Intreccio di anime

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Adesso faccio cadere la mia penna per terra, così il ragazzo che è seduto vicino a me si abbasserà per aiutarmi, le nostre dita si sfioreranno e potrò dirgli "ciao", anche se sarebbe meglio grazie.

Banale come piano, lo so. Ma sono troppo timida per attaccare bottone con gli sconosciuti. 

La mia penna volteggia nell'aria, finendo proprio accanto alla sua scarpa. Anche se non lo avevo preventivato. Ma lui non la degna di uno sguardo, troppo concentrato sul portatile. Accidenti.

Li puliscono veramente male i treni in Inghilterra, penso pochi minuti dopo, sfiorando la copertina in cuoio di quel libro rovinato, che ho trovato incastrato sotto il mio sedile. Non ha un titolo, né un autore. Assomiglia a quei diari di bordo che scrivono i pirati. 

Non si spiano i diari altrui, mi dice la coscienza. Ma la curiosità è troppa, forse è un reperto storico. Devo controllare.

Trattengo il respiro mentre lo apro. Una peonia essiccata è stata attaccata con del nastro adesivo alla prima pagina. Chissà che significa. Sto attenta a non far cadere i fogli di giornale che ci sono all'interno. La calligrafia è pulita ed elegante. E fortunatamente comprensibile. Come sono solita fare comincio a leggere dall'ultima pagina, che è completamente diversa. Non sono riportate né date né luoghi. Le parole sono stropicciate, come se chi le avesse scritte provasse rabbia.

"Non avrei mai pensato che il silenzio potesse ferire. Tace, come tace la mia bocca. L'anima resta muta a guardare ciò che non è in suo potere cambiare. Oggi parto. Ritornerò alla mia cara Londra. Mi sento come la neve che ricopre queste pianure. Sciolta, fredda, inconsistente. Credo che il cuore umano sia composto d'acciaio, per non schiacciarsi dopo tanti dolori. Sopportiamo così tante cose, che a volte non ci rendiamo conto di quanto sappiamo essere forti.  

Ieri sera l'ho incontrato. Per l'ultima volta, credo. La speranza difficilmente si sotterra, così come il tanto tempo condiviso assieme.

I nostri respiri si sono uniti per un attimo, in una nuvola di calda condensa. Non ha detto nulla. Come io non ho avuto il coraggio di dirgli niente. Lì per lì, non pensavo a quanto avrebbe fatto male la lontananza. Con l'addio sarebbe divenuto tutto quanto un ricordo? 

Non ho pianto. Nemmeno lui. Mi ha soltanto posato il mento sulla testa. La sua barbetta mi solleticava. Ci siamo abbracciati a lungo. Non credo stringerò così saldamente un'altra persona in vita mia. I nostri corpi aderivano perfettamente e vorrei ancora poter far parte di lui. Vorrei non averlo mai lasciato laggiù. Le sue dita riducevano ogni esile ma brutale distanza. Mi sembra di averle ancora tra le mie. Ma in realtà ora non c'è nulla. Ricordo ancora il suo cuore".

Il suo cuore... Che cosa? Controllo meglio ma termina bruscamente.

La voce elettronica annuncia l'arrivo imminente alla mia fermata. Guardo la pioggia rigare il vetro opaco del finestrino, stringendo quel quadrato di fogli. Cosa faccio? La mia coscienza dice di rimetterlo a posto, ma come sono solita fare non l'ascolto e lo infilo in valigia.

 Cosa faccio? La mia coscienza dice di rimetterlo a posto, ma come sono solita fare non l'ascolto e lo infilo in valigia

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