Capitolo 7

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L'impianto idraulico dell'enorme giardino aveva finalmente cessato di funzionare, ma né io né Marisol avevamo intenzione di rientrare nella sala, anche perché avremmo dovuto dare molte più spiegazioni di quante ne avessimo davvero.
I vestiti di entrambi erano ormai da buttare ma a nessuno dei due importava.
"Abbiamo fatto una pazzia, lo sai? Siamo bagnati fradici!", mi disse ridendo, ancora stretta tra le mie braccia.
La stringevo con dolcezza, ma anche con forza.
Sentivo di essere in pace col mondo, ma avevo quasi paura che da un momento all'altro lei potesse scivolarmi via dalle mani.
"Dici?"
"Non voglio essere causa della tua futura probabile febbre", disse con un sorriso sarcastico.
"Anche tu rischi la febbre, signorina."
"Si, con la differenza che io non sono il capitano del Real Madrid.", rise.
La guardai e sentii lo stomaco stringersi in una sensazione che ormai aveva dimenticato di poter provare.
"Ti hanno mai detto che hai una risata meravigliosa?", le chiesi.

**********
Non risposi, ma gli regalai il mio miglior sorriso. Poi gli posai una mano sul collo e gli diedi un bacio a stampo, sorprendendomi della spontaneità di quel gesto.
Lui mi sollevò per la vita, facendomi gridare per lo spavento.
"Tu sei matto, Casillas.", dissi mentre Iker mi faceva volteggiare, prima di posarsi dolcemente a terra.
"Grazie, Marisol.", mi sorprese all'improvviso.
"E di cosa?"
"Di essere qua. Di aver accettato di accompagnarmi e di avermi assecondato in questa follia.", mi disse, e mi sembrò sinceramente grato.
"Lo farei ancora mille volte."

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Mi avvicinai ancora una volta e la baciai intensamente, ormai schiavo di quella sensazione di pura felicità che avvertivo ogni volta che sfioravo le labbra di Marisol.
"Credo che dovremmo rientrare. Ormai ci daranno per dispersi."
"Si ma .. Rientriamo così?", mi chiese, indicando i vestiti di entrambi.
"Non abbiamo scelta. Salutiamo e poi andiamo di corsa a cambiarci.", spiegai.
"Non oso immaginare cosa penseranno quei matti dei tuoi compagni", rise.
"Nemmeno io, onestamente."
"Scopriamolo, Casillas. Sei pronto?"
"Sempre", le risposi intrecciando le mie dita con le sue.
Entrando nella sala, le prime persone che incontrammo furono Sergio e Valentina che immediatamente notarono lo stato pietoso in cui versavamo.
"Santo Cielo, Ikerito, che diavolo hai combinato?", mi chiede subito Sergio.
"Ehm, abbiamo avuto un piccolo problemino con l'impianto d'irrigazione..", spiegai guardando Marisol, che sorrideva a testa bassa.
Fu allora che Valentina si accorse delle nostre, intrecciate e ben strette.
"Lo sapevo!", urlò guadagnandosi uno sguardo assassino da parte di Mar.
Sergio inizialmente parve non, poi si accorse anche lui del particolare e si irrigidì immediatamente.
"Spero tu sappia cosa fai, amico. È una rompiscatole, una 'sottuttoio', una pessima cuoca e non ha idea di come si stiri una camicia, ma è pur sempre mia sorella. Sta' attento.", mi disse.
Per tutta risposta, gli regalai un sorriso rassicurante, e scossi la testa ripensando alla paternale che non avevo mai pensato di poter ascoltare da uno come Sergio.
"So perfettamente cosa faccio", dissi aumentando leggermente la stretta sulla mano di Marisol.
"A proposito di questo, andiamo a toglierci questi panni bagnati o sarete costretti ad allenarvi senza portiere.", scherzai.
"Ti sostituisce Marcelo, non preoccuparti.", mi diede man forte Sergio mentre si allontanava con Valentina.

Tornai verso il parcheggio, senza mai sciogliere la stretta tra le nostre mani, finché mi fu possibile. Poi salimmo in auto.

