"Fai ogni giorno qualcosa che non ti piace: questa è la regola d’oro per abituarti a fare il tuo dovere senza fatica."
Mark TwainSpokane, Washington, 2003, cinque mesi dopo la scomparsa di Lily.
«Potresti smetterla di bere?».
Il tono inquisitorio e autoritario di Tamara spinse ancora di più Nick a perdersi nel bicchiere che aveva in mano.
Le sorrise, con sguardo assente ed espressione di sfida, mentre svuotava tutto il contenuto e, rivolgendosi ad una dei tanti collaboratori che giravano lì intorno, chiese: «Potresti portarmene un altro?».
Non solo notò l'espressione arcigna e glaciale della suocera, ma e fu quasi contento.
Non sopportava più la sua presenza, i suoi continui rimproveri.
Tutto quello che avevano fatto fino a quel momento per lei era tutto sbagliato.
Avevano perso Lily perché erano dei pessimi genitori. Non erano riusciti ancora a trovarla perché non erano stati abbastanza perseveranti.
E ancora, ancora, solo critiche.
E il bello era che Nick era pienamente d'accordo con lei. Proprio per questo la odiava, perché era come la sua fastidiosa vocina interiore.
Solo quando la ragazza si allontanò, con il suo bicchiere in mano, lui si rivolse alla donna, con supponenza: «L'alcol mi aiuta a essere più sciolto di fronte alle telecamere».
Una piccola bugia innocua, solo per farla tacere. Anche se sapeva che Tamara non ci avrebbe creduto fino in fondo.
Sì osservarono a vicenda per parecchi secondi, scrutandosi.
Stava cercando di farlo cedere con la sua sola espressione decisa.
Ma l'alcol che Nick aveva in corpo lo aveva anche reso meno ricettivo. Per questo continuò a sorriderle mentre sedeva comodamente sulla sedia che gli era stata data.
Tirò comunque un sospiro di sollievo quando vide sua moglie tornare dal bagno, insieme a sua madre.
Ancora non capiva perché avevano deciso di venire tutti quanti. Era una delle solite interviste che ormai eravamo diventate parte della loro vita.
Lei subito si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, ignara di ciò che era successo qualche istante prima.
«Vi hanno fatto sapere quando iniziamo?».
Era nervosa, glielo si poteva leggere in faccia, anche se cercava di non farlo notare.
Sua madre non perse l'occasione per dire la sua: «Qui, naturalmente, non ci dice niente nessuno... Ci hanno piazzato qui ad aspettare senza altre spiegazioni».
Si vedeva che era sofferente, che non sarebbe voluta stare lì ma che si sentita costretta ad esserci.
Nick alzò gli occhi al cielo ma evitò di dire qualcosa. Era un po' alticcio e sapeva che in quelle condizioni la lingua viaggiava più del buon senso.
E poi anche Bridget la ignorò. Ormai non faceva altro che fingere di non aver sentito cosa stava dicendo sua madre.
Un po' per quieto vivere, un po' perché non aveva neanche più la forza di risponderle.
Con la coda dell'occhio Nick si accorse che l'assistente stava tornando con il suo bicchiere ma fu sorpassa dall'ennesima collaboratrice - ne avevano almeno incontrate venti diverse da quando erano entrati nello studio - che con la sua cartellina in mano quasi neanche si fermò quando si avvicinò a loro.
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Let her go
RomanceA volte perdere una persona amata può unire ancora di più due anime affini, ma altre volte invece rende la separazione necessaria. E' quello che hanno scoperto, sulla loro pelle, Bridget e Nick. Hanno tentato di superare il dolore, insieme, ma le l...