Ciao a tutti.
Anzitutto aggiorno ora perché domani studierò probabilmente, ehm, tutto il giorno 😂 Ci tenevo troppo a questo capitolo, seriamente, quindi lo pubblico adesso.
Spero davvero che vi piaccia. Per me è molto importante perché ne sono veramente rimasta contenta, cosa che non succede praticamente mai, quindi spero che sia così anche per voi... Anche se qualcosa mi suggerisce che vi piacerà... 🙊
Buona lettura!
«Dai, non diamoci per vinte. Per stasera abbiamo fatto abbastanza.» La rincuorò Dinah, notando l'espressione avvilita di Camila che si era sbiadita in seguito al fallimento ottenuto al casinò.
Non si erano avvicinate alle porte, perché avrebbero fatto saltare la loro copertura ed erano già abbastanza sorvegliate per procurarsi ulteriori intoppi, così avevano rinunciato ad infiltrarsi e, di comune accordo, avevano stabilito che avrebbero trovato aspettato il momento giusto per agire, senza pregiudicare le loro prestazioni con sconsiderata impulsività.
«Fermati a mangiare qualcosa da noi.» Stornò la cubana, perspicuamente indisposta a discutere dell'evento inconcludente appena volto al termine. Odiava reputarsi improduttiva e inutile, la incolleriva incommensurabilmente.
«Posso andare a casa, non preoccuparti.» Sorrise rassicurante la polinesiana, carpendo l'apprensione della cubana frammista a velati sensi di colpa per averla incomodata senza risultato alcuno.
«Ma no, dai. Siamo già arrivate, vedi? Dai! Non ci metto niente a preparare qualcosa.» Postulò ostinata Camila, con quella insistenza sentita che se poteva essere scambiata per aggressività da un occhio esterno, Dinah sapeva bene che si trattava solo di mortificante colpa.
«Ok, ok.» Si arrese, alzando le mani in segno d'innocenza.
Camila le consigliò di parcheggiare sottosuolo, dove tutti i condomini avevano uno spazio riservato esclusivamente a loro. Dinah espresse il suo disappunto per il proprio palazzo, sprovvisto perfino di ascensore, "E il tuo ha anche il parcheggio privato, pff".
Furono comunque costrette ad utilizzare le scale fino al pian terreno, perché nel sottosuolo non arrivava l'elevatore. Una volta dentro al boxe di ferro, Camila pigiò il pulsante e iniziarono a salire.
«Credi che dovremo proseguire seriamente? So che è solo un casinò, e che non è successo niente di temibile stasera, ma... Ha un'aria macabra, non mi piace.» Confessò i suoi timori Dinah, mentre la freccia rossa cadeva sul numero tre.
«Proprio per questo voglio tornarci.» Ammise senza fronzoli la cubana, decisa più che mai a investigare.
Era vicina alla soluzione, lo sapeva, non poteva tirarsi indietro proprio ora. Le porte ermetiche si spalancarono a fatica, arrancando sui loro ingranaggi, poi il pianerottolo si snodò di fronte ai loro occhi. Camila estrasse le chiavi dalla borsa e le fece scivolare nella serratura...
«So perché lo stai facendo.» Asserì Dinah, approssimandosi all'orecchio di Camila «O meglio, per chi.» Sottolineò maliziosa, ottenendo un'inequivocabile occhiata di rimprovero da parte di Camila.
«Lo stai facendo per..» Continuò instancabile Dinah, sussurrando. La cubana fece girare la chiave, spinse l'uscio... «Lauren!» Esclamò la polinesiana, con un sorriso esponenziale dipinto sul volto.
Camila si voltò di scatto per farle sento di abbassare la voce, ma quando Dinah la sorpassò incurante corrugò la fronte. La polinesiana puntò diretta verso l'altro lato della stanza e si precipitò fra le braccia protese di Lauren.

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Fight Back 2
Historical FictionDopo nove anni, Lauren esce dal carcere, ma le cose sono radicalmente cambiate, sia per la sua persona che per la sua vita. Cos'è successo in questi nove anni e cosa succederà da adesso in poi? Niente è come lo ricordate.