Capitolo diciassette

5.2K 320 74
                                    



«Già, è andata proprio così.» Confermò Camila, scarabocchiando illogicamente il foglio sotto ai suoi occhi.

«Le vie del signore sono infinite.» Sospirò trasognata Ally, tramandando tutta la sua sdolcinata romanticheria attraverso la cornetta.

Camila ridacchiò, osservando la punta ingobbita della matita, «È davvero strano che tu ti sia riavvicinata alla religione.» Decretò la cubana, bonariamente.

«Lo so, è successo e basta. Credo sia merito di Josh, è un angelo, una vera benedizione divina.» Esclamò, sempre con quell'aria assorta che riesumava la reputazione accantonata di un'Ally pudica e candida che vantava alle superiori.

«Sei proprio cotta. Oh, e...!» Camila modulò la voce, affievolendo la voce, portando una mano davanti alla bocca per tutelarsi da orecchie indiscrete «Anche qualcun altro lo è... Dinah ha una nuova fiamma.» Spettegolò Camila, contenta di poter essere lei per una volta a speculare sulla vita sentimentale di altri.

«Senti, Mila, so tutto di Dinah.» Confessò un po' stizzita Ally, suscitando un cipiglio sulla fronte perplessa della cubana «Pensa alla tua, di fiamma. Ok?»

«E credere che pensavo che la distanza mi avrebbe protetta dai giudizi. Ciao, Ally.» Ridacchiarono entrambe, per uno spirito sarcastico e amicale che condividevano con spirito e simpatia.

Camila non poteva più trattenere quel segreto. E si, sì erano passate soltanto ventiquattro ore. I sensi di colpa la stavano perseguitando, ma anche il piacere incommensurabile di quella notte persisteva a destabilizzarle il respiro, colonizzarle i pensieri, influenzare le sue decisioni. Insomma, aveva indiscutibile bisogno di confidarsi con qualcuno, ma quella persona non poteva essere Dinah, e non solo perché adesso aveva stretto un legame intimo con Tommy, attuale allenatore di Lauren, ma anche perché conosceva quanto poco affidabile fosse e le percentuali che spifferasse irriflessivamente il segreto di fronte ad Angie, erano alte, molto alte.

Camila tentò di attuare il suo piano per tutta la giornata, schivando volontariamente impertinenti congetture che le espugnavano il raziocinio facendole accostare la matita alla labbra dove la mordicchiava insistentemente, puntando lo sguardo sul muro, verso il fondo della stanza, palcoscenico putativo di tutti i suoi desideri irripetibili.

Porca puttana. Imprecò dentro di se, sbatacchiando la matita sul tavolo, con un gesto frustato.

Aveva tre cause a cui pensare: la prima di tentata estorsione, la seconda riguardava una moglie che citava il marito in giudizio per insolvenza riguardo il mantenimento dei figli, e l'ultima si occupava di un'istanza ottenuta in extremis per valutare la cauzione adeguata per un detenuto accusato di reati minori. E lei, in tutto questo, riusciva a focalizzarsi solo su una cosa...

Lauren le stuzzicò l'entrata... La penetrò, senza preavviso, con due dita... La baciò con foga, facendo danzare la lingua contro la sua... Le mani le sfioravano i fianchi... Le labbra le mordevano il collo... Le...

«Ehi!»

Camila sobbalzò sulla sedia, sbilanciandosi all'indietro. Il peso venne zavorrato sul fondo della poltrona e per poco la cubana non capitolò a terra.

«Porca puttana, Dinah. Un po' meno enfasi.» Si portò una mano sul petto, regolarizzando il respiro appena alterato.

La polinesiana si appropriò indebitamente dello spazio privato della cubana, sedendosi direttamente sull'estremità della scrivania, con le gambe accavallate e il piede ballerino, instabile quanto il sorriso malandrino.

«Stasera esco con Tommy, di nuovo.» Si pavoneggiò la polinesiana della sua dote rinata. Non era da lei dare un secondo appuntamento,

«Complimenti.» La schernì implicitamente la cubana, spostandole una gamba per sfilare un fascicolo da sotto le calze velate della polinesiana.

Fight Back 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora