Fiobu di Nitele

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Hector guardava oltre il vetro del finestrino appannato dal gelo. I suoi occhi scuri si focalizzavano sulle lucine intermittenti che cambiavano dal blu al rosso e poi al verde. Brillavano come piccole stelle nel tetro buio del solstizio invernale. 

"Che odio!" pensò tra sé e sé. "Perché continuano tutti ad ostinarsi in questo modo". 

Picchiettò il vetro con l'indice, come se, con quel semplice gesto, avesse potuto spegnerle tutte e oscurare il bosco di Heskett. Quei fuochi vibranti e appariscenti non erano altro che piccole luci, ma potevano diventare fastidiosi quando alimentavano il desiderio di magia del popolo. 

Il cocchio sobbalzò, fermandosi bruscamente in mezzo al sentiero innevato. Hector imprecò a denti stretti, mentre il suo marmoreo sedere scolpito nel tungsteno scivolava sul bordo in velluto del sedile. 

«Ma che sta succedendo?» protestò furente. Aprì lo sportello dorato del cocchio per ripetersi e farsi udire meglio oltre i sibili del gelo. Il vento lo spettinò e lo fece rabbrividire, quell'inverno si prospettava particolarmente nevoso. Socchiuse gli occhi e notò qualche fiocco volteggiare nella notte e spazzolare le fronde del bosco. 

«Oh, S-s-s-si-si-si Signore, c-c-c'è una bambina» balbettò infreddolito il vecchio cocchiere. 

«E ti sei fermato per questo?» sbraitò sempre più confuso. «Sono troppo tirchio per concederle il mio tempo. Torrish, riparti immediatamente». 

«Ma S-s-s-si-si-si Signore, è proprio davanti alle ruote». 

Hector sbuffò, si morse innervosito il labbro inferiore e scese a controllare. Torrish non gli aveva mentito: una bambina era inginocchiata nella candida neve, proprio davanti al cocchio, e più il vecchio le chiedeva di spostarsi, più lei lo ignorava. 

«È qui, è qui» continuava a ripetere, scavando nella neve con le piccole dita nude e arrossate per il freddo.

«Stai bloccando il sentiero» l'avvisò Hector, con tono autoritario, piazzandosi accanto a lei. «Senti, mi sono anche bagnato gli stovler  nuovi per te, per cui spostati e lasciaci passare». 

La bambina alzò gli occhi timidi su di lui, indugiò sui suoi bicipiti esplosivi fasciati dal tessuto nero e sul lino sottile che gli aderiva al petto ampio e villoso. La sorpresa si dipinse sul suo piccolo volto. Hector non riuscì a non sorriderle, quei suoi muscoli perfetti gli avevano permesso di attirare molte donne e uomini; adorava essere ammirato. 

«Tu sei il Signore del buio» gli disse tremando, forse per l'emozione, forse per il freddo. 

«Proprio così. Spostati e lasciaci passare» ripeté e la fissò duramente, sperando di convincerla, ma lei non ubbidì. 

«Non posso. Io l'ho perduta, il vento l'ha portata qui» cercò di spiegarsi. 

Torrish scese dal cocchio, mollando le briglie, e si chinò proprio accanto a lei. «C-c-c-c-che-che-che hai perduto?» balbettò, stringendosi nel futro di lupo logoro che gli avvolgeva il corpo. 

«La lettera per lo Stregone del Nord. Si sente molto solo, e ha promesso che questo inverno avrebbe esaudito un desiderio a chiunque gli avesse scritto».

Hector spostò della polvere invisibile e scosse il capo sentendosi preso in giro. «Sciocchezze. Lo sanno tutti che non esiste». 

Il vecchio cocchiere, però, si era messo a scavare nella neve per aiutarla. 

«Torrish, che stai facendo? Siamo già in ritardo». 

«S-s-s-s-s-Signore...» protestò e tossì per darsi un contegno. «Signore, non possiamo abbandonarla e per di più di notte, è soltanto una bambina». 

«Ah! Fate come volete». Il Signore del buio si allontanò scocciato verso il cocchio, calpestando la neve che crepitava sotto il suo peso. «Io non resterò qui a gelare». Il suo fastidio si condensò in un caldo respiro mentre risaliva sul mezzo. 

Cominciò a picchiettarsi il ginocchio, spazientito, e dopo poco notò un foglio incollato alla suola sinistra. Era la lettera della bambina. Era umida e appiccicosa, e le parole erano sbavate ma in qualche modo riusciva a decifrarle. Quel desiderio lo turbò: riguardava proprio lui. 

E quel profumo... Non poteva essere vero. Non poteva essere lei, lei era scomparsa, inghiottita dal per sempre felice e contenti con un altro uomo, ma, forse, la bambina era una sua discendente. 

Decise di tornare indietro. 

«Lys, è questo il tuo nome, vero?» domandò a voce così alta che anche le fronde più vicine tremarono intimidite. 

La bambina annuì. Le mostrò la lettera e la bambina se la strinse al petto come se stesse abbracciando sua madre. 

«Non posso far svanire il tuo terrore per il buio» la raggiunse, si inginocchiò nella neve e le posò un delicato bacio sulla fronte. «Ma posso insegnarti ad amarlo, se accetti di venire con me».

«Perché? Io non voglio venire con te» lo guardò confusa. Quegli occhi grandi e blu come l'oceano si fecero sempre più larghi, pronti a travolgerlo. 

«Dov'è tua madre?». 

«Lei non c'è... Non c'è più, qui. È andata a cercare un uomo nel buio. Non è ancora tornata». 

«Solo perché non riesci a vedere ciò che cerchi, non vuol dire che lo hai perduto per sempre». Sospirò. Rendere reali quei segreti era come camminare su una sottile superficie di fragile ghiaccio, pronto a creparsi ad ogni falso ritmo. Un uomo nel buio... Che si trassasse proprio di lui? Che avesse ricordato di quando c'erano solo loro due, una volta, tanto tempo fa. 

La bambina gli gettò le braccia attorno al collo e lui la sollevò, portandola al sicuro dalla sua notte e dal suo buio. 

Torrish attese che lo sportello del sontuoso cocchio si chiudesse dietro di loro, prima di fischiare per richiamare all'ordine i tre grossi cervi argentati che trainavano il mezzo e che si erano messi a brucare degli alti steli che spuntavano dal nevischio novello. 

Una luce arancione si accese attraverso il vetro appannato, e il vecchio cocchiere s'immagino che le stesse offrendo dei biscotti, Hector ne aveva sempre con sé, e le stesse mostrando quanto possono essere divertenti le ombre. 

«Chissà» mormorò al vento, spronando i cervi per ripartire. Sorrise, mostrando i denti marci alla luce di una flebile falce lunare. «Forse esiste veramente uno Stregone del Nord, e forse vede bene al buio anche lui».

I cervi galopparono nel gelo, e mentre la notte cresceva dietro le ruote del cocchio, aveva ripreso a nevicare.

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