Prologo

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"Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno". 

Khalil Gibran


Hayden, Idaho, 1993

L'estate stava per iniziare e Bridget non riusciva a smettere di pensare alle lunghe giornate da passare immersa nella natura. 

Passeggiate infinite lungo i sentieri, corse in bicicletta, birdwatching, scampagnate, pic nic, qualche tuffo nel lago e molto altro. 

Si poteva affermare con certezza che ormai Bridget con la mente non era più seduta davanti a quel banco di scuola ad ascoltare una lezione di letteratura. Era già fuori, libera come un fringuello, e felice come non mai. 

Per quanto potesse trovare interessante - e stranamente non era l'unica - la lezione su Edgar Allan Poe, le poesie e i racconti non erano ciò che in quel momento la incuriosivano di più. 

Tutta la classe partecipava alla discussione che la professoressa, sapientemente, aveva imbastito, contenti di poter trovare finalmente un autore che non parlasse di Indipendenza e colonialismo in ogni suo scritto.

Ma si sa, gli adolescenti sono amanti di tutto ciò che è romanticamente macabro e spaventoso.

Perciò nessuno fece caso a quel piccolo aeroplano di carta che, spinto dalla leggera brezza estiva, volava tra le loro teste, a volte con slancio verso l'alto altre volte scendendo quasi in picchiata. 

Come guidato da una forza estranea, riuscì ad evitare senza alcun problema gli ostacoli che si posero sulla sua strada. 

Fino a cadere ai piedi del banco di Bridget, adagiandosi a terra e planando come se fosse tutto calcolato. 

Quel leggero fruscio attirò l'attenzione della ragazza e abbassando lo sguardo Bridget sorrise all'oggetto di carta, come se fosse una persona in carne e ossa. 

Allungò il braccio per afferrarlo e non appena lo posò sul suo banco, lo aprì.

Dispiegò le sue ali e lo distese fino a farlo tornare solo un quadrato di carta, ciò che era in origine.

Al centro del foglio, una scritta. "Vuoi stare in equilibrio sul confine dell'eternità insieme a me?" recitava la frase, senza alcuna firma. 

Ma proprio il palese riferimento ad Allan Poe, unito a quella grafia, e la consapevolezza che solo una persona poteva inviarle biglietti segreti, la fece voltare per fissare un ragazzo seduto a tre banchi dietro di lei. 

Nick Mastrani la fissava con un sorriso furbo a illuminargli il viso. Con le braccia conserte aspettava solo una sua reazione ma già si capiva, da come la guardava, che sapeva come sarebbe andata a finire. 

E Bridget proprio non se la sentì di deluderlo. Mosse le labbra, senza però far uscire neanche un suono dalla sua bocca, per comunicargli un semplice e felice sì. 

 

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