*******
Durante il tragitto non staccai mai gli occhi da lui.
Continuavo a pensare alle sue labbra morbide, al suo profumo dolce, alle sue mani grandi che sembravano volermi proteggere anche solo sfiorandomi.
Non potei evitare di sorridere e Iker se ne accorse.
"Tutto bene?", mi chiese dolce.
"Oh, si certo. Ero solo pensierosa.."
"A cosa pensavi?"
"A nulla... È stata una serata...diversa.", dissi sorridendo.
"Spero in senso positivo..."
"Assolutamente positivo.", risposi poggiando la mia mano su quella di lui, intento a cambiare marcia.
"Siamo arrivati.", mi disse dopo poco, fermando la macchina ed aiutandomi a scendere.
Mi condusse per un lungo vialetto e girò le chiavi nella toppa.
"Benvenuta nella mia umile dimora", disse con tono solenne lasciandomi passare.
"Se questa è una umile dimora, io sono la moglie di George Clooney.", ribattei, guardandosi intorno.
"Beh, comincia a chiedere il divorzio perché io non ho intenzione di dividerti con nessuno.", mi disse ridendo, ma con una dolcezza che mi fece sciogliere, mentre mi cingeva i fianchi.
Mi voltai verso di lui e gli posai un dolce bacio sulle labbra.
"Su, va a cambiarti, campione.", lo esortai.
"Torno subito, mettiti comoda."
Iker sparì veloce nel lungo corridoio.
Io mi soffermai sull'arredamento della casa. Notai le tantissime fotografie che tappezzavano le mura e mi fermai a guardarle una per una.
Alcune ritraevano Iker da piccolo, tra le braccia dei suoi genitori, a NavalaCruz, altre lo immortalavano nei parchi di Móstoles mentre si divertiva tirando i primi calci ad un pallone di cuoio.
C'era anche, incorniciata, le maglia del Real con cui Iker aveva giocato per la prima volta da titolare, e accanto ad essa altre foto dei suoi primi successi fino ad arrivare ai più recenti.
Soffermai la mia attenzione sull'ultima foto, posizionata proprio sopra il televisore.
Lui e Sergio si abbracciavano, piangendo di gioia per la vittoria della Coppa del Mondo 2010.
Iker mi raggiunse poco dopo, finalmente asciutto.
"Ehi, ti ho portato una maglietta pulita e dei jeans che ha lasciato qui mia cugina, qualche anno fa... Puoi cambiarti di sopra.", mi disse dolce.
"Perfetto, grazie.", sorrisi, correndo anch'io a togliermi i vestiti umidi.
"Bellissime foto, comunque.", aggiunsi già lontana.

********
Dopo cinque minuti, Marisol tornò in salotto, sorridendo divertita.
"La tua maglietta mi arriva alle ginocchia, sembro una malata terminale in attesa del ricovero.", disse fingendosi imbronciata e incrociando le braccia al petto.
"Sei meravigliosa", affermai serio per tutta risposta, baciandola intensamente.
"Andiamo principessa, ti riporto a casa.", aggiunsi poi staccandomi piano e aprendomi la porta.
Dopo pochi minuti, ero già arrivata davanti al grande cancello bianco di casa Ramos.
Svegliai con una carezza Marisol che si era addormentata non appena aveva appoggiato la testa al sedile dell'auto.
"Non sono stata molto di compagnia, perdonami..", si scusò.
"Lo sei stata eccome. Sei bella quando dormi.", la tranquillizzai.
Lei mi baciò dolcemente, e io inspirai a fondo il suo profumo, per trattenerne l'eco delicata il più a lungo possibile.
"Buonanotte, tesoro", le dissi accarezzandole il viso.
"Buonanotte, Iker."

*********
Uscii dall'auto ed estrassi le chiavi dalla borsa. Notai che Iker non si mosse finché non fu sicuro che io fossi al sicuro in casa. Mi salutò mandandomi un bacio con la mano e ripartì verso casa.
Entrai in casa, chiusi delicatamente la porta e mi appoggiai ad essa sospirando.
Non potevo ancora credere a ciò che era successo quella sera. Mi sentivo tranquilla, sentivo che la mia vita stava imboccando finalmente la strada giusta.
Mi infilai velocemente i pantaloni del pigiama ma decisi di tenere addosso la maglietta di Iker, per quella notte. Prova che non avevo sognato, segno che la mattina seguente quella felicità sarebbe esistita ancora.
Mi sdraiai sotto le coperte e mentre chiudevo gli occhi, la spia azzurra del mio BlackBerry segnalò l'arrivo di un messaggio.
Una semplice parola: "Grazie.", firmato, Iker.
Non sapevo come avesse avuto il mio numero, ma non mi importava.
Strinsi il cellulare a me e sorrisi abbandonandosi ad un sonno, finalmente tranquillo.

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