questo, se tra noi andasse male, non so se riuscirei a sopportarlo. Sono già distrutta. È più di un anno che sto cercando di tenere tutti i pezzi insieme ed è già abbastanza difficile così."

Giuro che mi piangeva il cuore a parlargli così, ma sentivo di non poter fare altro.

"Arianna, io ti capisco. Credimi quando te lo dico. Non ho passato le tue stesse cose, ma ho sofferto anch'io. Soffro anch'io, tutti i giorni. Però, Aria, ho imparato che non siamo fatti per restare soli. Fidati. So che sei fatta come me."

Mi sembrava surreale sentirlo parlare con un tono quasi di supplica: lui non era uno che supplicava. E io, io non ero una che spezzava cuori, di solito ero quella a cui veniva spezzato: tutto sembrava terribilmente sbagliato, ma allo stesso tempo assolutamente necessario.

"Lo so. Lo so. Ma non adesso. Non so se potrà mai funzionare, ma di sicuro non ora. Ti prego Filippo." Lo stavo pregando anch'io. Mi tremava la voce e, sentendolo, lui mi accarezzò una guancia con la mano libera. "Ti prego, dammi tempo. Ti chiedo solo questo. Dimenticami per un po'. O magari per l'eternità, così soffrirai di meno anche tu."

"È questo che vuoi?"

Annuii. Non volevo piangere, ma sapevo che se avessi aperto bocca, non sarei riuscita a trattenermi.

Irama mi accarezzò di nuovo il volto, poi passò la mano tra i miei riccioli, infine la lasciò cadere lungo il suo fianco. Si portò la mia alla bocca e ne baciò il dorso, prima di lasciarla andare.

"Ti prometto che lo farò. Ti dimenticherò."

E anche se era ciò che in quel modo stavo cercando di evitare, sentii il mio cuore andare in frantumi.    




Okay, niente insulti. Lo so che ho alimentato e distrutto tutte le vostre speranza in un solo capitolo, ma cercate di non odiarmi troppo e capitemi: quando va tutto bene è noioso. 😉
Cosa pensate succederà?

Una storia senza una trama. [IRAMA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora