›Chiamami Bucky

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Steve si svegliò presto quella mattina, si voltò in direzione del nuovo “compagno” e iniziò ad esaminare ogni suo particolare, ne approfittò perché stava ancora dormendo. Poi si voltò prendendo il telefono dal comodino notando che erano appena le 7, si alzò e andò in bagno per farsi una doccia, poi decise di farsi un giro. Quando tornò trovò la stanza vuota, ma sul tavolino c'era un post-It con su scritto "Sono andato a prendere la colazione, aspettami! :)". Steve era ancora più confuso, mille domande frullavano nella sua testa, si conoscevano da nemmeno 24 ore e tra di loro c'era di già quella strana alchimia. James tornò poco dopo con due brioches e due caffè-latte e i due iniziarono a fare colazione in silenzio.

«Visto che alla fine non russo»

James cercò di rompere il ghiaccio risvegliando il biondo dal suo stato di trance, stava mangiando fissando con insistenza il vuoto. Steve corrucciò lo sguardo poiché non stava prestando attenzione alle parole di James, quest'ultimo sbuffando scrollò le spalle. «Dai che hai detto...scu-» il biondo venne subito interrotto «Fa niente, nulla di importante. Perlopiù non mi hai ancora detto cosa ne pensi della colazione...» James cercò di sviare il discorso tornando a bere il suo caffè, Steve abbassò lo sguardo e passandosi la lingua fra le labbra sorrise a James «L'ho gradita e soprattutto grazie, non ti avevo ringraziato prima», «Stai tranquillo, mi stai simpatico quindi mi andava».

«Raccontami di te»

Erano passate due ore e i due si trovavano stesi sul letto a fissare il soffitto, mezz'ora più tardi avevano entrambi lezione quindi colsero l'occasione per stare insieme, ancora. James aveva timore, in parte, di affezionarsi a Steve e quest'ultimo invece sentiva già la mancanza dei suoi due migliori amici Ramona e Hardin. «Sono il vice della Barnes corporation, quando mio padre morirà passerà tutto nelle mie mani. A dirla tutta io odio quel mondo, io dentro mi sento un artista e rinchiudere un artista in un ufficio ad occuparsi di scartoffie é un oltraggio. Mio padre mi costringe, diciamo, a fare tutto questo e se sono qui a parlarti é sempre grazie a lui.»
James iniziò a raccontare di sé e Steve lo ascoltò attentamente, era davvero interessato e si sentì subito rapito da quelle parole.
«Io ho sempre sognato di poter vivere una vita come la tua, sai, io prima di arrivare qui ero un misero cameriere...», «E io ho sempre sognato una vita normale come la tua, é uno strazio essere James Barnes, a proposito chiamami Bucky...i miei amici mi chiamavano così» disse James fissando il compagno, «Okay Bucky».






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