Capitolo 49

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Leonard 's Point of View

Guardo nuovamente la ragazza.
Il sole alle sue spalle non mi aiuta a mettere a fuoco il suo viso.
Dopo aver riflettuto per un momento annuisco.
" Va bene, vada per il capannone" rispondo.
Lei sorride lievemente.
" Ok, allora dobbiamo tirarti in piedi" dice guardandosi attorno.
" Dubito che tu ci riesca da solo" aggiunge.
Emetto un verso molto simile ad un lamento quando cerco di alzarmi .
"Aspetta, facciamo così" propone lei mettendomi un braccio attorno alla vita.
È accovacciata sulle ginocchia.
"Al mio tre ci diamo una spinta verso l' alto e ci tiriamo su, va bene?" domanda.
" Come vuoi" rispondo privo di forze.
Lei annuisce.
Stringe il braccio attorno a me.
" Uno, due... tre!" esclama.
Utilizzo tutte le mie energie per seguire il suo ordine e con immensa fatica mi ritrovo in piedi.
" Bravissimo, ora andiamo verso l' auto" sorride lei.
Mi guida senza mai lasciarmi andare un momento, poi apre la portiera ed io mi getto letteralmente di peso sul sedile del passeggero.
Lei mi affianca al posto del guidatore ed ingrana la prima marcia.
Sento il vento tra i capelli a bordo della decappotabile.
" Quanto hai detto che dista da qui questo capannone?" domando con una mano sulla fronte.
" Un paio di chilometri. Tre al massimo" risponde.
Annuisco.
" Grazie al cielo" commento.
" Spero soltanto che tu non abbia bisogno di qualcosa di serio come un dottore o un' ambulanza e sia solo fame e sete come dici" mi guarda un po' scettica.
Mi viene da ridere.
" Fidati...non ho bisogno di nessun dottore" ribatto.
" E come fai a saperlo con certezza? Fino a prova contraria ti ho appena trovato collassato sul ciglio della strada" continua.
Sorrido.
" Lo so perché sono un paziente un po'...particolare" affermo.
" Secondo me necessiti di qualche cura in più, che tu sia un paziente speciale o meno" insiste.
" Mi piace la tua determinazione" dico.
Lei corruga la fronte.
Rido.
"... Ma se ti dico che non mi serve un dottore, dovresti credermi" la informo.
"...Disse lo sconosciuto trovato lungo la  strada" mi prende in giro.
" Non so nemmeno perché io mi sia fermata" ammette.
" Una ragazza dovrebbe stare più attenta a queste situazioni" si rimprovera da sola.
" Come faccio a sapere che non sei uno stupratore? O un ladro? O un assassino?" inizia a ragionare.
Sorrido.
" Non puoi" rispondo semplicemente.
Deglutisce.
" Di solito non faccio queste cose" mi spiega.
" Anzi, sono anche spaventata" confessa.
Sento il suo cuore accelerare il suo battito.
Mantenere il controllo diventa più difficile.
Mi stringo al sedile di pelle.
"... Ma quando ti ho visto non ho potuto desistere dal fermare l' auto" continua sempre più agitata.
"Qualcosa in te mi rende letteralmente impossibile evitarti" inizia a spaventarsi sul serio.
Sorrido soddisfatto.
" Lo so" annuisco.
Scorgo un capannone poco lontano.
La ragazza inizia a rallentare.
" Que-questo è il posto che ti dicevo" balbetta accostando l' auto un minuto più tardi.
Attorno a noi un' immensa distesa di verde interrotta soltanto da poche, grandi costruzioni.
" Dobbiamo attraversare a piedi la campagna e poi ci siamo" mormora.
Mi volto a guardarla.
Questa ragazza è improvvisamente terrorizzata.
Non è stupida come la maggior parte degli umani ( e soprattutto delle umane) che ho ucciso finora.
Sa che qualcosa non va.
" Ti ringrazio tanto" appoggio una mano sulla sua coscia.
La guardo negli occhi.
".. Ma non è necessario che tu venga con me. Tra un attimo potrò benissimo farcela da solo" affermo.
"In che senso? Nemmeno ti reggi in piedi" ribatte.
Sorrido.
" Mi dispiace" dico.
Lei sbianca.
" I tuoi occhi..." mormora.
Mi passo la lingua sui canini.
Lei urla.
La prendo per il collo ed affondo i denti nella sua carne.
Mi godo il momento finché anche l' ultima goccia di sangue non si trova nel mio corpo, poi getto il cadavere lontano da me, abbandonato sul sedile in una posa innaturale.
Mi asciugo gli angoli della bocca con il dorso della mano e scendo dall' auto.
Respiro a pieni polmoni l' aria di campagna e mi godo la forza riacquistata.

