Steve si staccò poco dopo dalle labbra del moro, in preda ai rimorsi. Il suo sguardo insicuro si posò su quello confuso di James, abbassò lo sguardo pentito di aver rovinato quel magico momento - ma proprio non se la sentiva. James sospirò e rimise in moto quella Ferrari, il tragitto fu silenzioso e Steve non si azzardò a chiedergli nemmeno una sola domanda. James parcheggiò l'auto accanto ad un marciapiede che dava la vista ad un casinò, Steve sgranò gli occhi restando incollato al sedile dell'auto rubata, il moro senza fiatare si era già avviato verso l'entrata di quel posto con le mani abbandonate nelle tasche della giacca. Steve cercò di prendere fiato, di calmarsi, quando ci riuscì corse in direzione di James - non voleva lasciarlo da solo. James scambiò quattro parole con un uomo colmo di tatuaggi, dopodiché quest'ultimo accompagno il moro verso un tavolo. Steve lo seguì indiscreto e notò che James aveva appena preso parte ad una partita a poker.
«James?! Sei pazzo? Senti...sono le 3 di notte, torniamo a scuola...ti prego...»
Steve lo implorò, James aveva già il mazzo di carte fra le mani e si era fatto accendere l'ennesima sigaretta da una rossa mezza nuda che si trovava alle sue spalle.
«Chiudi il becco Rogers, se ci tieni così tanto a tornare a scuola sai dov'è la macchina. Sai anche che non mi costerebbe nulla fotterne un'altra, quindi non farti tanti scrupoli e levati dalle palle»
Mormorò in risposta, con i nervi a fior di pelle e la sigaretta fra le labbra. La verità era che James ci era rimasto male, una delle cose che più odiava era il rifiuto e Steve gli piaceva davvero tanto.
Steve intanto rimase spiazzato dal tono che aveva usato il professore, non voleva ammetterlo a se stesso ma in fondo si sentiva ferito.«Sei uno stronzo, Barnes.»
Replicò il biondo e fece per andarsene.
«Modera il linguaggio o sarò costretto a farle un ordinamento disciplinare»
Rispose con tono superiore l'altro, comportandosi per la prima volta da professore.
«L'aria da pallone gonfiato la hai comunque, non c'è bisogno che fai il professore anche fuori scuola. Io me ne vado.»
James strinse il mazzo di carte fra le mani, si sentiva scoppiare.
Buttò le carte sul tavolo da poker, prese la giacca e inseguì Steve.«Che cazzo fai ora? Mi segui?»
Urlò Steve mentre camminava con passo svelto lungo la strada, non sapeva nemmeno dove stesse andando.
«Sono quasi le 4, sei per strada in un quartiere che probabilmente non conosci. L'istituto si trova dall'altra parte della città e non posso lasciare un mio alunno per strada da solo. É una mia responsabilità, non ci tengo a deludere il preside e mio padre.»
Disse James cercando di mantenere il passo del ragazzo che aveva stranamente rapito il suo cuore.
«Sei solo un bastardo. Dio!, quanto ti posso odiare? Prima di mi dici tutte quelle cose carine e poi te ne esci così? Vaffanculo, sul serio!»
Urlò Steve fermandosi, facendo fermare anche il moro.
«Ah, io sarei il bastardo? Ma da che pulpito? Chi ha respinto chi? Eh Rogers? Mi hai umiliato e respinto, cosa cazzo pretendi ora? Una statua?»
Steve era rosso in viso, James non era da meno.
«Mi stai trattando di merda perché ti sei sentito offeso per prima? Cristo, James, non é colpa mia se ho paura. Cazzo, non puoi capire. Mi piaci tantissimo ma non lo capisci che la situazione in cui ci stiamo cacciando é più che complicata?»
James sbuffò.
«Volevo solo passare la notte con te, divertirmi..insomma. Come la stai facendo tragica, non é che dobbiamo sbandierare la cosa ai quattro venti.»
Steve sospirò.
«Mi dispiace...»
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GETAWAY CAR ; stucky
FanfictionJames Barnes, imprenditore. Steve Rogers, barista. Il moro nascondeva una fragilità disumana, un passato oscuro alle spalle e costretto a vivere una vita indesiderata. Dall'altro canto vi era il biondino, comunissimo barista di quartiere che sognava...