CAPITOLO 3

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"Quanto manca?" chiede mio fratello rivolgendosi a nostro padre. Il medico ha concesso a Dairon di accompagnarci a condizione che il viaggio fosse interrotto da una sosta. Ci siamo quindi fermati al confine per una notte, sostando in un vecchio castello che una volta abitavamo solo d'estate per scappare dal caos della capitale. Questa mattina siamo ripartiti presto. Adesso è quasi il tramonto e tra poco dovremmo essere arrivati. 

"Ci siamo quasi, non preoccuparti!" afferma mio padre con tono preoccupato

"Padre, io non sono preoccupato. Sono annoiato, è da tutto il giorno che siamo in viaggio!" mio fratello non è molto paziente, e gli spazi piccoli non fanno per lui. Ovvio che un ragazzo di 12 anni si annoi a non fare nulla. Io ho i miei pensieri che mi tengono impegnata. 

"Dairon, manca poco" dico un po' scocciata dalle sue continue domande. Al momento mi sta salendo l'ansia e il timore per quello che mi aspetta. Lui non sta andando incontro al suo futuro. Dovrei essere io quella impaziente non lui. 

"Nimrodel non trattare così tuo fratello!" esclama mio padre con tono severo fulminandomi con lo sguardo. 

"Si padre!" dopo questa esclamazione cala il silenzio fino a quando Dairon non iniziò ad urlare e ad esclamare a gran voce: "Siamo arrivati! Siamo arrivati! Finalmente non ne potevo più!"

Giro la testa nella direzione in cui punta lo sguardo di mio fratello e quello che vedo sembra quasi un miraggio: una grande collina si staglia sullo sfondo e sopra di essa un grande castello con alte torri, tetti di un azzurro come il cielo e grandi finestre illuminate dalla luce del sole che si riflette su di esse come se fossero uno specchio. Il villaggio nascosto tra gli alberi ai piedi della collina non sembra di grandi dimensioni ma è comunque pieno di gente che cammina per le strade cercando quello di qui ha bisogno alle bancarelle del mercato. In fondo dietro il castello, si intravede uno scorcio di un mare che da qui sembra piccolo, ma dalle cartine che ho studiato so essere enorme. Questo reame non sembra aver subito le conseguenze della guerra. Come se non fosse mai iniziata.

"Padre quante ricchezze possiede questo reame?" chiedo dando sfogo ai miei pensieri. 

"Quasi illimitate" risponde malvolentieri. Illimitate? Da dove proviene tutta questa ricchezza? Idrial si basa sul commercio di tessuti. Tutta la nostra economia si basa su quello. Ma la guerra ha fermato i commerci e questo ci ha portato alla bancarotta.  Passeggiando per le strade della capitale ho visto le persone fare la carità per non morire di fame, la maggior parte dei negozi hanno dovuto chiudere e molte famiglie immigrare. Il solo pensiero mi mettere tristezza . Qui invece non sembrano esserci conseguenze. Come se nulla fosse successo. La loro economia sembra indenne.

"È per questo che abbiamo perso?" all'inizio della guerra avevo origliato un consiglio di Stato. Ricordo bene il ministro che affermava che l'economia del nostro paese poteva sopportare una guerra. Com'è successo che noi ci siamo ridotti alla fame e lo Stato di Amras no?

"Come osi?" urla mio padre spostando il busto in avanti per essermi più vicino "Noi non abbiamo perso nulla, ho firmato una pace per il bene del nostro regno, avremmo potuto vincere!" il suo sguardo dice tutto. Sta cercando di raccontare a tutti una falsa verità. Crede che sia stupida come i suoi ministri che pendono dalle sue labbra. Forse si è anche autoconvinto di questa versione della storia. 

"Smettetela di dire menzogne padre, sono abbastanza grande da capire la veri..."non riesco a finire la frase che vengo interrotta da un tono alto e pieno di rabbia accompagnato da un dito puntato nella mia direzione.

"Basta, non tollererò altra insolenza da parte tua. Hai detto anche troppo. Con questo matrimonio vivrai nell'agio, ogni tuo desiderio potrà diventare realtà, quindi invece di urlarmi contro dovresti ringraziarmi!" ringrazialo? E di cosa? 

"Grazie padre di avermi finalmente liberata dal quel castello che per me era ormai diventata una prigione!" grave errore, non avrei dovuto dire quello che pensavo. Infatti mi arriva uno schiaffo. Non è la prima volta che succede. La prima volta è successo quando avevo 10 anni. Mi ero seduta alla sua scacchiera e avevo iniziato a muove i pezzi. Ovviamente casualmente, perché nessuno mi aveva mai insegnato le regole. Ma quella lastra di marmo bianca e nera mi incuriosiva. Mio padre però non lo reputa un gioco adatto alle donne. Così quando mi ha beccata mi ha punita. Adesso, come allora, penso di avere la guancia arrossata. Sparirà in un paio di minuti. 

"Nimrodel ora tu la smetterai con questa sfacciataggine e insolenza e inizierai a trattarmi con il rispetto che una figlia deve al proprio padre e re" il rispetto si può richiedere solo quando è reicproco. 

"Io dovrei trattare voi come un padre? Io l'ho sempre fatto, siete voi quello che non mi ha mai trattata come un padre dovrebbe trattare una figlia" un'altra fase insolente. Un'altra parola di troppo. Un altro tono sbagliato e un altro schiaffo. Le lacrime iniziano a solcarmi il viso. Cerco di trattenerle per non mostrarmi debole. Non voglio dargli alcuna soddisfazione. 

"Padre vi prego smettete di picchiare Nimrodel, per favore, vi supplico" mio fratello fino ad ora era rimasto in disparte. Osservando la scena seduto vicino a me pensando chissà cosa. 

"Mio caro Dairon, tua sorella deve imparare qual è il suo posto" gli risponde mio padre con tono pacato e gentile, abbozzando anche un mezzo sorriso.  

"Lei lo sa qual è il suo posto, sposerà il Re di questo regno e farà tutto quello che voi desiderate" quanto è innocente. Non sa come va il mondo. La sua voce è tremolante. Non aveva mai visto nostro padre sotto questo punto di vista. Lui si è sempre trattenuto davanti a lui. Ora però ha perso il controllo, dimostrato anche al suo erede la sua vera natura. 

"Lo farai?" mi chiede quello che ora non è mio padre ma il mio Re. Il suo sguardo dice tutto. Non posso rifiutare. Altre volte ho provato a sottrarmi al suo volere e ne ho pagato le conseguenze. Non penso di avere scelta, adesso c'è di mezzo anche mio fratello. 

"Si, lo farò" ammetto abbassando lo sguardo. Non lo faccio per mio padre, ma per il mio popolo. Il matrimonio metterà fine alla guerra e riporterà il cibo nelle case anche dei più poveri. D'altronde sono una principessa, questo è il mio compito. Magari il futuro che mi aspetta è migliore del passato che ho vissuto. Ci sono tante ipotesi che affliggono la mia mente e tra poco scoprirò qual è quella giusta. La carrozza ormai sta percorrendo le strade della città. Il castello è sempre più vicino così come il mio destino. 

A GAME JUST FOR A QUEENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora