A GAME JUST FOR A QUEEN

CAPITOLO 36

Ormai il sole sta calando, e i negoziati dovrebbero iniziare da un momento all'altro. Beren, Lothiriel, Falathar, Amras ed io abbiamo già attraversato la spianata che separa l'accampamento dal castello, e ora ci troviamo davanti al grande portone di legno, dietro al quale si nasconde codardamente mio padre. 

"Quanto staremo qui davanti ad aspettare?" domanda Lothiriel impaziente. Spero poco, l'armatura è scomodissima, e pesante. Voglio finire qui e tornare alla tenda per togliere tutto. Anche Elenie è in difficoltà non essendo abituata a portare questo peso. 

"Il tempo necessario" le risponde Amras.

"Ci fa sembrare deboli! È stata una scelta stupida venire" 

"Dovevamo tentare" dichiaro decisa. Dobbiamo tentare tutto prima di mettere fine a delle vite innocenti. Però se il tentare durasse poco sarei super felice. 

"No, dovevamo scendere in battaglia. Quello sarebbe stato un segno di forza!" urla Loth convinta. Per lei è sempre tutto risolvibile con la violenza, non prende nemmeno in considerazione altre strade. Forse la vita l'ha portata a pensare ciò, non le ha mai dato alcuna possibilità di scelta. 

"Non siamo qui per dimostrare forza, ma per spodestare un tiranno e portare la pace" spiega Amras infastidito. Ora, ben sopporta la presenza di sua sorella, ma alcune sue idee ancora gli danno fastidio. In questo gruppo ci vorrebbe qualcuno che sappia tenere per se i suoi pensieri; ci vorrebbero più Beleg. 

"Dove la vedi la correlazione tra la parola guerra e la parola pace?" quand'è che mio padre si degnerà di presentarsi, così possiamo porre fine a questo calvario?

"Lothiriel, ora basta per favore. Siamo tutti agitati e con idee differenti. Rispettiamole e teniamoci le nostre per noi" esclamo sperando di porre fine alla discussione. Sono troppo in ansia, e troppo scomoda, per conversazioni sceme che non portano a nulla. 

"Si, tanto non farebbe differenza, ormai siamo qui" si, siamo qui ad aspettare come degli ebeti, su questo sono d'accordo. Ci farà aspettare qui fuori per ore solo per sentirsi superiore. L'esercito ci vedrà implorale e penserà che siamo deboli e non in grado di guidarli in battaglia. Peccato però, che l'esercito di Lothiriel è pagato, e anche molto ben pagato, quindi farà quello che vogliamo in ogni caso. 

"Qualcosa si sta muovendo" ci fa notare Fal.
Il portone viene aperto mostrando il cortile interno del castello. Una volta lì passavo le poche ore libere che avevo, era l'unico spiraglio di aria e di libertà che mi era concesso, ora invece, quello stesso spazio, è gremito di soldati che ci puntano le lance addosso. Alzando lo sguardo noto anche gli arcieri che si mettono in posizione sulle mura, così come vengono puntati i cannoni sulla nostra via di fuga. Tra tutti i soldati, spiccano le vesti colorate del primo ministro Taras, mentre di mio padre non c'è traccia. 

"Dov'è mio padre?" domando avvicinandomi di più al portone. 

"Il Re non vi riceverà!" urla con un sorriso a trentadue denti il ministro. Come ha potuto cambiare idea? Ci ha fatti venire fin qui e ora nemmeno si presenta, questo è vergognoso persino per lui.

"Abbiamo un accordo" risponde Amras.

"Il Re ha cambiato idea" no non ha cambiato idea, è sempre stato questo il suo piano, umiliarci davanti a tutti. Anche se me lo aspettavo fa male, fa arrabbiare.

"Sono Re Amras di Eltas, sono qui per negoziare con Re Amrod, come da accordi stabiliti, quindi dica al suo sovrano di presentarsi o il mio esercito raderà al suolo questo posto senza tentennamenti" è inutile, non si presenterà. Non verrà a negoziare, metterà fine a molte vite innocenti senza nemmeno provare a trovare una soluzione. 

"Il Re non vi riceverà, gli accordi sono cambiati. Potete andarvene" andarcene? Non possiamo andarcene così.

"No! No! Non non ce ne andremo senza prima aver parlato con mio padre, quindi ora va dentro e digli di venire qui fuori immediatamente" urlo avvicinandomi fino quasi a toccare le lance che i soldati ci puntano addosso.