Viaggio nel regno fantastico - La perla di giada

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La corona rotolò per le scale come un sasso, scivolando dalla testa del suo re, ormai chino e sconfitto, con una spada in mezzo al petto.

Il suo sangue blu macchiò la lama che lo trafiggeva, la cotta di maglia e le sue labbra. La sua vista si offuscò mentre come ultima scena, vedeva il simbolo del suo potere cadere ai suoi piedi. 

L'oro tintinnò sbattendo sul pavimento. 

Il rumore venne coperto dai ruggiti della battaglia, dalle spade che ne sfidavano altre, da urla vittoriose e lamenti agghiaccianti, passi pesanti, ultimi respiri.

«Il vostro re è morto» gridò l'assassino. 

Era giovane. Era solo un ragazzo, mentre il re che aveva appena ucciso era solo un vecchio.

Era entrato dalla finestra, nessuno lo aveva visto arrivare. 

Aveva sorpreso il re alle spalle; proprio come un codardo avrebbero detto in seguito. 

Qualcuno alzò gli occhi nella sua direzione, ma la battaglia non si fermò. La sala del trono era gremita dall'esercito nemico e dai fanti di re Gaspar, che tentavano di respingere l'attacco e proteggere il loro signore. 

«Il vostro re è morto» tentò di nuovo. Sgolandosi, facendosi bruciare i polmoni. «L'ombra del tiranno si è estinta dalle nostre terre».

Sputò soddisfatto sul corpo del tiranno e, come se avesse fatto una magia, la battaglia nella sala si arrestò. Gonfiò il petto, orgoglioso di sé stesso. 

I soldati della rivolta applaudirono, gridarono di gioia. Qualcuno che lo conosceva fischiò il nome del loro nuovo eroe. 

«Deponete le armi, la guerra è finita!»

Risuonò un canto di vittoria. 

I guerrieri dalle armature nere abbassarono le spade, sconfitti, ma una ragazza si tolse l'elmo d'ossidiana e si gettò sul corpo del re.

L'elmo rotolò accanto alla corona. 

La sua spada tintinnò scontrandosi con la pietra del pavimento.

Tutti lo udirono. 

La fanciulla aveva lunghi capelli neri, sudati. Era giovane e piangeva. 

«Padre! Padre!» urlò tra i singhiozzi, cercando di raddrizzare un corpo che era troppo pesante per lei. Non avrebbe dovuto essere lì ma in un luogo sicuro, con le altre donne e i bambini, invece si era camuffata per combattere. 

Lo chiamò invano ancora, e ancora, sotto gli occhi di tutti, come se potesse riportarlo in vita. 

Alzò lo sguardo verso l'assassino. 

Con il volto rigato di lacrime e rabbia negli occhi gli disse: «Non meritava questa fine. Nessun uomo la merita se può ancora redimere i suoi errori».

Sapeva che per quella gente suo padre era un mostro, ma anche i mostri possiedono un cuore.

Il giovane la guardò attonito dall'alto del palchetto dove era situato il trono del tiranno defunto. 

«È sangue del suo sangue, rinchiudetela!» ordinò come se tutto a un tratto il suo coraggio lo avesse fatto diventare un generale. 

Nessuno si mosse.

La fanciulla abbassò le palpebre del padre su quegli occhi fissi nel vuoto, color giada, proprio come i suoi. L'eco del suo lamento venne assorbito dalle mura.

Non è sempre detto che la scomparsa del cattivo della storia sia un bene per tutti i personaggi.

Non è sempre detto che la scomparsa del cattivo della storia sia un bene per tutti i personaggi

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