Steve era chiuso in bagno, un paio di jeans e una camicia bianca lo stavano aspettando sulla sedia posta alle sue spalle. Stava per uscire con un uomo 6 anni più grande di lui e avrebbe incontrato una cerchia di altre persone dalla medesima età (o poco più). Cosa avrebbero pensato quei neo-trentenni di un poveraccio di appena 20 anni? Già si aspettava le peggio battute, il biondo sapeva essere molto...negativo. James dal canto suo era molto felice, non vedeva l'ora di mostrare Steve ai suoi "amici", era consapevole del fatto che quelle bestie assetate di soldi non avrebbero mai apprezzato Steve, ma voleva cogliere l'occasione per estraniarsi da loro e passare del tempo con il suo nuovo amico, di solito si estraniava da solo quando era costretto ad uscire con loro. In fondo era una semplice uscita ad un pub con persone snob e si prometteva una semplice e noiosissima serata in preda alle risate finte e ai discorsi da tipi altolocati. Un classico, per James. Una tortura, per Steve.
Quando arrivò sera Steve era pronto e appoggiato allo stipite della porta, stava fissando James mentre quest'ultimo si allacciava la cintura dei pantaloni. James quella sera era particolarmente bello e Steve non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua figura, era una vista paradisiaca. I due uscirono, mantenendo le distanze, e arrivarono al pub nel giro di 10 minuti. Gli amici di James li stavano già aspettando, seduti ad un tavolo e con in mano un bicchiere contenente chissà quale alcolico. Appena James prese posto accennò un sorriso falso ai compagni e presentò Steve come un nuovo collega di lavoro, in teoria era anche vero ma quei ragazzi avevano frainteso, probabilmente credevano che Steve fosse a capo di un'azienda, proprio come James. Credevano che Steve fosse "uno di loro".
«Sembri così giovane, ma quanti anni hai?»
«Il prossimo mese sono 21...»
«Anche io avevo iniziato alla tua età, mi sembra ieri»
Quella fu la breve conversazione fra Steve e Colton, uno della mischia convinto che Steve fosse veramente un imprenditore o un direttore di chissà quale azienda.
Colton aveva 29 anni ed era il più vecchio della mischia, era a capo di un'azienda immobiliare e nel tempo libero frequentava locali insoliti, nel fine settimana tornava in albergo sempre in compagnia di qualche ragazza e anni prima aveva coinvolto James in una pazzia, una pazzia che salterà fuori in seguito come uno dei tanti scheletri che si nascondono nell'armadio. Colton amava bere e quindi reggeva bene l'alcool, gli altri si trovavano già al terzo bicchiere e avevano iniziato a blaterare cose che stavano mettendo a disagio il povero Steve. Il biondo cercò con lo sguardo James, che si era assentato minuti prima per andare in bagno, ma di lui ancora nessuna traccia.«Toglici una curiosità, sei gay?»
Grayson, uno dei ragazzi, stava fissando incuriosito la figura di Steve e intanto con le mani si stava preparando una sigaretta. Steve divenne rosso in viso, si sentiva in imbarazzo e la prima cosa che riuscì a tirare fuori fu: «Perché questa domanda?»
Grayson alzò le spalle con noncuranza mentre gli altri iniziarono a ridere, tutti tranne Colton.
«Abbiamo visto come guardi il nostro amico James, é un bel ragazzo, qui nessuno mette la cosa in dubbio, ma tu sembri seriamente interessato. Quindi, illuminaci...Steve? Allora, sei gay per James?» il biondo si sentiva "molestato" dalle parole e dal tono di Owen, il più pazzo della squadra. Steve se li aspettava diversi, anche James in realtà pensava di passare la serata con i soliti Colton, Owen, Grayson, Kyle e Zach ma quella sera si stavano comportando in modo strano, forse colpa dell'alcool o forse la presenza di uno sconosciuto come Steve li metteva un po' a disagio. Eppure, a vederli, quello veramente a disagio sembrava Steve. A soccorrere Steve fu James, che prese la giacca e il pacchetto di sigarette e dopo essersi avvicinato al tavolo dei ragazzi chiese il favore a Steve di fargli compagnia durante il consumo della sua sigaretta. Steve non se lo fece ripetere e seguì James fuori dal locale.«Sono strani»
Si lasciò sfuggire Steve, mentre fissava il moro che si stava accendendo una sigaretta. James si lasciò scappare una breve risata, una risata in parte amara e in parte...forzata.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?»
Chiese Steve avvicinandosi ma James non gli degnò di un solo sguardo, si limitò ad aspirare il fumo da quella Marlboro. Steve sbuffò e iniziò a scalciare un sassolino trovato a terra per caso, sembrava un bambino di 5 anni.
«Vuoi fare un tiro?»
Chiese James incuriosito dai movimenti del biondo, «Mh?» Steve era disattento.
«Ti andrebbe un tiro?»
Chiese James una seconda volta con un sorrisetto accennato, Steve alzò le spalle e prese la sigaretta dalla sua mano. Fece un tiro e chiuse gli occhi, «Ahh ci voleva, senti la prossima volta uscirai con me e i miei di amici»
James fissava le labbra di Steve con insistenza, sembrava incantato. «Come sono i tuoi amici...?» chiese mantenendo il suo sguardo sulle labbra del biondo rimanendo in uno stato di trance.
«Sono fantastici, Ramona e Hardin sono gli amici per accellenza.»
Steve sorrise al ricordo dei suoi due migliori amici, gli mancavano e non vedeva l'ora di rivederli. James prese la sigaretta da mano a Steve, la buttò a terra e la pestò con l'intento di spegnerla. Steve lo fissava incuriosito e timoroso.
«Ci andiamo a fare un giro?»
Chiese d'un tratto James.
«Un giro? E dove vorresti andare?»
Rispose il biondo.
«Non ne ho idea, scappiamo, rubiamo una macchina e scappiamo»
Propose Barnes lasciando Rogers senza parole. Era uscito fuori di testa? Forse.
«Ma sei fuori...rubare una macchina? Abbiamo la tua...»
Disse Steve titubante cercando di far ragionare il suo nuovo amico.
«E dov'è il bello? Se la macchina é nostra non ci sarà alcun inseguimento!» James rise ma Steve partì subito in quarta: «Inseguimento? Ma cosa hai nella testa? Domani ho un test importante e tu hai lezione, inoltre é una pazzia! L'alcool ti sta dando alla testa, Bucky».
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GETAWAY CAR ; stucky
FanficJames Barnes, imprenditore. Steve Rogers, barista. Il moro nascondeva una fragilità disumana, un passato oscuro alle spalle e costretto a vivere una vita indesiderata. Dall'altro canto vi era il biondino, comunissimo barista di quartiere che sognava...