Capitolo 42

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Mi risveglio a causa di una frenata brusca da parte di Margareth.
Un attimo dopo le ante del furgone vengono aperte con impazienza.
"Portala giù" ordina la ragazza a William.
Devo socchiudere gli occhi per riabituarmi alla luce.
Lui mi prende tra le braccia e mi trascina giù di peso.
Non ho più i paletti di legno addosso,ma il dolore delle ferite si fa sentire forte e chiaro.
Avverto anche un senso di nausea.
William segue Margareth verso un edificio grigio mai visto prima.
E a giudicare dalla luce non è più sera, ma mattina inoltrata.
Ma dove mi hanno portata?
Giungiamo davanti ad un portone verde di metallo.
Margareth appoggia la mano su un pannello di riconoscimento appeso al muro,  e quello inizia a scorrere per farci passare.
"Che fai? Muoviti" dice impaziente la ragazza rivolta al suo compagno di squadra.
William  la segue.
Vedo solo luci al neon, computer, stanze anonime.
Sembra un centro di spionaggio.
Poi imbocchiamo un lungo corridoio,ed inizio a notare che ci sono dei letti.
Letti come in ospedale.
Ci sono altre persone .
Ci guardano incuriositi.
Sembrano scienziati pazzi.
"Chi é questa gente?" domanda William dando una forma ai miei pensieri.
"Tecnici per la manutenzione dei computer" risponde Margareth.
"Tutti?"
"Beh, no. La maggior parte. Gli altri sono alcuni ragazzi come te. E ci dovrebbe essere anche mia mamma  , da qualche parte" spiega.
"E noi stiamo andando da lei ?" si informa lui.
Lei si volta a guardarlo come se fosse un cretino.
"William, abbiamo catturato un ibrido. Come minimo dovrebbe saperlo anche il Presidente" risponde la ragazza.
"Ok, mi sembra giusto" concorda lui.
Riprendiamo a camminare.
"Mamma!" esclama Margareth poco dopo .
Una donna alta e magra si volta verso di noi.
Ha gli occhi azzurri come quelli  della figlia e dei capelli drittissimi castani, lunghi fino alle spalle.
"Amore!" sorride venendoci incontro.
Quando ci troviamo a pochi metri di distanza sembra ripensarci.
"Perché quella è ancora viva? I vampiri non perdono la loro forza tappando loro la bocca" commenta.
"No,mamma , è un ibrido!" spiega Margareth piena d' orgoglio.
"L' abbiamo catturata io e William!" aggiunge.
Lui pare essere in difficoltà con la sua presa, ma riesce a mantenermi salda con un solo braccio e allunga una mano per presentarsi.
"Ciao, tanto piacere, io sono Lucy" sorride la donna.
"....Ad ogni modo" posa su di me i suoi occhi glaciali "ne siete sicuri?" domanda con una luce di pura estasi nello sguardo.
"Sì, mamma. L' ho tenuta d' occhio abbastanza a lungo da esserne certa" risponde la ragazza.
La donna mi solleva il mento con una mano.
"Quanti anni ha?" domanda.
"Fisicamente penso sulla ventina. Concretamente non ne ho la più pallida idea" ammette sua figlia.
"Sì,  ne ha venti" conferma William.
"Venti" ripete la donna.
"Sì , ma perché il nastro adesivo?" corruga la fronte.
"Mi ha chiamato puttana" spiega Margareth.
La donna alza gli occhi al cielo.
"Ho capito, ma ti sembra il caso?" commenta, poi mi strappa il nastro grigio dalla bocca con una mossa decisa.
Emetto una specie di lamento.
"Come ti chiami?" mi domanda.
Continuo a fissarla senza parlare.
"Non mi dici nemmeno il tuo nome?" continua.
"Mamma te lo dico io: questa è proprio una gatta da pelare" commenta Margareth.
La donna sorride.
"Magari le ci vuole del tempo. Che diamine ha sul braccio? E tutto quel sangue?" domanda poi.
"Perché lei non ha visto la schiena..." interviene William.
"Ha opposto resistenza" si giustifica la figlia.
La donna sembra infastidita.
"Devi imparare a dosare le misure. Un ibrido non è resistente quanto un vampiro" la rimprovera.
"Beh, è viva e vegeta" liquida il tutto la ragazza.
"Vegeta... non troppo" dice Lucy.
"Portala in una delle stanze e lasciala dormire almeno qualche ora" ordina poi.
Margareth annuisce.
"William, seguimi" dice.
Ci muoviamo di nuovo lungo il corridoio, fino a quando non giungiamo davanti ad una porta di metallo con il numero venti impresso sopra.
"Lasciala qui" impartisce direzioni.
"Mi fermo un minuto " afferma lui.
"Ti dico che non ha la forza di fare niente di strano" ripete Margareth.
"Fa niente. Voglio accertamene . Mi ricorderò di chiudere la porta" ribatte William.
"Va bene" cede lei prima di andarsene.
Il ragazzo mi posiziona sopra un letto rigidissimo dalle lenzuola bianche.
Non appena la mia pelle sfiora le coperte mi viene da tossire dal dolore.
Lui prende una sedia e si accomoda di fianco a me.
Mi guarda.
"Che cazzo vuoi?" domando.
Scrolla le spalle.
"Solo accertarmi che tu avessi ancora la voce" risponde.
"Sì , e con questa stessa voce voglio farti una domanda " affermo.
"Non so se potrò darti una risposta" dice.
"Io credo di si" ribatto.
"Morirò qui, vero? Oggi,  domani o tra qualche giorno" lo guardo.
"...Perché questo è una specie di centro di studio per mostri come noi, o sbaglio?" aggiungo.
"Non so quando ti uccideranno" risponde.
"Ma è certo che qui non te la spasserai" continua.
Rido amaramente.
"Beh, tranquillo : nemmeno tu lo farai" replico.
"Cosa vorresti dire?" domanda.
"Che io ti uccideró" gli sorrido.
Lui ride.
"Ah si? Con quelle ferite?" mi prende in giro.
"Fosse l' ultima cosa che faccio" sorrido.
Raccolgo l' ultimo briciolo di forza che mi rimane e mi scaglio su di lui.
Lo colgo così alla sprovvista che non ha nemmeno il tempo di difendersi.
Lo scaravento giù dalla sedia e gli stringo la gola tra le mani mentre lui tenta di allontanarmi.
"Muori,  lurido bastardo" lo guardo negli occhi mentre soffre e tenta di aggrapparsi alla vita.
Lui si dimena, ma io sono più forte.
Un Cacciatore è pur sempre un umano.
Inizio a sentire l' adrenalina invadere il mio corpo e quella soddisfazione inarrestabile nel vedere una mia vittima soffrire.
Mi viene quasi da ridere, quando sento quell' odore.
Quel profumo irresistibile del sangue che pulsa nelle sue vene.
Inizia a mancarmi il respiro.
Fisso la vena sul suo collo e mi passo la lingua sui canini.
Lui guarda terrorizzato.
Mi scaglio contro di lui, e quando mancano pochi millimetri tra i miei denti e la sua pelle vengo colta da un mal di testa indescrivibile.
Un dolore lancinante, come se stesse per scoppiarmi.
Mollo la presa e mi getto di lato con la testa tra le mani.
Mi manca il fiato dal dolore.
William si rialza e mi afferra per le spalle con rabbia.
Mi scaraventa sul letto.
"Ma che cazzo credevi di fare, eh?! " mi guarda con aria furiosa.
Afferra una siringa da un armadio vicino.
"Adesso ti sistemo io" mi minaccia, ma in quel preciso istante Lucy e Margareth aprono la porta.
"No!" grida la ragazza.
"Non ti azzardare!" si rivolge a William.
"Stavo per metterla a tacere per qualche ora. Non è quello che vogliamo?" domanda lui.
"Non fino a quando non avremo scoperto che cosa ha causato quel mal di testa" risponde Lucy.

"Non fino a quando non avremo scoperto che cosa ha causato quel mal di testa" risponde Lucy

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