Capitolo dieci

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Ciao a tutti.

Ho deciso di pubblicare adesso perché il capitolo dopo è forse uno dei miei preferiti, al momento, e vorrei farlo uscire il prima possibile.

Poi, volevo dirvi un'altra cosa...LEGGETE BENE!

Non so se domani riuscirò ad aggiornare, quindi forse il capitolo di domani uscirà stanotte a mezzanotte (sarebbero tre capitoli in un giorno, VA BENE), ovviamente domani non aspettatevi alcun aggiornamento! Questo ci tengo a precisarlo 😂

Detto questo.. Buona lettura :)

«E quindi?» Domandò trafelata la cubana, scartando verso destra per schivare un passante che si era materializzato all'ultimo istante.

«E quindi no!» Rispose risoluta Dinah, tenendo lo sguardo fisso sul percorso «Avrà anche gli addominali più scolpiti di Edward Cullen, ma scopa come un ragazzino di quattordici anni alla sua prima esperienza. Non fa per me.» Scosse energicamente la testa Dinah, facendo svolazzare la lucente coda di cavallo da una parte all'altra.

«C'è anche altro nella vita.» Sottolineò Camila, pignola e materna, mandando in avaria la corsa di Dinah che si arrestò sul posto.

La polinesiana portò i pugni sui fianchi, inclinò la testa e le rivolse quello sguardo ammonitore devoluto all'ipocrisia dell'amica «Un tempo anche tu eri come te. Non puoi farmi nessuna paternale.» Poi riprese a correre, ignorando l'espressione allibita di Camila che, forse per la prima volta, aveva completamente interrotto l'allenamento, fermandosi al centro del selciato.

«Questo non è vero.» Soggiunse quando si affiancò a Dinah, intuendo a cosa stesse alludendo vagamente l'amica.

«Ma ti prego! Le prime uscite con Angie non erano altro che sesso, e lo sai.» Sentenziò convinta la polinesiana, così sicura di poter emettere verdetti perché lettrice assicura delle vicende della cubana, spettatrice indefessa.

«Questo non è... Ok, forse è vero.» Si rassegnò Camila, non solo per la vasta cultura che la polinesiana aveva arricchito negli anni e che avrebbe potuto confutare le sue menzogne con estrema facilità, ma anche perché non aveva senso mentire a se stessa.

«Ma comunque...! Siamo rimaste insieme per sette anni, il che dimostra che si può andare oltre al sesso.» Testimoniò Camila, imprimendo quella consueta espressione saccente che Dinah sgretolò con piacere.

«Mila, se in sette anni non sei riuscita a dire "ti amo" alla tua donna, non credo che siate andate tanto oltre al legame di solo sesso.» Adesso era lei ad essersi arrogata una cornice saccente cromata di arroganza.

«Ma, ma che c'entra? Que-quello s-s-si, si dimostra con i.. i gesti quotidiani.» Balbettò Camila, inciampando nelle sue stesse parole.

Era uno stigma caratteristico che non aveva perduto negli anni: quando era nervosa, farfugliava. Ormai era una prerogativa che andava a braccetto con la personalità della cubana, e che puntualmente la sbugiardava spudoratamente mettendo a nudo ogni bugia.

«È meglio se corri... E se lo fai in silenzio.» Le diede due pacche sulla spalla, poi accelerò il ritmo e, sempre per la prima volta, fu lei a capeggiare la "gara", mentre Camila rallentava il passo, improvvisamente indebolita.

No, non è vero. Rifletté, ma non fu pensiero altisonante, quanto un sussurro amareggiato e sconcertato.

L'innamoramento prevedeva solo il contatto fisico? Perché lei era sicura di esserlo stata di Angie, ma dopo che quella sfumatura luminescente era scemata, che cosa le era rimasto? L'abitudine, la condivisione, la comprensione, l'affetto... Erano buoni motivi per stare insieme, ma non erano abbastanza validi per amare qualcuno.

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