Capitolo 24

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"Amore sei pronta?"
"No, Iker, ho bisogno ancora di cinque minuti."
"L'hai già detto sette volte nell'ultima ora.", replicai, camminando ansioso per la stanza.
Marisol uscì dalla camera da letto, e mi guardò sorridente.
"Amore, guarda che si sposa Sergio, non tu.", mi schernì, notando il mio nervosismo.
La guardai un attimo, bella come non mai.
Il vestito color corallo, lungo alle ginocchia, le metteva in risalto la carnagione olivastra e le scarpe nere col tacco la slanciavano, donandole quei centimetri in più che aveva sempre desiderato, ma di cui, per me, non aveva affatto bisogno.
I boccoli le scendevano morbidi sulle spalle, incorniciandole il viso perfettamente.
Non importava quanto tempo passasse, non riuscivo a non rimanere senza parole ogni volta. Mi sentivo fortunato ad avere accanto una donna come Marisol, e ogni giorno che passava mi innamoravo di lei un po' di più.
"Amore? Sei tra noi?", mi chiese interrompendo il flusso dei miei pensieri.
"Si... Sei stupenda come sempre."
"Stavo per dire la stessa cosa a te.", sorrise, avvicinandosi e baciandomi  con passione.
In quel momento, il mio iPhone mi segnalo un sms in entrata. Sara. Ancora.
Era almeno il ventesimo messaggio che ricevevo da parte sua, quel giorno.
Ovviamente non avevo risposto nemmeno ad uno di essi.
Sbuffai vistosamente e Marisol lo notò.
"Qualche problema?", mi chiese.
"No, nessuno"
"Sicuro sicuro?", mi incalzò, non convinta dalla mia risposta.
"Ma si, è solo Sara che non vuole arrendersi all'evidenza.", buttai lì, fingendo noncuranza, ma temendo, in realtà, la reazione di Marisol, che non si fece attendere.
"Sara? Quella Sara?", mi chiese con una nota di agitazione nella voce.
Mi voltai a guardarla.
"Si, amore, quella Sara. Quella che non amo più, quella a cui non ho intenzione di rispondere, quella che evidentemente non capisce quanto io sia innamorato pazzo di te.", le risposi, prendendola per i fianchi e baciandola dolcemente.
Lei parve tranquillizzarsi, e ricambiò il mio bacio.
Poi si allontanò e portò due dita agli occhi per poi rivolgerle verso di me, chiaro segnale del "ti tengo d'occhio", facendomi ridere di gusto.

Arrivati in chiesa, ci sistemammo accanto agli altri invitati, guardandoci intorno, e aspettando l'arrivo di Valentina.
Sergio era già lì, nervoso e agitato, nel suo smoking.
Si tormentava le mani, senza riuscire a star fermo.
"Ser, calmati!", gli sussurrai dal banco in cui ero seduto.
"Lei arriverà, vero?", chiese, quasi spaventato.
"Ma certo che arriverà, sta' calmo!"
"E se avesse cambiato idea?"
"Sergio, questa ipotesi non esiste nemmeno.."
In quel momento le note della marcia nuziale si diffusero nella cappella, richiamando all'attenzione tutti noi invitati, che immediatamente si voltammo verso l'entrata.
Valentina era visibilmente emozionata, mentre avanzava lungo il tappeto di velluto blu, stretta al braccio di suo padre.

*********
Vidi la mia migliore amica entrare in chiesa, con il viso più emozionato che mai.
Il vestito bianco era dei più classici, ma lei lo portava con un'eleganza tale da farlo sembrare unico. I capelli biondi, raccolti di lato, erano ornati da una coroncina d'argento.
Sergio la aspettava col sorriso sulle labbra, tendendole una mano.
Mi strinsi a Iker, asciugandomi una lacrima e sorridendo alla mia amica, che si era voltata verso di me, cercando di tranquillizzarsi.
La cerimonia si svolse tranquillamente, e presto arrivò il momento di scambiarsi le promesse e gli anelli.
"Valentina Gutierrez Dìaz, vuol prendere il qui presente Sergio Ramos Garcìa come suo legittimo sposo, e amarlo e onorarlo finché morte non vi separi?"
Valentina lo guardò negli occhi e sorrise dolcemente.
"Si, si lo voglio...", rispose con le lacrime agli occhi.
Il prete rivolse la stessa domanda a Sergio che, emozionato come non mai, prese le mani di Valentina e gliele accarezzò dolcemente.
"Certo che voglio, sennò perché sarei qui?", rispose facendoci sorridere tutti.
"Allora, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa.", concluse il prete.
Sergio prese in braccio Valentina e la fece volteggiare, facendole cadere il velo e baciandola dolcemente.
"In pieno stile Ramos.", esclamò Iker avvicinandosi ai due per congratularsi.
"Non sia mai detto che tu faccia qualcosa di normale!", aggiunse stringendogli la mano e abbracciandolo.
Io corsi a stritolare Valentina nell'abbraccio più sincero che potessi.
"Sono felicissima per te! Siamo parenti adesso!", le dissi poi.
"A me niente congratulazioni?", disse Sergio piombando alle nostre spalle.
"Ma certo, fratellino! Vieni qua!", risposi abbracciando anche lui.
"Okay, può bastare... Marisol, lasciami ora..."
"No che non ti lascio! Ti sei sposato! Ti rendi conto?", ripetei senza mollare la presa su di lui.
"Preferivo quando mi ignoravi.", mi prese in giro Sergio.
Sciolsi l'abbraccio e gli risposi con una loquace linguaccia.
"Ora scusate, ma io e mia moglie abbiamo delle faccende da sbrigare. Ci vediamo dopo.", disse prendendo la mano di Valentina e incamminandosi verso l'uscita della chiesa.
"Non sono meravigliosi?", chiesi a Iker, guardandoli allontanarsi, mano nella mano.
"Si... Si lo sono.", rispose.
"Ma tuo fratello è completamente matto. Nemmeno al suo matrimonio è riuscito ad essere serio...", aggiunse, sorridendo.
"Per come lo conosco io, è stato più che serio, credimi.", risposi.
Iker rise dolcemente.
"Iker...", dissi all'improvviso.
"Si?"
"Ci sarebbe una cosa che voglio chiederti...", continuai nervosa.
"Deve essere qui? Perché sai, non mi sono mai piaciute le chiese vuote...", chiese guardandosi intorno, senza notare il mio repentino cambiamento d'espressione.

