Nemesi d'ombra

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La moneta rotola e finisce il suo tragitto nel buco del tombino. So benissimo che ciò che ho appena visto dalla finestra non è il luccichio di una moneta, ma preferisco immaginare che lo sia. Perché quello che è realmente, è molto peggio.

Il mio cuore sussulta nel petto. Vorrei poter uscire allo scoperto. Ma adesso non si può. Non so più nulla del mondo esterno ormai. Così come tutti gli altri abitanti del paese. Si evita di accendere radio e televisioni perché qualcuno le usa per trasmettere onde sonore che fanno venire i brividi. Frequenze in grado di perforarti il cervello e ucciderti. L'unica cosa positiva è che la gente ora non sta più attaccata agli smartphone. Il governo non ha ancora scoperto chi è questo hacker che sta manomettendo tutte le tecnologie esistenti. Queste frequenze hanno prodotto anche dei mostri, che si aggirano solo durante la notte. Ma allo stesso tempo è da evitare girare soli durante il giorno.

Ombre oscure, armate. Nessuno capisce il loro scopo, molti credono siano robot ideati per conquistare la nazione. Ma io le ho viste da vicino. Sono proprio ombre. Nere. Dense. Impenetrabili e luccicanti. Le ho viste uccidere e prendersi il cuore di un passante per poi nutrirsi di esso. Forse sono esseri alieni. Sono certa che aumentano ogni giorno. 

La paura assale ogni fibra del mio corpo, se ricordo la sera in cui le ho incontrate, la prima volta che sono apparse in città. Sono stata così fortunata a riuscire a scappare.

Non riesco a dormire. Sento che sta per succedere qualcosa di brutto, e di solito i miei presentimenti non si sbagliano mai.

Afferro la torcia elettrica e lancio un segnale alla casa di fianco, sperando che Roland sia ancora sveglio. Poco dopo un altro fascio di luce mi risponde. Mi affretto a scrivere su un cartello, che usiamo per comunicare dalle nostre camere. Un quadrato appare attraverso il vetro. Ci punto la torcia e cerco di leggere. 

Nemmeno io riesco a dormire.

La risposta è di Amy, la sua sorellina. Riesco a scorgere i suoi piccoli occhi dorati, vigili, impauriti, mentre sostiene il foglio.

Forse ha avuto il mio stesso presentimento. Torno a guardare il buio, dissolto a tratti soltanto dai raggi lunari. Tum. Tum. Tum. Il mio cuore non si da pace.

Tum. Tum. Il suono è indistintamente di passi. Ma chi girerebbe di notte sapendo del pericolo? Trattengo il respiro. Sembra quasi che la strada si stia muovendo. Vorrei non guardare, ma non riesco a girare la faccia. Un uomo incappucciato compare sul marciapiede. Non è un'ombra. Alza il volto verso la mia traiettoria. Con dita tremanti cerco di spegnere la torcia.

Comincio a sudare freddo. I nostri sguardi si fondono. Quello straniero ha gli occhi rossi. Sembrano così terribilmente vicini, anche se ci separa il muro di casa.

Le ombre lo accarezzano e gli vorticano attorno.

«Vuoi sapere perché ti ho lasciata andare?» domanda una voce roca nella mia testa. Mi tappo le orecchie ma qualcosa mi dice che è già troppo tardi.


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