Sono davanti a questa porta da un paio di minuti ormai, ma non ho il coraggio di bussare. Dietro di essa c'è mio fratello. Sono venuta per parlargli. Volevo farlo già ieri dopo la corsa nei giardini. Dopo che Armars ed io ci siamo baciati. Solo al pensiero ho ancora i brividi. È stato bellissimo. Ora capisco le persone che dicono: il primo bacio non si scorda mai. Dopo la scappatella nei giardini, siamo tornati nella sala del trono come se niente fosse. Abbiamo concluso il ricevimento senza altri intoppi. La mia famiglia si era ritirata nelle proprie stanze e tutti sono andati avanti come se nulla fosse successo. E di questo sono grata, mi ha dato la possibilità di riflettere sugli avvenimenti. Ora sono qui, pronta ad affrontare le mie colpe. Perché è colpa mia se mio fratello è la fotocopia di mio padre. Sono stata io ad abbandonarlo, l'ho lasciarlo andar via convinta che una stupida promessa fatta da un dodicenne potesse bastare. Sono stata una vera stupida. È tutta colpa mia. Ora devo provare di rimediare. Ora o mai più. Mio padre è con i ministri per consegnare la mia dote, potrebbe essere l'unico momento che ho per trovare Dairion da solo. Prendo un lungo respiro nel tentativo di prendere coraggio, alzo la mano e busso.
"Avanti" sento dire da dentro la stanza.
"Dairon sono io" dico entrando nella stanza. Mi trovo nel salottino d'ingresso, probabilmente le porte che si trovano sulla sinistra portano alle camere da letto. Mio fratello è seduto su uno dei divanetti posti al centro della stanza, davanti alle grandi finestre che si aprono sul terrazzo affacciato sul giardino. Il suo sguardo si alza dal libro che tiene in mano per posarsi sulla mia figura.
"Ah, Nimrodel sei tu" afferma Dairon sorpreso. A quanto pare, non si aspettava una mia visita.
"Già, ti disturbo?" lo dico solo per rompere il ghiaccio. Anche se sta leggendo non penso di disturbarlo. Non l'ho mai disturbato. Sono state tante le volte in cui ho interrotto le sue attività, e non sé ne mai lamentato.
"Leggermente, ma ci passerò sopra. Perché sei qui?" il suo tono sembra quello di un giovane uomo, non di un ragazzo. Così come i suoi comportamenti. Possibile che in tre settimane una persona possa cambiare così tanto? O era così già prima e non me ne sono accorta?
"Volevo sapere come stai, non hai risposto alle mie ultime lettere" dico sedendomi su una sedia posta davanti al divano su cui è seduto Dairon.
"Ah si, scusa. Non avevo tempo da perdere con i tuoi stupidi resoconti" stupidi resoconti...le prime lettere non le ha trovate stupide. A quelle ha risposto.
"Alle prime hai risposto" sto cercando di guardarlo negli occhi. Lui però guarda da un altra parte. Non riesce a guardarmi. Sono così in ansia che le mani mi sudano. Lui invece sembra tranquillo.
"Vero, allora non avevo ancora capito come stessero le cose" mentre pronuncia queste parole si alza per dirigersi verso le vetrate illuminate. Le mani sono incrociate dietro la schiena e lo sguardo è puntato lontano. Che stia cercando di scorgere il mare?
"E come stanno le cose?" gli chiedo mentre mi alzo per andargli incontro. Mi fermo ad un paio di passi di distanza, per non sembrare troppo pressante.
"Vedi sorella, in queste tre settimane papà mi ha aperto gli occhi. Mi ha spiegato come funziona il mondo. Ho scoperto la crudeltà della vita e questo anche grazie a te" dice indicandomi e finalmente guardandomi negli occhi.
"Grazie a me?" chiedo non capendo dove vuole arrivare.
"Si, tu mi hai abbandonato. Hai lasciato che nostro padre mi portasse via. Io ti volevo bene, era come una madre per me. Eri il mio punto di riferimento, mi fidavo di te. Mi sono ripreso solo grazie a papà. Lui mi ha fatto capire quanto stessi sprecando la mia vita per te" le lacrime iniziano a spingere per uscire. Mi sentivo già in colpa, ma il fatto che lui mi abbia accusata direttamente mi fa male. Sento il cuore spezzarsi in due. Ovvio che papà abbia fatto leva sul dolore per portarlo dalla sua parte. Non posso biasimare Dairon per avergli dato retta. Voleva solo lasciare il dolore da parte. Mio fratello conosce bene il dolore fisico, ma quello emotivo gli è nuovo. E ora lo conosce per colpa mia. Sono stata io causargli così tanto dolore.
"Mi dispiace Dairon, non volevo farti star male. Non era mia intenzione" l'unica cosa che posso fare è scusarmi e sperare che lui mi perdoni. Appoggio una mano sul suo braccio ma lui con uno strattone si allontana.
