«A volte non basta un morso per capire se qualcosa ti piace» sussurrò Esdra posando le labbra sulla spalla nuda di Miranda. Le fece scivolare sulla curva che cedeva verso il basso, verso il collo, nel punto in cui si dice che si possa sentire il vero odore di una persona. Lì respirò il suo profumo.
«A volte ne servono due» la sua voce si perse nell'orecchio di Miranda che socchiuse le palpebre per lasciarsi assorbire da quelle coccole inaspettate. Esdra dischiuse un po' la bocca accarezzandole la pelle con i denti, ma senza affondarli, senza morderla come invece aveva lasciato intendere dalle sue parole.
La sua mano le afferrò il fianco esposto, quello che non era appoggiato al divano, e con le dita cominciò a farle il solletico sotto la canottiera.
«Ti ho mai detto che non mi piacciono i pistacchi?» gli disse, trattenendo una risata.
«No, se lo avessi saputo ti avrei preso dei cioccolatini diversi».
«Ah! Che importa, basta togliere la granella, no?».
«Oppure potrei sempre mangiarli io!» la sfidò.
«Shhh, li hai comprati per me» si voltò per guardarlo negli occhi e gli posò l'indice sulle labbra: «Ormai sono miei!».
Lui la strinse e a sé e le sorrise prima di baciarle il dito. «Mmmh, oggi sai di zucchero, sei dolce».
«Di zucchero?».
«Sì».
«Che strano!» commentò, sorridendo a sua volta: «Direi proprio che è tutto così strano».
«Dici?».
«Mi vuoi rimpinzare di cioccolato» mormorò, accarezzandogli le guance: «Cosa potrebbe esserci di meglio? Di coccole e cioccolato?».
«Non saprei». La baciò sulla bocca, questa volta mordendole le labbra, e continuò ad accarezzarla finché Miranda si rilassò, addormentandosi nel tepore del suo corpo.
Mormorò soddisfatto: «Il sonnifero che ti ho messo nei cioccolatini ha fatto effetto». Le controllò il battito cardiaco premendo con due dita nello stesso punto dove prima aveva posato audace le sue labbra.
Si alzò dal divano, avvolgendola in una coperta. Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. «Oh mia dolce Miranda» la chiamò, il suo sorriso si era già trasformato in un ghigno.
Miranda si riprese soltanto qualche ora più tardi. Era nuda nella vasca da bagno, ma non ricordava proprio di esserci entrata. Si massaggiò le tempie che le dolevano, o almeno aveva creduto di farlo. Le ci volle un po' per mettere a fuoco le sue dita, la vista era annebbiata, le membra intorpidite, ma l'acqua era calda, molto calda.
Aveva le unghie verdi, verde pistacchio...
La testa le girava, voleva aggrapparsi al bordo della vasca, ma non ci riusciva. Il suo corpo era strano, non le rispondeva. Poi capì che le era successo qualcosa: quel colorito scuro al posto della sua pelle che era sempre stata chiarissima, sembrava quasi... Quasi una buccia!
Provò a gridare, a chiamare aiuto, a cercare Esdra, ma le sue labbra erano sigillate, così come i suoi arti che avevano assunto una forma quasi tondeggiante.
L'acqua cominciava a bollire, e le bolle che risalivano verso l'alto erano ustionanti.
La vasca non era più una vasca. I bordi erano troppo alti, troppo metallici. Un tetto di vetro coperto di bollicine che s'inseguivano giocose le oscurava la visuale del soffitto.
Stava iniziando a sudare. Provò a scalciare e dimenarsi, ma nulla poteva aiutarla ad uscire da quella sauna.
Si mise a piangere, quando, toccandosi la pancia, sentì che i suoi organi interni cominciavano a diventare mollicci. Cuore, stomaco, polmoni... Sarebbe morta. Lo sapeva. Sarebbe morta lì dentro. Riuscì a sentire delle risate oltre il plom plom plom delle bolle che scoppiavano attorno a lei.
Delle voci che il suo inconscio le permise di distinguere.
«Che buon odore, Esdra, cosa ti bolle in pentola?» si stava complimentando il loro vicino, il signor Marshall.
Se lo immaginò intento a potare la siepe e spiare nella grande portafinestra della loro cucina, lo faceva sempre, sopratutto in estate quando la tenevano aperta per arieggiare la stanza; quel guardone!
«Sono patate» gli rispose il suo fidanzato: «Volevo provare a fare quella vostra ricetta che piace tanto a Miranda, quelle ripiene di carne».
«Spero che tu abbia preso l'ovino, quello è il migliore».
«No, la carne è di Miranda» le sembrò di sentire in risposta. Una risposta detta con fin troppa nonchalance.
Il coperchio di vetro venne tolto. Miranda quasi annaspò per il cambiamento climatico, rabbrividendo per quello spiffero d'aria fredda.
Si sentì infilzare da uno stecchino, urlò, ma lo udì soltanto lei.
«Credo tu sia pronta, mia bella patatina».
Incontrò gli occhi di Esdra, erano illuminati da un bagliore folle. Avrebbe tanto voluto tirargli uno schiaffo, ma non aveva più le mani.
«Non ti hai mai insegnato nessuno la favola della casa di marzapane? Io sono la strega e tu...» sorrise: «Tu sei il mio pranzo».
Venne inforcata per poi essere depositata in un piatto, e mentre Esdra affondava il coltello nelle sue membra mollicce e fumanti, sentì il suo grido espandersi per tutta la casa.
Si svegliò di soprassalto, madida di sudore, nel letto dell'ospedale. Aveva fatto un incubo, un altro.
Si osservò le mani ancora gialle, rigirandole. All'inizio la gente ci aveva scherzato sopra: dicevano tutti che sarebbero diventati come i Simpson. Colpiva lo stomaco quello strano morbo e l'unico cibo che ormai si riusciva a digerire era quello sintetico, prodotto in laboratorio.
Allungò la mano verso la pillola solitaria nel piattino sul comò. La prese e l'avvicinò alle labbra, non aveva per niente voglia di mangiarla ma chiudendo gli occhi lo fece.
Le mancavano così tanto il sapore, il profumo, il colore del cibo vero.
Deglutì e quella scese giù.
Poi si rimise di nuovo a dormire e questa volta sognò una mezzaluna in uno stagno, lei che ballava con Esdra. Esdra che le mancava da morire, e una tovaglia distesa sul prato con al centro una grande crostata al cioccolato, e il signor Marshall, quel guardone, che diceva avrebbe preparato patate per colazione, e non le uova.
Perché almeno le patate non escono dal didietro di nessuno e poi, cucinate in qualsiasi modo, piacciono proprio a tutti.
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Storia scritta per la prova "Prelibatezze" della Libreria del Cappellaio Matto.
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Raccolta di Storie Brevi
AdventureCome dice il titolo è un libro per raccogliere svariate storie brevi divertenti, che partecipano a concorsi, ma anche no, di varia ispirazione e genere. Quindi non lasciarti ingannare dalla copertina. Ogni capitolo è a sé e ha una trama tutta sua. C...