›Prologo

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James Barnes

La cosa che più eccitava James Barnes erano le scommesse, amava correre il rischio e adorava ancora di più vincere. Un uomo che si trovava per puro caso ai piani alti, probabilmente doveva ringraziare suo padre per la posizione sociale in cui si trovava. Amava la letteratura inglese, non faceva altro che divorare libri su libri e la cosa irritava particolarmente suo padre, sua madre e il resto di quella mandria di imprenditori assetati di soldi e dal cuore gelido come un iceberg. Pensavano che leggere fosse una perdita di tempo, James doveva concentrarsi sulle varie scartoffie invece che perdere il suo tempo in sciocchezze come i romanzi gialli o la poesia. James li ignorava, si chiudeva nel suo ufficio fingendo di prestare attenzione a quelle pile di fogli e appena rimaneva da solo tirava fuori da uno dei cassetti della sua scrivania un bel libro. Era un fan accanito di Conan Doyle e il suo più grande sogno era quello di abbandonare l'azienda di suo padre per seguire le orme di Sherlock Holmes, si sarebbe accontentato anche solo di una notte di pura follia – sognava di distaccarsi per un momento dalla realtà.

Steve Rogers

Steve era un ragazzo comune, lavorava in un bar nel quartiere principale di Brooklyn e aveva molti amici. Un ragazzo solare e con un cassetto colmo di sogni, sogni irrealizzabili; appassionato dalla letteratura inglese e dall'arte, Steve passava ogni fine settimana ad una mostra o in biblioteca. I suoi più fidati amici si chiamavano Hardin e Ramona, i due frequentavano il college e la mattina facevano sempre colazione al bar dove lavorava il loro migliore amico. Steve dovette abbandonare gli studi a causa di sua madre, sua madre Sarah si era ammalata gravemente e quindi fu costretto ad entrare nel mondo del lavoro prima del previsto. Ma Steve aveva un sogno in particolare, quello di poter vivere in una situazione benestante, magari in una mega villa o dietro ad una scrivania di una delle più grandi aziende del mondo, avrebbe speso tutti i soldi per trovare una cura alla malattia di sua madre, dopodiché avrebbe speso i soldi in cose che si era rinnegato per fin troppo tempo – sognava di non vivere più in quella miseria.

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