********
"Si, vorrei che fosse qui.", mi interruppe.
"D'accordo... Dimmi, allora...", le risposi, senza capire cosa avesse di così urgente da chiedermi.
"Ecco, io, è un po' che ci penso. In questi giorni tu mi sei stato vicino in tutti i modi, mi hai dato certezze, mi hai resa felice e io ecco...", si bloccò un attimo, sospirando.
"Amore, così mi fai preoccupare. Va tutto bene?", le chiesi.
"Si, tutto bene.. Solo che non è così facile.. Ecco, allora. Ricordi il discorso che ho fatto a tua madre l'altro giorno?", chiese cauta, cercando evidentemente di sondare la situazione e preparare il territorio alla domanda che stava per pormi.
"Si, mi ricordo... Le hai detto che nessuno potrà mettersi tra noi. E che ti piacerebbe essere la madre dei miei figli e ..."
"E che voglio sposarti.", mi interruppe, tenendo gli occhi chiusi, come per paura della mia reazione.
"Come hai detto?", chiesi.
Marisol aprì piano gli occhi e mi si avvicinò, prendendomi una mano e portandosela al cuore.
"Iker... Io ti amo.", esordì.
"Ho capito di averti fatto del male e non riesco a perdonarmelo. Ma ho anche capito che non immagino una vita lontana da te. E non posso neanche pensare all'eventualità che tu possa lasciarmi.
Perciò.."
"Tu stai davvero per ..", la interruppi.
"Si.", si affrettò a dire.
"Io e te non siamo mai stati una coppia come tutte le altre. La normalità non ha mai fatto per noi. Quindi..."
Mi prese per una mano e mi fece sedere sulla prima panca accanto a noi.
Poi si sedette sulle mie ginocchia e mi guardò intensamente negli occhi.
"Iker Casillas Fernàndez, vorresti rendermi la persona più felice del mondo e...sposarmi?".
Spalancai gli occhi, non potendo credere a ciò che avevo appena sentito.
"Io... Tu... Mi hai davvero... Non so cosa dire..", balbettai.
"Prova solo a dire di si...", disse Marisol sorridendo e accarezzandomi il viso.
"Non credi che...sia presto?"
"Si, forse. Ma ne abbiamo passate così tante e... ci amiamo. Sbaglio?"
"No... Certo che no, Mar, io ti amo, però..."
"C'è un però?", chiese cominciando ad agitarsi.
"In amore non dovrebbe esistere nessun 'però', Iker..."
"Mar, io non sono come Sergio. Ho bisogno di tempo, queste cose richiedono..."
"Queste cose richiedono amore. Solo e soltanto amore. Pensavo che tra noi questo requisito non costituisse un problema...", replicò, alzandosi e incrociando le braccia.
"Aspetta, non fraintendermi. Io voglio sposarti, solo che...così all'improvviso?", cercai di giustificarmi.
"Iker, dov'è il problema? Mio fratello, voglio dire, mio fratello Sergio, sai, quello che gioca con te, col numero quattro, quello biondo, ce l'hai presente...?"
"Si, Mar! Ho capito, tuo fratello. Dove vuoi arrivare?", la interruppi.
"Persino lui... Lui che era considerato da tutti uno scapestrato, che non avrebbe mai messo la testa a posto, si è reso conto che quando si trova l'amore, non c'è alcun motivo per aspettare.", disse, abbassando lo sguardo.
"È per Sara, vero?", aggiunse poi, alzando gli occhi, e guardandomi come se avesse appena avuto un'improvvisa intuizione.
"Cosa? No! Come ti viene in mente?", risposi sconvolto.
"Si spiegherebbero tutti quei messaggi... dimmelo se è così."
"NON È COSÌ!", urlai.
"Se lo dici tu...", concluse, muovendo i primi passi verso l'uscita.

********
Lo stomaco mi si stava letteralmente contorcendo.
"Aspetta Marisol...", mi richiamò.
"Non aspetto Iker. Se tu fossi certo di amarmi, non avresti motivo di attendere.", replicai.
"Ma cosa dici? Io ti amo, non ho dubbi. Come puoi pensare che..."
"E allora il problema qual è? È per tua madre?", chiesi dura.
"No, non c'entra nulla, io... Io sono solo spaventato, insomma, è passato così poco..."
"A me è bastato. A te no, evidentemente. Non importa, non voglio certo costringerti. Forse dovremmo allontanarci un po' e capire se siamo giusti insieme...", scandii piano, cominciando a piangere silenziosamente, convinta dentro di me che il motivo di quel suo tentennamento fosse Sara.
"Pensi che non lo siamo?", gridò Iker, avvicinandosi.
"Ero certa che lo fossimo. Ora qualche dubbio ce l'ho."
Attraversai tutta la sala e uscii rapidamente, lasciando Iker da solo, a riflettere su ciò che era appena accaduto.

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