"Quando si sente la fine bisogna piantare un inizio".
Alberto Casiraghi
Dillon, Montana, 2018
Nick se ne era andato molto tardi e Bridget non era riuscita a prendere sonno.
Dal modo in cui le aveva dato il buongiorno la mattina dopo, anche Nick non aveva dormito un granché.
Ed erano entrati in un rigoroso silenzio anche all'interno della tavola calda dove si erano fermati per fare colazione.
Un posto carino e pulito ma senza troppe pretese. Come molti altri piccoli ristoranti che avevo incontrato lungo la loro strada durante il primo viaggio.
Le sedute erano comode, n visibilmente usurate dal tempo. All'interno c'era un forte odore di bacon fritto e uova sode.
Bridget aveva scelto un posto vicino alla finestra, per poter guardare la bella giornata che si prospettava davanti a loro mentre Nick borbottava di strani insetti grossi come topi e rumori inquietanti proveniente dalla stanza accanto.
Era visibilmente anche più nervoso della notte prima, ma Bridget non avrebbe saputo dire se a causa del motel o della loro chiacchierata.
Ma capì subito che era turbato anche a causa del poco cibo che ordinò.
«Non hai molta fame?» gli chiese indicando il succo di frutta e il misero toast al formaggio che aveva chiesto.
In netto contrasto con il piatto di bacon, uova strapazzate e caffè di lei.
«Prima finiamo di mangiare e prima ci metteremo in marcia...».
Davanti a tutta quella fretta Bridget storse la bocca.
Avrebbe voluto chiedergli perché sentisse l'esigenza di avvicinarsi sempre di più dal luogo che più temevano.
Avrebbe voluto rivelargli che, per quanto una parte di lei fremeva nel sapere la verità, un'altra parte voleva frenare l'inevitabile.
Ed era per questo che quella mattina si era svegliata con un idea precisa in testa.
Quasi entusiasta, il suo umore era stato smorzato da quella frase detta tra i denti.
Per questo rimase in silenzio per tutta la colazione, indecisa su cosa dire per convincerlo a prendere quel viaggio nel modo migliore.
Solo verso la fine, quando Bridget spostò leggermente lontano da lei il piatto decretando di aver concluso, lui la fissò interdetto.
Una breve occhiata ai rimasugli di cibo che aveva lasciato e al goccio di caffè, anch'esso abbandonato al suo solitario destino.
«Ancora con il vizio di lasciare degli avanzi?», non finse neanche di non esserne sorpreso.
Bridget in risposta fece spallucce, un po' irritata dal suo comportamento.
Quel piccolo "vizio", come lo chiamava lui, era diventato per lei una sorta di rituale a cui non poteva fare a meno.
Si sentiva quasi male nel vedere il suo piatto, o il bicchiere, completamente vuoto.
E per questo, quasi per caso e inizialmente senza rendersene conto, aveva iniziato a lasciare qualcosa.
Entrambi non sapevano bene dire quando fosse iniziata quella mania con precisione, ma erano sicuri che fosse stato dopo la scomparsa di Lily.
In principio Nick aveva etichettato la cosa come "solo un po' strana", e aveva preso l'abitudine di finire per lei il cibo che ordinava.
STAI LEGGENDO
Let her go
RomanceA volte perdere una persona amata può unire ancora di più due anime affini, ma altre volte invece rende la separazione necessaria. E' quello che hanno scoperto, sulla loro pelle, Bridget e Nick. Hanno tentato di superare il dolore, insieme, ma le l...