Opera di magia

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«Non devi comandarla. Devi soltanto abbracciarla».

E così era stato anche per me. Avevo abbracciato la magia. I più bravi riuscivano a controllare fino a tre elementi. Io, per ora, ero in grado di abbracciare soltanto l'aria. Mio fratello invece l'acqua. Ricordavo poco del giorno in cui la prima ondata di potere investì la Terra. Noah era sotto la doccia e aveva allagato il bagno, facendo arrabbiare nostra madre. Avevamo solo diciassette anni.

Nessuno sapeva come la magia era arrivata, ma sembrava proprio che non volesse lasciarci. Ed io ne ero contenta, ma anche spaventata. I prescelti si facevano molti nemici. Incutevano timore, invidia, bramosia, nelle persone normali.

D'altro canto io e Noah, il mio gemello, eravamo in una cerchia di privilegiati protetti dalla società stessa. A soli ventitré anni facevamo già parte dell'organizzazione Fenice, che garantiva l'equilibrio tra le persone magiche e non magiche.

Congelo il muro d'acqua di Noah per farlo diventare uno scudo più solido.

Secondo me era sbagliato combatterci tra privilegiati. Ma quelli che volevano utilizzare la magia per scopi meschini dovevano essere fermati. Li chiamavamo Pirati.

Al di là del muro percepisco sferzate magiche, che tentano di penetrarlo. Ma mi faccio forza e la infondo all'incantesimo.

Avevamo scovato una tribù di Pirati, in un nascondiglio azteco in Messico e si erano rivelati in tanti, anche se non sapevamo quale fosse lo scopo del loro raduno.

«Nives!» Noah grida il mio nome. Ha un braccio ferito, il sangue gli ha sporcato la manica della giacca, e abbiamo perso di vista gli altri membri della squadra. Anche se una colonna di fuoco alla nostra sinistra mi segnala la presenza di Angela, non molto lontano da noi. Le sue fiamme divampano come lingue rosse e cominciano a salire sui tronchi della foresta, incendiandoli.

«Dobbiamo andarcene, sono troppi» Noah continua ad urlare. Scintille rosse scoppiettano e cadono dall'alto come pioggia.

Mi volto verso mio fratello e noto che dietro di lui è comparso un nemico. Protende la mano alle sue spalle. Noah cade in ginocchio, boccheggiando. Quel mago comanda l'aria e la stava togliendo dai suoi polmoni.

Spezzo lo scudo in spilli bianchi, che scaravento contro gli alberi e corro in aiuto di Noah.

Io e il suo aggressore ci fissiamo negli occhi. Il fumo tra di noi è molto denso. Ma riesco a distinguerli. Quel verde era inconfondibile.

Soltanto il vento che turbina dai nostri palmi ci separa e il suo nome lascia la mia bocca.

«Ferran!».

Il ragazzo è colto alla sprovvista. Il mio incantesimo quasi sovrasta il suo. 

«Andiamocene» urla un suo compagno, mentre un albero a terra, colpito letteralmente da un grosso cavallo di fiamme. Il nostro controllo sull'aria finisce nello stesso istante e Ferran scappa nella foresta con gli altri Pirati.

Mi chino a soccorrere Noah. «Stai bene?».

Lui annuisce lievemente.

Lo aiuto ad alzarsi. «Ho visto Ferran, era lui».

«Sei sicura?» mi domanda preoccupato, tossendo tra le parole. Angela ci raggiunge per tenerci al sicuro dal suo fuoco. Sembra furente, farnetica sullo spericolato piano di Caden e che potevamo morire tutti, ma non le do retta.

«Sì» sussurro a mio fratello, cercando nel cielo le pale dell'elicottero che dovrebbe arrivare in nostro soccorso.

Sento il battito accelerato di Noah sotto il palmo e la sua imprecazione stretta tra i denti. Ferran non solo era stato il suo migliore amico, ma anche il mio primo ragazzo, e non avrei mai voluto combattere contro di lui. Eppure sembrava proprio che dovesse andare così. Perché Caden e l'organizzazione stessa non si sarebbero lasciati sfuggire un'operazione di quella portata.

 Perché Caden e l'organizzazione stessa non si sarebbero lasciati sfuggire un'operazione di quella portata

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