Capitolo 59

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"Il male possiede una voce poderosa che desta le anime volgari e le riempie d'ammirazione, mentre il bene è largamente muto".
Honoré de Balzac

Vicino Los Alamos, Nuovo Messico, 2003

Quando si vive in un paese piccolo come quello di Los Alamos, è quasi impossibile non cadere vittima delle chiacchiere.

C'era l'ubriacone di turno, che portava sempre un po' di compassione ma anche di derisione. 

Tara era invece la ragazza facile, quella di solito sulla bocca di tutti i suoi coetanei e non solo, anche se la verità era altra. 

Non potevano mancare il gruppo di mamme pettegole, che si riunivano tutti i giorni al parco con i figli e contribuivano alla crescita di malelingue. Non risparmiavano nessuno.

Lo sceriffo era un po' considerato il saggio del villaggio, colui da cui andare ogni volta che si aveva un consiglio da chiedere. 

Poi c'era l'amante della metropoli finita lì per caso, che non faceva altro che lamentarsi di quel posto dimenticato da Dio, l'artista che viveva un po' fra le nuvole e il circolo degli anziani che si lamentavano delle nuove generazioni. 

E come tutti gli altri, anche Jerry aveva una etichetta. Lui era lo strano del paese, l'introverso.

Quello da guardare, proprio come l'ubriaco, con empatia e compassione ma senza avvicinarsi troppo. 

Non era mai riuscito ad ambientarsi veramente tra i suoi coetanei. Loro facevano amicizia facilmente, uscivano insieme, si riunivano in gruppo e facevano bisbocce. 

Ma Jerry era sempre fuori da ogni loro giro. In disparte li osservava e li odiava sempre un pochino di più. Perché non lo capivano, perché ridevano di lui o peggio, lo ignoravano. 

Come se non esistesse. Come se non fosse nessuno.

Una parte di lui era perfino contento di ciò, perché nell'invisibilità poteva scrutarli, studiarli e giudicarli senza che nessuno si accorgesse della sua esistenza.

Era così che era riuscito a scoprire i segreti più scandalosi, e a volte anche poco belli, di molte persone del posto. 

Gli piaceva spiarli, aspettare il momento in cui si sarebbero rivelati per quello che erano veramente e non ciò che mostravano tutti i giorni davanti agli altri.

Chi tradiva, chi veniva tradito, chi mentiva spudoratamente, che infrangeva regolarmente la legge. E più un individuo desiderava apparire socialmente adeguato, più era sporco in profondità. 

Si chiedeva spesso come la società avrebbe potuto reagire se fossero venuti a conoscenza di tutti i segretucci nascosti dei suoi cittadini. 

Ma soprattutto si chiedeva cosa la comunità avrebbe considerato più grave. 

Forse le sue stranezze sarebbero sembrate meno inquietanti se avessero saputo che un padre di famiglia si trastullava con perversioni sessuali di dubbio gusto. 

Forse avrebbero accettato di più la sua riservatezza se avessero saputo cosa faceva la maestra dell'asilo nel suo tempo libero.

O forse nulla sarebbe cambiato, ma questo Jerry non avrebbe mai potuto saperlo. 

Perché lui non avrebbe mai parlato. Non per paura o per vergogna. 

Amava, godeva e provava piacere nel sapere qualcosa di così intimo e di così sporco sugli altri. 

A volte si divertiva perfino a immaginare cosa potesse avere una persona di strano o inquietante e spesso succedeva che la realtà superasse perfino la sua fantasia. 

Nessuno era privo di colpa, questo ormai aveva compreso, perciò perché sentirsi a disagio per le perversioni?

Perché sentirsi in difetto nell'ammettere, almeno a se stesso, di provare un certo piacere ogni qualvolta che nel bosco si metteva alla ricerca di piccoli animaletti per poi torturarli ed ucciderli?

Perché sentirsi inadeguato se ogni volta che vedeva Kayle, la ragazza più bella della scuola, pensava e desiderava di farle cose indicibili e poi ucciderla?

Aveva perfino scritto una lista dei dieci miglior modi per ucciderla lentamente e avere il massimo della soddisfazione. 

E se per qualche istante si era sentito malato, sporco e inopportuno, poi ricordava che la stessa Kayle si divertiva a ingannare poveri uomini che vivevano dall'altra parte degli Stati Uniti, soli e tristi, promettendo loro ciò che alla fine non concedeva. E non contenta poi divulgava le loro conversazioni, prendendoli in giro e umiliandoli, solo per il gusto di farlo. 

Se lei era considerata normale e accettabile, perché non poteva esserlo anche lui?

E proprio mentre era immerso nei suoi pensieri più profondi, durante un turno noioso - come tutti gli altri d'altronde - al negozio, che sentì il campanello della porta suonare, annunciando quindi l'entrata di qualche cliente.

Si era aspettato uno dei suoi concittadini, e invece non rimase insoddisfatto nell'incontrare lo sguardo di una sconosciuta.

Una ragazza, di qualche anno forse più grande di lui, mano nella mano con una bambina che probabilmente doveva essere sua figlia. 

Erano entrambe molto belle, questa fu la prima cosa che notò, ma sicuramente non riuscì a smetterle di fissarle perché non erano del posto.

Non passavano molti sconosciuti da quelle parti e per lui era sempre un'opportunità per affinare la sua voglia di scrutare e giudicare gli altri. 

Era curioso su quelle due ragazze ma ogni sua domanda sapeva che sarebbe rimasta senza risposta. Avrebbe voluto però avere molto più tempo per poter capire qualcosa. 

E invece le due se ne andarono in fretta. 

L'unica cosa che era riuscito a comprendere era che la madre si era accorta di qualcosa. Non appena i loro occhi si era incrociati lei si era messa sull'attenti, preoccupata. 

Tanto che si era sbrigata a portare via la figlia, il più lontano possibile.

Erano state all'interno del negozio solo qualche minuto, eppure Jerry si era incuriosito. Forse perché erano un volto nuovo, forse perché voleva sempre osservare di nascosto gli altri, o forse semplicemente perché si annoiava.

D'altronde gli capiva spesso di raccogliere informazioni anche dei pochi turisti che erano di passaggio da quelle parti, quasi per caso. 

Quando il campanello sopra alla porta suonò di nuovo Jerry alzò lo sguardo sul vecchio zoppo che era entrato sbuffando e bestemmiando, come era suo solito. 

«Ho visto che parlavi con quei turisti...», esordì, sperando che potesse dargli qualche informazione. 

La sua morbosità nei confronti del conoscere gli altri si ripresentava come sempre, anche se in quel caso quasi gli prudevano le mani, tanto era febbricitante. 

«Gli ho indicato la strada per il campeggio», iniziò a dire il vecchio, avvicinandosi quasi a fatica e prendendo l'ennesimo pacchetto di sigarette: «Questi turisti son tutti uguali... arrivano con i loro sguardi fiduciosi e allegri, come se il mondo fosse bello e pieno di unicorni. Stupidi illusi».

L'uomo sorrise, mostrando la sua bocca mezza sdentata, a Jerry e se ne uscì senza pagare, come di consuetudine. 

A Jerry invece non restò che la soddisfazione di aver perfino saputo dove si sarebbero fermati quella notte. 

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