Capitolo 8

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Era passata ormai una settimana dal sabato della festa. Io e Iker avevamo continuato a sentirci tutti i giorni, e sembravamo essere sempre più affiatati.
Purtroppo non eravamo più riusciti a vederci.
Lui era stato costantemente impegnato con gli allenamenti, che si intensificavano in vista dell'imminente inizio di stagione, ed io avevo ripreso a lavorare duramente, con turni sempre più pesanti.
Mi ditesi sul letto, stremata dalla terribile giornata lavorativa.
Inviai un rapido messaggio a Iker, augurandogli la buonanotte.
La sua risposta non si fece attendere.
"Buonanotte tesoro, ci vediamo presto.".
Sorrisi.
Non potevo evitare di farlo ogni volta che leggevo un suo sms.
Mi addormentai poco dopo, senza avere nemmeno la forza di rispondere.

La suoneria del BlackBerry riecheggiò nella stanza, svegliandomi di soprassalto.
Guardai lo schermo, con gli occhi assonnati, senza riuscire a leggere il nome del mittente di quella insolita telefonata.
"Pronto?"
"Tesoro mio, vèstiti. Ti aspetto davanti al cancello.", sentii dire dalla voce che avrei riconosciuto tra mille.
"Iker? Ma che ore sono?", chiesi sorpresa.
"Le cinque di mattina."
"Iker, per quale ragione sei davanti al cancello di casa mia alla cinque del mattino?"
"Tu preparati e raggiungimi. Il resto te lo spiego andando."
"Andando dove??"
"Ti aspetto.", disse Iker e mise giù prima che potessi aggiungere altro.
Mi alzai, ancora sorpresa e assonnata. Indossai i primi vestiti che mi trovai davanti. Legai capelli e uscii di casa, trovandomi davanti Iker, appoggiato alla sua Audi che mi aspettava, stretto nel suo giubbotto di pelle.

********
"Buongiorno, piccola", la salutai.
"Buongiorno? Non è nemmeno giorno! Cosa ci faccio qui?", replicò.
"Sei sempre così di cattivo umore la mattina?"
"Solo se mi svegliano alle cinque."
"Vedrai che ne sarà valsa la pena."
"Ti conviene.", rispose facendomi la linguaccia.
"Vieni qua", dissi tirandola per un braccio e incollando le labbra alle sue.
Mi ricambiò immediatamente e mi sembrò di poter assaporare tutta la passione che aveva in corpo.
Dio solo sa quanto quel contatto mi fosse mancato in quell'interminabile settimana.
"Mi sei mancato", mi disse, quasi mi stesse leggendo nella mente.
"Anche tu".
"Sali, dai.", la invitai, aprendole come sempre la portiera.
"Si può sapere dove dobbiamo andare a quest'ora?"
"Mar, fidati di me.", dissi serio.
Lei sorrise e si allacciò la cintura di sicurezza.

******
Dopo venti minuti l'Audi nera di Iker si fermò davanti ad un lungo viale di ciottoli.
Lui parcheggiò, poi mi prese per mano e mi condusse lungo il viale.
"Ci siamo quasi", disse.
Superammo un piccolo parco, ornato di giostre per i più piccoli, una piccola area riservata al relax, con delle amache incastrate tra i tronchi degli alberi, e infine oltrepassammo un'alta siepe.
"Ora voltati", mi sussurrò piano Iker all'orecchio.
Lo spettacolo che mi si mostrò fu senza dubbio uno dei migliori che avessi mai visto.
Il sole cominciava lento a sorgere, dietro gli alti colli che si stagliavano imponenti in lontananza. Sotto di noi, tutta Madrid cominciava a svegliarsi, piano, sotto i miei occhi increduli, mentre io non potei evitare di portarmi una mano alla bocca, completamente senza parole di fronte a tanta bellezza.
"Te l'avevo detto che ne sarebbe valsa la pena.", 'i sorrise Iker, appoggiando la testa sulla mia spalla, mentre mi stringeva dolcemente da dietro.
Mi voltai a guardarlo negli occhi.
"È incredibile. Tu sei incredibile", gli dissi stringendolo a me, con una forza che nemmeno sapevo di avere.
Iker sciolse l'abbraccio, accarezzandomi il viso e aiutandomi a sedermi comoda, per godersi meglio lo spettacolo.

********
Mentre Marisol guardava la meraviglia che si stagliava davanti a lei, io mi stesi sull'erba umida, osservando ogni suo movimento.
"Cosa fai? Mi porti qui e non guardi questo spettacolo?", mi chiese.
"Tu sei il mio spettacolo.", le dissi serio.
Marisol sorrise. Il sorriso più dolce che nessuna mi avesse mai rivolto.
Si avvicinò a me e mi baciò con passione. Poi poggiò la testa sul mio petto e chiuse gli occhi.
"Non andrai via anche tu, vero?", chiese in un sussurro, dopo svariati minuti di silenzio.
Un moto di tenerezza mi invase.
Mi misi a sedere, per essere sicuro che lei potesse guardarmi negli occhi mentre rispondevo alla sua domanda.
"Non devi neanche pensarlo, siamo intesi?", dissi serio come non ero mai stato.
Marisol annuì, per poi prendermi il viso tra le mani e baciarmi.
"Dobbiamo tornare. Se Sergio si sveglia e scopre che non sono a casa, mi ammazza.", disse poi alzandosi e tendendomi una mano.
"E va bene. Ti riporto dal tuo fidanzato geloso.", replicai, sarcastico.
"Che scemo", rise Marisol stringendosi a me, mentre camminavamo verso l'auto.

