Capitolo 19

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"Aveva detto che non era qui per flirtare..." commento osservando Leonard e la ragazza bionda.
"Hai detto qualcosa?" domanda William appena tornato al tavolo.
"No, pensavo ad alta voce" scuoto la testa, per poi sfoderare un sorriso enorme quando lui mi porge lo zucchero filato.
"Grazie, sono secoli che non lo mangio" commento felice.
"Sono a disposizione per ogni volta che sarai interessata a comprare dello zucchero filato" afferma lui.
Gli sorrido.
"Beh...senza dubbio non è una frase banale per attaccare bottone" riconosco.
Lui ride.
"La banalità è una piaga nelle relazioni" dice.
"Conocordo" annuisco assaggiando quella squisitezza.
Rimaniamo in silenzio per un attimo.
"Allora...che cosa fai nella vita? Stai studiando o lavori?" mi domanda.
"Ehm..." farfuglio qualcosa per guadagnare tempo.
Dovrei essere abituata a questo genere di cose, eppure una domanda di tale genere, se improvvisata, riesce sempre a mandarmi in crisi.
"No, aspetta: quanti anni hai? " chiede.
"Venti" rispondo subito .
Non è proprio così,ma non è importante che lui lo sappia.
"Allora scommetto che studi. Io frequento l' università della città" mi riferisce.
Gli lancio un' occhiata divertita.
"Tu...stai sperando che io ti dica che anche io studio qui, vero?" domando.
"Beccato" ammette.
Scoppiamo a ridere insieme.
"Io...mi sono presa un anno di pausa tra il liceo e tutto il resto" improvviso.
"E hai fatto bene!" annuisce.
"L' avrei fatto anche io, se i miei non fossero state delle persone estremamente fiscali sul fatto dell' università. Sei fortunata che i tuoi genitori ti lascino questa libertà" mi sorride.
"Già" mormoro.
"...Mia mamma in particolare ha insistito perché proseguissi il mio percorso di studi senza interruzioni di alcun tipo" mi racconta.
" E a volte vorrei non lo avesse fatto" aggiunge.
"Non è stato un gesto di cattiveria" intervengo.
"...Probabilmente temeva che dopo un anno totalmente libero tu non riuscissi a riacquisire la motivazione necessaria a riprendere in mano i libri. Non avrebbe del tutto torto" esprimo la mia opinione.
"È esattamente ciò che ha detto lei" mi guarda con un briciolo di sorpresa.
"Ho un pochino di esperienza" sorrido.
"Saggia. Mi piace" mi fa l' occhiolino.
Rido.
"....Ma parliamo un po' anche di te" lo guardo.
"Mi hai chiesto l' età ,ma non mi hai riferito la tua" gli faccio presente.
"Giusto" annuisce.
"Ho ventiquattro anni" afferma.
"Sono un po' più grande, ma di poco" osserva.
"La cosa è relativa" mi lascio sfuggire.
"In che senso?" si incuriosisce.
"....Nel senso che non è l' età che fa la maturità di una persona" improvviso una risposta.
"Concordo" alza le mani in segno di resa.
Nel frattempo addento altro zucchero filato.
Chiacchieriamo un altro po' finché entrambi non abbiamo finito di mangiare il nostro dolce.
"Che sete" commenta lui.
Mi alzo in piedi.
"Questa volta tocca a me" affermo.
"...A fare cosa?" mi guarda.
"Ad offrire. Dimmi cosa vuoi da bere" sorrido.
"Ma no, non se ne parla" fa per tirare fuori il portafoglio, ma io mi incammino verso il bar.
"Dimmi che cosa hai voglia di bere entro dieci secondi o ti compro dell' acqua naturale" dico.
Lui ride.
"Vada per una birra" sceglie.
"Una birra. Torno subito" annuncio.
Mi dirigo verso il bar e mi metto in fila.
La ragazza davanti a me sembra proprio essere la bionda adocchiata da Leonard.
La osservo per un attimo.
"Scusa, sei l' ultima della fila, giusto?" le domando.
Lei si volta.
Ha uno splendido paio di occhi azzurri.

