Sempre sotto al letto

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Ero sveglio già da qualche ora. La notte fuori era calma o almeno lo pensavo, scorgendo la luce lunare da una fessura sulla finestra.

Il bambino sopra il mio letto dormiva, ma continuava ad agitarsi sul materasso. Forse stava avendo un incubo. Era da tanto che non faceva brutti sogni.

Come era da molto tempo che nessun bambino credeva più al mostro sotto al letto. Rendendo improponibile il mio lavoro e quello degli altri miei colleghi. Ormai non facevamo più paura a nessuno, anzi erano i bambini a spaventare noi.

Il mio migliore amico, Lastan e sua moglie Siobhan, si erano addirittura trasferiti dalle camerette accoglienti alle fogne del quartiere.

Mentre me ne sto accucciato a osservare i pennarelli, i soldatini e i pezzi di lego sparsi per terra, perché Davide non era di certo un bambino ordinato, comincio a sentire urlare. Poi piangere e poi qualcosa di caldo gocciolarmi sulla testa. Mi tappo le orecchie.

Davide aveva avuto così tanta paura che aveva fatto la pipì a letto. Impreco sottovoce, mentre chiama la sua mamma che arriva dopo qualche minuto.

Accende la luce e io mi stringo nelle spalle, al centro dell'ombra prodotta dal letto.

«Davide, che cosa succede?». Sento il peso di sua madre schiacciare il materasso per sedersi accanto al figlio impaurito. «Hai fatto un brutto sogno?».

«Sì». Davide tira su col naso.

«Te lo avevo detto che non dovevi rimanere a guardare quel film con papà. Non è un film per bambini di quattro anni come te» lo rimprovera, ma nella sua voce rimane la preoccupazione. «Vieni, andiamo in bagno» gli dice più amorevole. «Così ti cambio le lenzuola».

Li sento uscire dalla stanza, mentre la speranza si riaccende nel mio petto e respiro l'odore di paura che Davide aveva rilasciato nell'aria.

Forse c'era un modo per spaventarli. Un modo per riaccendere la nostra leggenda.

Dei passi mi destano dai miei pensieri. La mamma di Davide è tornata e sta sistemando il letto del figlio. Le vedo solo le caviglie e le pantofole bianche coi cuoricini rosa.

E se dovessimo spaventare i grandi per tornare a far paura ai piccoli? Alla fine sono stati loro a dire che sotto i letti non c'era nulla di cui aver paura.

Per un attimo sono molto tentato di afferrarle la caviglia e chiuderla in una morsa con la mia zampa dalle unghie aguzze.

Mi avvicino alla fine del materasso. Il mio rifugio. 

Mentre il mio respiro si fa più tremolante.

Lei quasi avesse sentito la mia presenza, si allontana di un passo e poi si abbassa, per raccogliere le lenzuola umide che aveva fatto cadere per terra.

Prontamente ne afferro un lembo e le tiro verso il basso. 

«Ma che diavolo...» la sento pronunciare. Mentre si sporge a vedere dove il tessuto può essersi impigliato.

Il mio cuore malvagio sussulta nel petto. Tiro di nuovo, creando quasi un tiro alla fune. Finché la donna è costretta a piegarsi e guardare sotto il letto.

La prima regola era quella di non farsi mai vedere dai genitori. Da chi poteva capire che noi mostri del letto siamo veri ed esistiamo sul serio, per evitare di essere cacciati.

Eppure aspetto, invece di nascondermi. Così i miei occhi incontrano i suoi e vedo il mio aspetto riflesso nello stupore.

 Così i miei occhi incontrano i suoi e vedo il mio aspetto riflesso nello stupore

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