Capitolo 49

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"Ci sono due errori che si possono fare lungo la strada per la verità: non andare fino in fondo e non partire."
Buddha

Spokane, 2005, due anni e quattro mesi dalla scomparsa di Lily

«Sei sicuro di volerlo fare?», gli chiese Luke, seduto sul sedile del passeggero: «Non mi sembra una buona idea».

Ma Nick non riusciva a vedere nient'altro che quel portone dipinto di scuro e quella targhetta, che non poteva leggere perché troppo lontano, ma che sapeva esattamente che recitasse il falso.

La strada a quell'ora non era trafficata, ma lui era ancora dentro il suo ufficio. Poteva vederlo dalla luce accesa. 

Non era mai stato in quel posto ed era stato difficile riuscire a farsi dare l'indirizzo da Bridget. 

«Non serve, ho sistemato io tutto», gli aveva assicurato, quasi supplicandolo. Aveva paura che potesse fare una sfuriata o, peggio, cacciarsi in guai seri a causa di un momento di rabbia. 

Ma Nick doveva vederlo con i suoi occhi, il bastardo che aveva tentato di provarci con sua moglie. Una donna in lutto e provata.

Doveva guardarlo in faccia mentre gli diceva tutto quello che pensava di lui, sputandoglielo addosso.

Quando Bridget era tornata a casa e si era subito confidata con lui, per un momento gli era mancata la forza perfino per parlare.

Non sapeva cosa fare e fu come se gli mancasse la terra sotto i piedi. 

Una parte di lui si era sentito colpito nel vivo, ma un'altra parte, quella che più lo preoccupava, si era sentito sollevato. 

Perché dopo la prima impressione a quella brutta notizia, si era ravvivato. Dopo tanto tempo aveva provato qualcosa, un'emozione, se pur negativa, che lo aveva fatto sentire ancora vivo.

Per questo aveva deciso di seguire il suo istinto e andare dall'investigatore. Perché non poteva far finta di nulla.

Non solo per Bridget, che era stata illusa, ma anche per se stesso. Perché se non fosse stato in grado di sentirsi offeso da un comportamento simile, sarebbe stato come ammettere di essere morti dentro. 

E lui non voleva morire. 

«Aspettami qui», fu la semplice risposta che diede al cugino, ignorando così le sue lamentele. Ormai aveva deciso, dal momento in cui aveva lasciato casa, e nessuno avrebbe potuto convincerlo di altro. 

Provava sentimenti contrastanti mentre attraversava la strada e si avvicinava al portone. Rabbia, risentimento, frustrazione, dolore. 

Si permise perfino di ripensare a tutta la sofferenza che aveva invaso la sua vita, negli ultimi anni. Perché fino a quel giorno, ancora non si era lasciato andare, ancora non si era sfogato. 

E non si dispiacque affatto per quel povero detective che stava per affrontare, volente o nolente, tutta la sua ira. 

Suonò e, nonostante l'ora tarda, gli aprì subito senza neanche chiedere chi fosse. Probabilmente molto abituato ad avere clienti anche in piena notte. 

Anche la porta del suo ufficio era lasciata accostata, come se non temesse l'improvvisa intromissione di sconosciuti, e Nick rimase solo qualche istante interdetto.

Perse un po' della sua verve, mentre osservava quella porta accostata, ma la riacquistò in fretta non appena entrò. 

Non aveva avuto occasione di pensare mai a quell'uomo, neanche quando aveva scoperto che la moglie lo vedeva spesso. Forse perché mai lo aveva immaginato come persona, ma piuttosto come una presenza alla quale Bridget si era appoggiata più per sicurezza che per altro. 

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