›Giochiamo?

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Fuori vi era un acquazzone, le strade di Brooklyn erano infangate e lo strisciare delle auto sulla strada sporcava accidentalmente i passanti che cercavano di ripararsi da quella forte pioggia. Steve stava fissando la scena poggiato alla finestra di camera sua, si sentiva particolarmente triste quel pomeriggio e non riusciva a capirne il motivo. Hardin dovette raggiungere suo padre nel Queens per problemi familiari mentre Ramona era troppo impegnata con i preparativi del matrimonio di sua sorella, così Steve rimase da solo. Si buttò sul letto accendendo la tv, fissava con sguardo spento lo schermo senza nemmeno prestare tanta attenzione al fatto che in TV stessero trasmettendo solamente stupide pubblicità. Il suono del suo telefono catturò la sua attenzione in quella piccola stanza e allora con fare annoiato sbloccò lo schermo convinto di trovarci il solito messaggio da parte di Ramona, ma così non fu perché in realtà aveva ricevuto un messaggio anonimo.

<FACCIAMO UN GIOCO?>

Steve notò che l'anonimo era lo stesso del vecchio messaggio, allora esasperato si decise a rispondere una volta per tutte.

<Non sono interessato, lasciami in pace.>

Steve si decise a bloccare lo schermo, si accomodò meglio sul letto cercando una posizione più comoda ma non fece in tempo a rilassarsi che il suono del suo telefono riecheggiò ancora una volta.

<Sono una persona molto vicina a James Barnes, davvero non ti interessa saperne di più?>

Steve si morse il labbro inferiore indeciso sul da farsi, ma alla fine si lasciò tentare e diede corda all'anonimo.

<Okay, dimmi tutto>

La risposta non tardò e Steve si lasciò prendere dall'ansia.

<Calma, non così di fretta. Ti ho proposto un gioco, se vuoi sapere devi giocare>

Steve aveva paura di accettare, non sapeva in cosa consisteva quel gioco e non voleva cacciarsi ancora nei guai a causa di James.
Con lui aveva letteralmente chiuso, o almeno così credeva, ma la discussione avvenuta giorni prima con i suoi due migliori amici lo fece andare di nuovo in confusione. In fondo amava James, non poteva cancellare il suo amore nel giro di 4/5 mesi e probabilmente questo non lo avrebbe mai ammesso perché era troppo orgoglioso. Ci pensò su esattamente un quarto d'ora dopodiché prese la sua decisione.

Intanto a New York George Barnes stava intrattenendo il suo pubblico ad una delle sue famose conferenze mostrando uno dei suoi ultimi progetti, stava cercando di fare centro nel mirino dei più grandi imprenditori del mondo. Ad un tratto però una giornalista gli fece una domanda inaspettata:

«Ha avuto più notizie di suo figlio, signor Barnes? I giornali dicono che suo figlio ha mollato l'azienda di famiglia per poi scappare via, é vero?»

George rimase spiazzato da quella domanda, per la prima volta si sentì a disagio e la sua espressione perennemente imbronciata si tramutò in un'espressione più...delusa?
Quell'uomo poggiava tutte le proprie speranze nel figlio, credeva che James sarebbe potuto diventare uno dei più grandi imprenditori al mondo e invece aveva preferito trasgredire ogni regola facendo perdere anche ulteriori punti all'azienda di famiglia. George era furioso con James e in parte l'idea che fosse scappato lo consolava, non voleva che James restasse in circolazione per poi rovinargli tutto il suo lavoro. Come si ripeteva più volte lui stesso: meglio soli che male accompagnati.

«Non rispondo alle domande sulla vita privata, il prossimo?»

George si rivolse al giornalista con non-chalance, e cosa avrebbe potuto fare? Rispondere e fingersi preoccupato per il figlio? Avrebbe fatto la figura dello stupido di turno. Rispondere con sincerità? Probabilmente avrebbe ricevuto tutto l'odio del mondo e George non ci teneva a perdere il suo mondo, la sua azienda, il tutto per uno stupido ragazzino di 26 anni.

Giunta la fine della conferenza George raggiunse la sua limousine, diede all'autista l'ordine di portarlo al suo attico e senza pensarci due volte si accomodò sulla poltrona-divano posta nella vettura, prese il telefono notando l'# che aveva mandato in tendenza durante la conferenza primo in tendenza, sorrise compiaciuto.

All'improvviso però gli arrivò un messaggio anonimo.

<HEY TI VA DI GIOCARE?>




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