*********
Si erano fatte ormai le otto di mattina.
Arrivata a casa, salutai Iker con un bacio e corsi in camera mia, per evitare che Sergio, al suo risveglio, si accorgesse della mia piccola fuga d'amore.
Ormai davanti alla porta della mia camera, però, i miei piani vennero spazzati via dalla voce di mio fratello.
"Eri con Iker, vero?", disse con un tono di voce inflessibile.
Abbassai lo sguardo.
"Rispondi, per favore? Eri con lui o no?", gridò.
"Si Ser, ero con lui. E il problema qual è?"
"Non puoi uscire a quest'ora, sei ancora una bambina."
"Questo è quello che tu vuoi credere. Ma io non sono più una bambina da tempo. Sembra che tu sia l'unico a non essersene accorto.", ribattei seccata, sbattendo la porta della miacamera.
In quel momento sentii squillare il BlackBerry.
"Val?"
"Ehi! Come vanno le cose?"
"Bene. Cioè male. Bene e male...Non lo so.", dissi confusa.
"Calmati un secondo e cerca di spiegarmi.", mi tranquillizzò Valentina.
"Ho visto Iker, e sono stata benissimo. Quel ragazzo è meraviglioso, io non so cosa mi prenda con lui...", confessai, lasciandomi cadere sul letto.
"Perdonami, ma quale sarebbe la parte negativa in tutto questo?", chiese sorpresa.
"Nulla è che... Ho paura."
"Paura? Di cosa hai paura?"
" Non riesco a controllare quello che sento e questo mi spaventa ...", dissi semplicemente.
"Sei semplicemente innamorata. È tutto normale.", mi rassicurò, e il modo in cui pronunciò quelle parole fece scattare mille campanelli d'allarme nella mia testa.
Mi misi immediatamente a sedere, riflettendo sulle sue parole.
"Innamorata hai detto? No, ma, non credo che ... Voglio dire, questa è una parola forte..."
"Lo so. Forte come quello che provi per Iker."
Non risposi.
"Ahhh, il ben noto silenzio-assenso.", commentò Valentina, con il sorriso nella voce.
Io sospirai.
"Sai bene come è finita con Mauro. Non posso permettere che accada di nuovo. Non con Iker.", dissi sicura.
"Vedrai che non accadrà. L'amore è una cosa stupenda, Mar, non deve spaventarti."
"Si, lo so... Tu piuttosto? Come va con Sergio?", chiesi curiosa.
"Diciamo che va."
"Cioè?"
"Beh, diciamo solo che forse avevi ragione...", ammise Valentina con una nota di imbarazzo nella voce.
"State insieme??", urlai, entusiasta.
"No, beh, non stiamo insieme. Ci siamo baciati..."
"Devi raccontarmi tutto. Ci vediamo tra un'ora al Corte Ingles.", dissi felice.
"D'accordo, a tra poco.", acconsentì.
Mi aggiustai il trucco, rassettai la stanza e misi in ordine la cucina.
Poi presi le chiavi della macchina, e cominciai a guidare.
Arrivata al centro commerciale, parcheggiai e mi incamminai verso l'entrata, dove avevo appuntamento con Valentina.
Mentre camminavo, notai la macchina di Iker, parcheggiata qualche fila più avanti della mia.
Mi guardai intorno, cercando di scorgere il portiere, quando finalmente lo vidi, mentre parlava con una ragazza di spalle.
Mi bloccai immediatamente, cominciando a sentire lo stomaco chiudersi.
Mi avvicinai di qualche passo e notai che la ragazza gli stava passando una mano tra i capelli. Le lacrime cominciarono a pungermi gli occhi, e io non avevo alcuna intenzione di fermarle.
Quando Iker si accorse di me, mi voltai immediatamente, cominciando a camminare nella direzione opposta.
"Mar!", mi sentii chiamare da Iker, mentre iniziava a rincorrermi.
"Mar, fermati, per favore.", mi supplicò.

*******
Finalmente Marisol  arresto la sua corsa e si voltò verso di me. Io mi sentii morire vedendo le lacrime che, scendendo incontrollate, avevano ormai bagnato completamente il suo bel viso.
"Mar, non è come credi.", cercai di spiegarle prendendole le mani.
Marisol si ritrasse immediatamente, indietreggiando.
"Non è mai come credo.", disse dando sfogo a tutta la delusione che provava in quel momento e che vedevo riflessa nelle sue iridi scure.
"Mar, credimi. Ero venuto qui da solo e ho incontrato Sara..."
"Sara? Sara, la tua ex? E ti aspetti che io ci creda?", urlò furiosa.
"Devi! Devi credermi, Mar, l'ho incontrata per caso!"
"Certo. Per questo aveva una mano tra i tuoi capelli?", chiese senza guardarmi.
"Ha fatto tutto lei, l'ho respinta immediatamente, non voglio nulla da lei!", gridai.
"Nemmeno io voglio nulla da te, Iker. Ora, scusami, ma devo andare.", disse con una calma che mi gelò il sangue,  lasciandomi al centro del parcheggio, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

******
Vidi Valentina arrivare e quando mi vide in quello stato, si allarmò immediatamente.
"Mar?! Cosa ti è successo, Santo Cielo?", mi chiese preoccupata.
"Voglio solo andare a casa Vale, perdonami. Non sono dell'umore giusto per fare shopping."
"Ti porto a casa, allora. Sta' tranquilla.", mi rispose avviandosi alla macchina.
All'improvviso mi arrestai e abbracciai la mi amica.
"Lo sapevo che sarebbe successo", dissi singhiozzando.
"Sono stata una stupida..."
Valentina mi tenne stretta nel suo abbraccio, mentre notai che con lo sguardo fulminava Iker che era rimasto a guardarci dall'altro lato della strada.

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