"Non mi interessano le tue intenzioni, ma le tue azioni"
"Le mie azioni? Da quando mamma è morta, ho preso il suo posto. Mi sono occupata di te. Ti ho protetto, ti ho praticamente cresciuto!" ormai le lacrime corrono lungo le guanci arrossate senza problemi. Un fiume in piena.
"No, non mi hai protetto. Mi hai solo nascosto la verità. Mi hai tenuto allo scuro e così facendo non mi hai preparato alla realtà e quando ci siamo divisi, da un giorno all'altro sono dovuto diventar grande" non pensavo che con l'intento di proteggerlo gli avrei arrecato dei danni. Ma come potevo saperlo?
"Non volevo farti del male. Non era mia intenzione. Volevo solo il tuo bene"
"Non lo capisci? Non importa cosa vuoi tu o cosa voglio io. Le cose non andranno mai come vogliamo. Dovresti saperlo meglio di me dato che sei obbligata a sposarsi" ora sta urlando. I suoi occhi sono pieni di rabbia.
"È vero, non abbiamo molta voce in capitolo sulle nostre vite ma possiamo decidere come vivere le scelte che altri prendono per noi"
"E come? Come potrei vivere da solo con nostro padre senza diventare come lui? Nimrodel io non sono forte come te. Io sono debole, sono solo uno stupido ragazzino che per anni ha fatto finta di non vedere la crudeltà che il padre riservava a sua madre e sua sorella" dicendo questa parole si accascia a terra. Le ginocchia appoggiate sul tappeto. Le mani che gli coprono la faccia nel tentativo di coprire i singhiozzi. Sta piangendo. Mi avvicino e accovaccio vicino a lui. Gli tolgo le mani dal viso e lo guardo negli occhi. Ora vedo solo un enorme dolore. Ero convinta lui non sapesse delle cattiverie che papà mi rivolgeva.
"Dairon, non pensavo che tu lo sapessi"
"Sono stupido non cieco. Pensavo che continuando a far finta di niente ti avrei risparmiato del male. Mi dispiace non aver fatto nulla. Scusa tanto. Ora me ne vergogno"
"No no Dairon. Anche volendo non avresti potuto fare nulla"
"Forse è vero, ma ora dovrei essere felice perché non sei più obbligata a vedere nostro padre, non fartene una colpa" ora sto iniziando a capire. Si sente in colpa per volermi al suo fianco quando sa che per me, stare vicino a papà vuol dire solo sofferenza.
"Dairon ascoltami. È normale che tu mi voglia vicino. Siamo fratelli e sempre lo saremo. Vivere distanti non cambierà le cose. Anche io vorrei stare con te, ma come hai detto tu non abbiamo scelta: io devo stare qui e sposarmi e tu devi restare con papà. Ma possiamo scegliere come fare queste cose"
"Cosa intendi?"
"Sai com'è papà, lo conosci. Ma lui non ti farà dal male, non fisicamente almeno. Vorrà che tu la pensi come lui, tu lasciaglielo credere. Dagli retta, ma sono per finta. Coltiva il tuo pensiero, le tue convinzioni ma tienile segrete. Non lasciarti condizionare"
"Non so se ne sono capace, queste ultime settimane sono state un inferno. Gli ho creduto, gli ho dato retta, mi sono convinto che avesse ragione"
"Lo hai fatto perché ne avevi bisogno per scappare dal dolore, ma per me è meglio qui. Lontana da lui. Sapermi felice dovrebbe aiutarti a sopravvivere a papà"
"Sei davvero felice qui?" i suoi occhi trasmettono speranza. Vuole che io stia bene. Forse potrebbe convivere con papà sapendomi felice
"Si Dairon, sono felice. Sto bene e devo ammettere che sposare Amras non mi spaventa più" ammetto accennando un sorriso.
"Sono felice per te sorellona"
"Grazie Dairon, mi dispiace non lo sia anche tu"
"Mi basta saperti felice e al sicuro. Io starò bene"
"Lo hai detto anche la scorsa volta" gli faccio notare con un tono leggermente ironico.
"Lo so, ma questa volta sarò più forte e risponderò alle tue lettere sinceramente"
"Grazie Dairon, ti voglio bene" mi chino in avanti e lo abbraccio. All'inizio sembra sorpreso ma dopo poco ricambia l'abbraccio. Le sue braccia mi stringono forte. Mi sento protetta e rassicurata. Dopo questa conversazione forse le cose saranno diverse. Forse l'influenza di mio padre non avrà più molta influenza. Forse mio fratello resterà tale. Guardandolo non vedo più il dodicenne che ho lasciato andar via con mio padre, ma un uomo capace di prendere le proprie scelte e ragionare. Mi dispiace sia dovuto crescere così velocemente, ma ora so, che non ho più alcun motivo di nascondergli le cose.
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A GAME JUST FOR A QUEEN
FantasíaNimrodel è una principessa assoggettata al volere dell'aggressivo, manesco e vanesio padre. Non può compiere le proprie scelte, nemmeno quando si tratta del suo futuro. Questo, viene stipulato con un contratto matrimoniale, che mette fine ad una gue...