Quando aprii gli occhi mi trovai stretta tra le braccia di Iker che dormiva sereno. Mi mossi piano, cercando di mettermi a sedere senza svegliarlo, ma subito sentii le sue labbra sul collo.
"Buongiorno, amore mio.", mi disse stringendomi.
Mi voltai verso di lui.
"Pensavo che le tue parole di ieri fossero dettate dall'alcool...", gli sorrisi quasi sollevata.
"Quando la finirai di mettermi in discussione?", mi chiese dolce.
"Beh, devi ammettere che mi hai dato motivo di farlo...", lo punzecchiai.
Iker mi attirò a sé.
"E va bene... Scusami."
"Ti ho già perdonato...", sorrisi, alzandomi.
"Mar...", mi chiamò.
"Si?"
"Non sai quanto sia stato male in questi giorni. Davvero. Ti amo da morire. Anzi, di più. Ti amo da vivere.", sorrise.
"Si, sono completamente sobrio, prima che tu me lo chieda.", aggiunse, schernendomi.**********
"Ti amo anch'io, portieruncolo.", mi rispose con un mezzo sorriso beffardo.
"Portieruncolo? Hai di fronte uno dei migliori portieri al mondo! Il capitano del Real, della Nazionale e..."
Marisol mi tirò per un braccio.
"Vuoi stare zitto?", disse baciandomi con passione.
"Amore, se non la smetti subito non garantisco di riuscire a rimanere..."
"Shhh", mi interruppe ancora, senza smettere di baciarmi.
Intensificai il bacio, spingendola contro il frigo dietro di lei.
"Ultima possibilità. Fermami ora se vuoi farlo.", dissi cominciando a baciarle il collo.
"Amore mio... Se avessi voluto fermarti, l'avrei già fatto", mi rispose con il fiato corto.
Mi bloccai per un attimo e non me lo feci ripetere due volte.
La presi in braccio e la condussi al piano di sopra.
Lasciai che si sistemasse sul letto, poi mi chinai su di lei e ricominciai a baciarla dolcemente.
Pochi minuti dopo eravamo una cosa sola.
"Ti amo Marisol.", sussurrai mentre i muscoli si distendevano, e il respiro tornava regolare.
"Ti amo anch'io.", rispose, e mai come in quel momento la sentii completamente sincera.
"Devo andare a lavoro adesso.", aggiunse alzansosi.
"Devi proprio?", mi finsi imbronciato.
"Devo proprio, amore."
"E va bene", acconsentii alzandomi.
"Ma ti accompagno io. Non accetto un no come risposta.", aggiunsi.
"D'accordo.", rispose alzandosi sulle punte dei piedi e lasciandomi un bacio a stampo.
"Dai, sbrigati ora, o farò tardi."*********
L'Audi di Iker arrivò davanti al palazzo in cui lavoravo, mezz'ora dopo.
"Buon lavoro, piccina.", mi disse Iker, baciandomi.
"A dopo amore mio... Ah, quanto mi piace dirlo...", risi scendendo dall'auto e salutandolo con il cenno della mano.**********
Ripartii veloce e telefonai a Sergio.
"Iker! Hai finito di piangerti addosso?"
"Buongiorno anche a te, Ser!", risposi sarcastico.
"Come va con ... Lei?", mi chiese, stando attento a non nominare Marisol, cosa che fino al giorno prima mi avrebbe comportato una crisi di nervi.
"L'ho appena accompagnata a lavoro.", dissi soddisfatto.
"Questo significa che..."
"Che siamo tornati insieme, cognatino!"
"Mi fa piacere, amico, davvero. Ma non chiamarmi mai più così, ti prego.", disse Sergio, ridendo.
"Va bene, ci vediamo domani .... Cognatino.",
"Ma che ci parlo a fare con te..", sbuffò, riattaccando.
Sorrisi e continuai a guidare, finalmente sereno.********
Ero immersa tra le mille scartoffie da rivedere, che campeggiavano sulla mia scrivania.
"Signorina Ramos, il direttore ha chiesto di vederla.", mi avvertì una delle tante segretarie.
"E ora cosa diamine vuole quel rompiscatole...", dissi a bassa voce, mentre mi alzavo e mi dirigevo verso l'ufficio del principale.
"Posso entrare?", chiesi bussando.
"Signorina Ramos, prego. Si accomodi."
"Mi dica..."
"Bene, come lei saprà, la nostra azienda sta cercando di allargare il giro dei propri clienti in tutta la Spagna. E avremmo bisogno di qualcuno che promuova le nostre iniziative in giro per la nazione.", spiegò il direttore.
"E io dovrei...", chiesi piano, intuendo il punto in cui il capo voleva andare a parare.
"Si, signorina, avremmo pensato a lei. Il suo curriculum è ottimo e crediamo che lei possa rappresentarci al meglio.", concluse.
"Quindi... Dove dovrei andare...?", chiesi preoccupata.
"Stando agli ultimi sondaggi, crediamo che il target di Valencia sia quello più adatto a lei."
"Va-Valencia? Ma è a quasi quattrocento chilometri da qui...", dissi parlando più a me stessa che al mio direttore.
"Lo sappiamo, signorina. Ma questa è un'ottima opportunità per lei. Non può lasciarsela scappare.", disse serio.
"Si tratta solo di un mese, in fondo.
Ha ventiquattro ore per pensarci. Mi raccomando, non prenda decisioni affrettate.", concluse.
"Va bene... La ringrazio.", dissi, congedandomi.
"Ah, mi perdoni, quando dovrei partire?", chiesi tornando sui miei passi.
"Oh certo, mi scusi, signorina. L'aereo è prenotato per dopodomani a mezzogiorno.", sorrise.
"Va bene, grazie.", disse chiudendomi la porta alle spalle.
Quella notizia mi aveva completamente spiazzata. Lasciare Madrid proprio ora che ero riuscita a ritrovare la felicità mi sembrava una sfida troppo complicata da affrontare. Volevo stare con Iker, recuperare il tempo perso in quelle settimane, vivere la mia storia d'amore e invece ero chiamata ad allontanarmi.
Non sapevo nemmeno come lui avrebbe potuto prendere la notizia.
Lo conoscevo bene e sapevo che non mi avrebbe mai chiesto di rinunciare ad un'occasione così importante, ma sapevo altrettanto bene quanto il nostro rapporto fosse ancora acerbo.
Aveva bisogno di essere alimentato giorno per giorno, e quel viaggio non avrebbe sicuramente aiutato. Tuttavia ero più che certa dell'amore che sentivo per lui e credevo ciecamente nella forza di quel sentimento.
Mentre pensavi a tutto questo, il mio BlackBerry squillò.
"Pronto?"
"Amore! Ti disturbo?", chiese Iker dall'altro lato del telefono.
"Ehi... Certo che no.", risposi, ancora pensierosa.
"Va tutto bene? Ti sento un po' strana..Se sei occupata posso chiamare in un altro momento..."
"No, figurati, ho appena finito a lavoro..."
"Ah, allora cosa c'è?", chiese dolce.
"C'è una cosa che di cui devo parlarti..."
"È una brutta cosa?", si allarmò.
"No, anzi... È una cosa molto bella per me..."
"Ah, bene. Allora facciamo così. Passo a prenderti a casa tua alle otto, andiamo a cena e mi racconti tutto, ci stai?", chiese.
Avvertii chiaramente l'entusiasmo nella sua voce e non riuscii a declinare l'invito.
"Ecco.. Certo, va bene.", risposi, sospirando.
"Perfetto, a dopo. Ti amo.", disse.
Niente, proprio non riuscivo ad abituarmi alla dolcezza di quelle parole e alla sensazione che mi provocavano.
"Ti amo anch'io.", chiusi.
Come avrei fatto un mese intero senza quella dolcezza che mi riempiva le giornate? Come avrei potuto resistere senza incrociare i suoi occhi scuri per trenta lunghi giorni?
Mentre queste domande mi tormentavano, ero ormai arrivata davanti al cancello di casa mia, dove Valentina mi stava aspettando.
"Vale! Che ci fai qua?"
"Ho appena salutato Sergio e ho pensato di aspettare che rientrassi da lavoro. Lui è così dolce ultimamente. Mi ha chiesto di essere la sua ragazza, e io non potrei essere più felice ..", raccontò, mentre io la ascoltavo sorridente, ma con la testa palesemente altrove.
"Mi fa piacere per te, Val, davvero tanto.", dissi dolcemente.
"Grazie Mar.. Ma cosa è successo? Non avevi chiarito con Iker? Sergio mi ha detto che..."
"Si, con lui va tutto a meraviglia...", la interruppi.
"Allora cosa c'è che non va?"
"Mi hanno offerto un lavoro a Valencia. Ho l'aereo dopodomani. È un'occasione di crescita unica, ma devo rimanere lì per un mese.", dissi tutto d'un fiato, tenendo lo sguardo basso.
"E non è una bella notizia?", chiese confusa.
"No, Vale, non lo è. Non ora che ho recuperato il rapporto con Iker. Se vado via ora, lo perderò di nuovo. Non siamo ancora abbastanza forti per separarci per così tanto tempo...", risposi.
"Mar, calmati un secondo. È soltanto un mese, non devi trasferirti per sempre. Iker ti ama, e ti aspetterà..."
"Ho paura, Val. Non voglio soffrire ancora..."
"Ascolta, tesoro, nessuno di noi può sapere come andranno le cose con certezza ma sono più che sicura che Iker sarebbe il primo a spingerti ad accettare questo lavoro. Vuole il meglio per te, come chiunque ti voglia bene.", mi rassicurò, mentre io cominciavo ad accusare una certa agitazione.
"Ne hai parlato con lui?", aggiunse poi.
"Lo farò stasera, a cena.", dissi guardando avanti a me, come se stessi immaginando la scena.
"Andrà tutto bene, vedrai.", disse Valentina, abbracciandomi.
"Lo spero. Lo spero davvero."Entrai in casa e corsi a farmi una doccia. Mancava un'ora al mio appuntamento con Iker.
Quella sera, nel bene o nel male, avrei deciso le sorti della mia relazione e, forse, della mia vita stessa.
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Esclava de sus besos
Roman d'amourFanfiction sul grande Iker Casillas. PERSONAGGI: Marisol Ramos, Valentina Gutiérrez, Sergio Ramos, Iker Casillas e altri giocatori del Real e della nazionale Spagnola. DISCLAIMER: I personaggi famosi citati in questa storia non mi appartengono; tutt...