"Sì" mi sorride lievemente

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"Sì" mi sorride lievemente.
"Perfetto, allora mi metto dietro di te" affermo.
Rimaniamo in silenzio per un altro po'.
"....Anche tu qui da sola?" mi domanda.
"Lo ero" rispondo "...poi un ragazzo ha deciso di farmi compagnia" concludo la frase.
"A me è successa la stessa cosa, è solo che adesso è sparito di nuovo" corruga la fronte.
"...È un ragazzo della città ? Magari lo conosco" improvviso.
"Non credo di averlo mai visto prima. È alto, biondo e con gli occhi verdi. Ha detto di chiamarsi Louis" spiega.
"Louis? Sei sicura di avere capito bene?" domando.
"Credo di si" risponde.
"C'è qualcosa di strano?" ride .
"No, è solo che la tua descrizione corrispondeva a quella di un mio....conoscente, però lui si chiama in un altro modo" spiego.
"Di sicuro saranno due ragazzi che si somigliano" sorride.
"Sì, senz' altro è così" annuisco.
Procediamo di qualche passo.
"Va tutto bene?" mi domanda la ragazza dopo un po'.
Corrugo la fronte.
"Sì, è solo che...lo senti anche tu questo odore forte?" le chiedo.
"No" scuote la testa.
"Quale odore?" domanda curiosa.
"Non lo so, ma è veramente..." faccio per dire, quando lei si scosta una ciocca di capelli dal viso e vedo la sua mano.
"Ti sei fatta male?" domando.
Poi deglutisco a fatica.
"Per questa?" domanda indicando una minuscola ferita insanguinata.
"Mi deve aver punto qualche insetto qualche minuto fa. Ho iniziato a grattarmi così forte che ho rovinato la pelle " spiega.
"Sta sanguinando" le faccio presente.
"Sì, ma non è nient..." fa per dire, ma si interrompe.
"I tuoi occhi" mi guarda sorpresa.
Sbatto un paio di volte le palpebre.
"I miei occhi cosa?" cerco di rimanere impassibile.
"Sembrano più scuri rispetto a poco fa" osserva incuriosita.
"E hai delle occhiaie profonde..." continua.
Faccio qualche passo indietro.
"Sei sicura di stare bene?" chiede.
"Sì . Devi solo starmi un po' più lontano, mi manca l' aria" affermo.
Lei si avvicina.
"Ti serve aiuto?" insiste.
Mi copro la bocca con la mano e allungo un braccio per tenerla a debita distanza.
"Ti ho detto di stare lontano. Tu non sai quanto sforzo mi stia costando tutto.....tutto...." inizio a sentirmi debole.
"...Tutto questo" riesco a concludere la frase prima di svenire.

Mi risveglio all' improvviso.
Sono sdraiata sul prato.
La prima immagine che appare ai miei occhi è il volto di William circondato da una piccola folla.
Passo velocemente in rassegna i numerosi visi: tra i presenti c'è anche Leonard.
"State lontano, per favore! Se le state tutti vicini non la fate respirare!" esclama William con decisione.
Qualcuno si allontana.
"Ben tornata tra noi" mi sorride poi.
"Stai bene?" mi domanda.
"Credo di si" annuisco.
"Ce la fai ad alzarti?" chiede.
"Sì" rispondo.
"Credo che dovresti per lo meno aiutarla" interviene Leonard.
"Stavo per farlo" ribatte lui, porgendomi la mano.
L' afferro e mi alzo in piedi.
Riconosco la ragazza bionda di prima.
"Mi hai fatta spaventare" mi accarezza un braccio.
"È passato" sorrido lievemente, mentre la piccola folla si dimezza.
"Abiti qui vicino o hai bisogno di un passaggio in auto?" chiede William.
Sospiro.
"Sarebbe bello andare a casa su qualcosa che sia più sicuro delle mie gambe ancora tremanti" mi costa ammettere.
Ho l' orgoglio vampiresco ferito nel profondo.
"Ci mancherebbe altro" mi porge il braccio.
Mi ci aggrappo ed insieme ci dirigiamo verso la sua automobile.
Mi guardo attorno: Leonard è sparito.

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