Autumn's Point Of View

" Ci sedano?" corruga la fronte Chris.
"Si! Ecco perché tu perdi la determinazione ad uscire di qui giorno dopo giorno! Stai assumendo involontariamente i loro sedativi da più di un mese!" lo guardo.
Lui lancia uno sguardo alla telecamera di sicurezza, abbassando ulteriormente la voce.
" E perché tu riesci a contrastare il loro effetto? " domanda.
" Mangio semplicemente meno di te " rispondo.
" Dovremmo smetterla con il cibo umano" affermo.
" Tu non... Mi hai detto che non riesci a mangiare altro senza stare male" mi fa presente.
" Questo loro non lo sanno" ribatto.
" Posso sforzarmi. Posso digiunare qualche giorno e poi chiedere che mi venga fornito del sangue. Giusto il tempo di ripulire l' organismo e tornare a pensare lucidamente" spiego.
" Tu invece dovresti riuscirci benissimo. Devi ascoltarmi e fare come ti ho appena spiegato, perché io e te usciremo di qui insieme e nessuno potrà fermarci, hai capito?" lo guardo negli occhi.
Lui sembra scettico.
" Chris, dimmi che hai capito e che scapperemo " insisto.
Lui fa un lungo sospiro.
" Va bene" annuisce.
Sorrido.
" Ne sono felice" affermo.
" Perché bisbigliate?" domanda William avvicinandosi alle nostre celle.
Sussulto al suono della sua voce.
" Magari si stanno sussurrano cose romantiche" sorride Margareth a pochi passi di distanza.
"No, Autumn è mia" replica William con espressione soddisfatta.
Rido.
"Nei tuoi sogni più rosei" aggiungo.
Margareth solleva le sopracciglia in segno di stupore.
"Non male come risposta" commenta divertita.
William estrae dalla tasca un mazzo di chiavi ed apre la porta della mia cella.
" Tesoro mio, abbiamo bisogno di te" annuncia guardandomi.
" Perché? Vi serve  altro sangue? Sono certa di avervene forniti almeno tre litri" ironizzo.
" No, basta sangue. È giunto il momento di capire perché ogni tanto vieni colpita da quei forti mal di testa" risponde.
" Ti ricordo che siamo per metà umani" interviene Chris.
" Agli umani succede" aggiunge.
" Abbiamo altre teorie" mi guarda Margareth.
" Dai, non ti faremo così male" alza gli occhi al cielo porgendomi una mano.
" Non verrò con voi" affermo.
" Cavolo, non hai ancora capito che non puoi opporti. Non sei tanto sveglia" commenta lei.
" William, fai tu" ordina.
Lui si incammina verso di me.
" Stammi lontano" lo guardo, arretrando fino a ritrovarmi con le spalle al muro.
Lui mi porge una mano.
" Non farmi essere violento" dice.
" Questo dovrei dirlo io" ribatto.
" William? Si fa notte" insiste Margareth, e a quel punto lui afferra con forza il mio polso destro e mi dà uno strattone così forte da farmi finire contro di lui.
" Ma che cazzo fai?" impreca Chris dall' altra parte del vetro.
William afferra anche il mio polso sinistro e lo lega insieme al destro in una corda spessa.
Faccio una smorfia di dolore.
" Bravissimo. Portala nella stanza al primo piano, quella con il lettino ed i macchinari. Io vi raggiungo più tardi" annuncia Margareth allontanandosi.
William afferra la corda e mi trascina fuori dalla cella con sé.
Mi volto a guardare Chris con espressione preoccupata e spaventata, al che lui mi risponde allo stesso modo.
Ha paura che mi facciano del male.
Non appena usciamo dalla cella il Cacciatore mi costringe a salire le scale insieme a lui, quasi trascinandomi.
