Viaggio nel regno fantastico - La ladra delle Nubi

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Castel Sospeso era la meta più ambita per qualsiasi mago, un maniero antichissimo, costruito sulla superficie di un isolotto volante che si spostava in base alle correnti del vento. Era lassù che vivevano gli Eletti, i maghi che facevano parte della cosiddetta Congrega delle Nubi, una cerchia ristretta di incantatori che potevano accedere a un dominio di magia raro e precluso.

Era lì che sognava di andare anche Liv, desiderando di perdersi tra le enormi biblioteche del castello e imparare incantesimi che nessun altro sapeva fare.

Ma diventare un Eletto non era per nulla semplice, col passare dei secoli i maghi vi avevano  rinunciato, tanto da dimenticare quali prove si dovessero affrontare per diventarlo. Eppure la leggenda era rimasta e ogni tanto, quando Liv guardava verso il cielo e scorgeva un'ombra, si immaginava che fosse Castel Sospeso.

«Non cominci ad essere un po' troppo grande per credere alle favole?» l'aveva presa in giro Balder, mentre lei era di nuovo assorta nei suoi pensieri. 

«Taci» gli rispose Liv: «Se fossi un Eletta potrei curarti in un attimo con una magia, invece ci dobbiamo affidare alle erbe».

La ragazza gli tolse dal ginocchio gonfio l'impacco con l'erba di San Giovanni e cominciò a fasciargli con cura la ferita.

«Se lo fossi non saresti qui a prenderti cura di me» gli sorrise il ragazzo.

Liv si sistemò una ciocca castano rossiccia dietro l'orecchio. Era vero. Gli Eletti non avevano il permesso di uscire da Castel Sospeso, se non per particolari eccezioni, ed erano obbligati a non rivelare la loro identità.

«Per come la vedo io» continuò Balder: «Il dominio sul fuoco mi è più che sufficiente». A quelle parole una fiammella si accese sul suo indice. Gli piaceva quel trucchetto. Il fuoco danzò sulla sua pelle, mandando un riflesso arancione nei suoi occhi neri e in quelli grigio fumo di Liv. 

Quelle parole la colpirono come uno schiaffo. A lei quel fuoco non sarebbe bastato. Distolse lo sguardo dal rivolo di fumo che si innalzava dalla fiammella e levò le dita dalla bendatura che aveva appena terminato. Sentiva una bramosia bruciarle l'anima, qualcosa come il dominio del fuoco, che caratterizzava tutti i villaggi in quell'angolo di contea, non le bastava. Lei voleva di più. Voleva essere di più. 

Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche e si alzò dall'ombra delle robinie dove si erano seduti lei e Balder. «Se tu stessi più attento» disse all'amico con cui era cresciuta insieme: «Non dovrei prendermi cura di te». 

La fiammella sul polpastrello del ragazzo si spense. «Che ho detto di male?». 

Liv girò i tacchi, senza degnarlo di una risposta iniziò a incamminarsi verso Corvena, il loro villaggio. Si guardò la manica sinistra della camicia che si era strappata per bendare la ferita di Balder e si ricordò di aver lasciato accanto a lui il cesto di castagne che sua madre le aveva chiesto di raccogliere. Non ne aveva trovate tante, ma sapeva che Balder glielo avrebbe riportato. 

Tutti a Corvena erano sicuri che loro due si sarebbero sposati. Liv non aveva mai sfiorato l'argomento e forse Balder non glielo aveva ancora chiesto perché conosceva il suo più grande desiderio e temeva di essere rifiutato. 

Si mordicchiò a disagio il labbro inferiore. 

Non voleva abbandonare il suo sogno ma doveva essere realista. Non sarebbe mai potuta diventare un Eletta, nessuno sapeva come fare e non era nemmeno mai stata oltre quella foresta.

Si strinse le braccia attorno al corpo. 

Le mancava poco per raggiungere la via maestra che portava al villaggio, quando scorse una sagoma incappucciata da un mantello scuro, distesa a terra tra i cespugli. 

Si precipitò in suo soccorso. L'uomo respirava debolmente ma era ancora vivo. Stringeva tra le mani un'ampolla vuota e tentava di proteggerla con il corpo.

«Che cosa vi è successo?» domandò incerta Liv.

«Lei» rantolò l'uomo: «Lei mi ha rubato le nubi».

Liv aprì la bocca per chiedergli di spiegarsi, ma la voce le morì sulle labbra alla vista del sangue che macchiava il petto dello sventurato. 

Numerose cicatrici gli incorniciavano il volto pallido. Sembravano vene dorate alla luce del tramonto che filtrava tra le fronde degli alberi.

L'uomo provò a muoversi, ma Liv gli tenne le mani sulle spalle.

«Non si muova o peggiorerà la ferita» lo pregò. Guardò la manica integra della sua camicia e tentò di strapparne il tessuto per provare a tamponare il sangue ed esaminare la gravità del danno. Forse avrebbe fatto bene ad alzarsi e chiamare qualcuno al villaggio, dopotutto non era lontano, se correva non ci avrebbe messo troppo tempo.

L'uomo tossì e aprì un occhio azzurro verso di lei.

«Non c'è tempo» le disse come se le avesse letto nel pensiero: «Prendi... Prendi questo anello, ti farà entrare a Castel Sospeso». Le allungò le dita per mostrarle un cerchietto dorato che portava all'indice. Liv trasalì nell'udire quel nome e si pietrificò. Quell'uomo era un Eletto?

«Prendilo» rantolò ancora.

Lei ubbidì e lo sfilò dal suo dito.

«Anche la mappa, nella mia cinta».

Ubbidì di nuovo, trovando un rotolo di pergamena accuratamente piegato nella fodera di un pugnale. «Devi avvisarli che è tornata la ladra delle Nubi» le disse ancora, tra i colpi di tosse.

«Vi prego, resistete, chiamerò aiuto» implorò Liv.

«Metti l'anello e non perderlo mai» disse l'Eletto afferrandole il polso. Lei lo fece e per quanto fosse grande per le sue dita, l'anello magico le si ristrinse attorno alla pelle, diventando della misura perfetta.

«Giura che lo farai». Adesso il mago la stava supplicando con entrambi gli occhi spalancati. «Giura...» ripeté a fatica. Le sue palpebre si abbassarono, improvvisamente pesanti.

Strinse i pugni.

Imprecò qualcosa.

La voce si spense.

Il respiro si arrestò, il petto non si alzò più.

«Te lo giuro» sussurrò sconvolta. Aprì la pergamena con mani tremanti. Era completamente bianca, ma appena ne sfiorò la superficie con l'anello una magia fece comparire diverse linee scure. Se non altro adesso aveva il suo sogno letteralmente in mano, ma a quale prezzo?

 Se non altro adesso aveva il suo sogno letteralmente in mano, ma a quale prezzo?

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