I due erano risaliti sull'auto rubata, dopo la scenata di James il biondo aveva deciso di chiudersi in sé stesso. James era alla guida, lo sguardo stanco ma attento alla strada, picchiettava le dita contro il volante con fare nervoso – il silenzio di Steve lo stava divorando. Steve dal canto suo continuava a fissare fuori dal finestrino gli edifici passare con lo sguardo colmo di disinteresse, non gli andava di dire qualcosa e anche se avesse voluto non sapeva proprio come rompere il ghiaccio. James decise di prendere una scorciatoia, svoltò in direzione di un fitto bosco, Steve sgranò gli occhi sorpreso dal cambio di strada.
«Se vogliamo tornare alla struttura prima delle 5...»
James lasciò cadere la frase in sospeso, sperava che Stave aprisse bocca ma così non fu. Steve continuava a mantenere il suo silenzio, James riportò lo sguardo sulla strada ingoiando il groppo che gli si era formato in gola. Il moro si sentiva a disagio, non sapeva come ottenere l'attenzione del biondo e la cosa lo innervosiva parecchio. Passarono minuti e uno James confuso aveva rallentato con quella Ferrari, quel percorso gli era familiare.
«Ci siamo già passati di qui..»
Steve si decise ad aprire bocca, il suo tono era freddo e distaccato.
James sembrò svegliarsi da un brutto incubo, fissò il biondo ma poi il suo sguardo ricadde sulla strada.«L'ho notato...ci siamo persi»
Rispose il più grande sbattendo un pugno contro il volante, Steve in risposta si lasciò sprofondare sul sedile.
«E ora che si fa?»
Chiese Steve portando le mani fra i capelli biondi e soffici, i capelli che poco prima James aveva sfiorato mentre baciava quelle morbide labbra.
«Io da qui non ci esco»
Puntualizzò James.
«É notte fonda e ci troviamo in un fitto bosco, qual é la tua prossima mossa? Uccidermi a mani nude?»
Chiese Steve iniziando ad irritarsi, James non apprezzò quel commento sarcastico. Il moro decise di accendere la radio, ma le varie stazioni non funzionavano – non c'era campo.
Il biondo iniziò a frugare nel cruscotto, trovò dei documenti e tra questi il libretto di proprietà della macchina.«Anthony Edward Stark..»
Steve se lo lasciò scappare come se fosse qualcosa di proibito, il suo tono misto tra curiosità e timore. L'altro stava ancora maneggiando con la radio ma appena il nome di quell'uomo giunse alle sue orecchie si bloccò di colpo. Aveva rubato la macchina al suo acerrimo rivale Anthony Stark?
Come si conoscevano?
Esattamente 10 anni prima il signor Howard Stark e suo padre George Barnes si trovavano ad un congresso, come al solito organizzato dal signor Stark, dove quest'ultimo stava presentando le sue ultime invenzioni. Tra George e Howard vi era una forte amicizia, erano inseparabili, tant'è che dopo la prima laurea di entrambi decisero di firmare per una joint venture e allegato vi era un fascicolo, un contratto stipulato, dove diceva che al compimento dei 30 anni del primo genito di entrambi, il figlio che avrebbe riportato la cartella con il maggior numero di incrementi, incassi e ricavi avrebbe automaticamente ereditato sia la Barnes Corporation che la Stark Industries. Howard e George litigarono, ma con il contratto non si poteva più tornare indietro: George e Howard erano ancora in faida e avevano ingiustamente coinvolto i loro due figli, Anthony e James.«Dobbiamo tornare subito in quel parcheggio...»
James iniziò ad agitarsi, il suo rivale Tony se avesse scoperto che il ladro di quella Ferrari era lui avrebbe mandato la notizia sui giornali, e di conseguenza la Barnes Corporation avrebbe perso punti e suo padre lo avrebbe portato via dall'Università di Yale – lui non lo voleva, lui voleva restare con Steve.
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GETAWAY CAR ; stucky
FanfictionJames Barnes, imprenditore. Steve Rogers, barista. Il moro nascondeva una fragilità disumana, un passato oscuro alle spalle e costretto a vivere una vita indesiderata. Dall'altro canto vi era il biondino, comunissimo barista di quartiere che sognava...