" Dammi almeno il tempo di fare i gradini, cretino" mi arrabbio, e quando lui si trova su un paio di scalini superiori rispetto a quello dove mi trovo io, decido di dare uno strattone.
Lui barcolla e cade all' indietro , scivolando almeno cinque gradini dietro di me.
Lui mi insulta ed io inizio a correre.
Lungo il corridoio non c'è assolutamente nessuno, così corro velocemente senza una meta precisa, cercando di ricordare dove si trovi l' uscita.
Dopo un po' vedo un ascensore sulla mia destra e mi catapulto verso di esso, le mani ancora legate.
Faccio per premere il pulsante che mi permette di aprire le porte, quando quelle mi precedono e ne esce un William furioso che mi prende per il collo.
Un grido mi rimane soffocato in gola.
Lui stringe la presa e mi trascina nella prima stanza libera che trova, guardandosi attorno.
Chiude la porta a chiave alle sue spalle e mi scaraventa contro un lettino.
" Non hai ancora capito un cazzo" mi guarda.
"Non puoi fuggire da me. Non puoi farmi fesso. Il mio controllo su di te equivale alla mia dignità e sopravvivenza qui dentro. Non mi farò fregare da te, sono stato chiaro?" si avvicina pericolosamente.
Mi solleva il mento con le mani.
" Tu mi piaci anche, Autumn. Sei bellissima e non sai cosa vorrei farti se solo tu non fossi una schifosa ibrida " afferma.
Rido.
" Credi ancora che io mi lascerei sfiorare da te? Da un povero sfigato che deve ubbidire ad una ragazzina per poter essere considerato degno di stare qui? Non meriti neanche un mio capello, Will" gli sputo un faccia il mio disprezzo.
Lui sorride, poi torna a stringermi il collo.
Non riesco più a parlare.
Mi costringe a stendermi sul lettino.
" Io di te posso fare ciò che voglio, e posso farlo sia qui dentro che fuori, perché tu sei solo una stupida che in fondo è attratta da me" sorride soddisfatto.
Questa mattina indosso uno dei vestiti semplicissimi e grigi che mi sono stati forniti dalla gente che lavora qui.
William mi appoggia una mano sulla coscia e mi solleva la gonna lentamente.
Inizio a dimenarmi e a tirare calci, ma le mie mani legate e la mia impossibilità a respirare mi tolgono parecchia forza.
Lui ride soddisfatto.
" Lo vedi? Quello che voglio" ripete.
Toglie improvvisamente la mano dal mio collo e si china a baciarlo.
Rimango intontita per un secondo dall' improvviso passaggio di aria verso il mio organismo reso di nuovo possibile.
" Mi fai schifo" sibilo sotto il suo tocco, impossibilitata a difendermi.
" No, io non credo" sorride allontanandosi da me.
Faccio per alzarmi in piedi e dargliele di santa ragione, quando un mal di testa potente mi assale.
Questa volta però è diversa dalle altre : ho come delle visioni.
Vedo una campagna.
E... Leila?
C'è anche Evelyn!
E...forse... Adam?
Stanno parlando.
Con me! O meglio, non con me, ma con chiunque mi stia trasmettendo queste immagini.
Prego con tutto il mio cuore che si tratti di Leonard.
Riesco a scorgere questo edificio in lontanza. Riconosco il portone verde!
Poi la visione cambia.
Il campo visivo si sposta e noto un altro edificio meno lontano.
Anch' esso ha una porta dello stesso colore.
I ragazzi si avviano verso quello.

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