Camila aveva scambiato qualche parola con l'avvocato di Sigmund. Sembrava una persona corretta, magari con la testa sulle spalle e le maniera un po' imperiose, ma corretta.Camila non si capacitava di come un avvocato potesse schierarsi a difesa di Sigmund, proprio non lo comprendeva. Negli anni, purtroppo, anche lei aveva preso in affidamento personaggi non del tutto illibati, e aveva ripulito la loro reputazione non senza nutrire sensi di colpa. Ma se avesse conosciuto la verità riguardo le attività illecite di Sigmund, mai e poi mai lo avrebbe difeso in tribunale. Certo, magari Roy, il suo attuale avvocato, non ne sapeva niente.
Comunque quell'incontro avviene cinque ore esatte prima del match che si sarebbe disputato fra Lauren e Sandra, l'avversaria. Convennero che fosse meglio tenere Tommy e Sigmund lontani l'un dall'altro, ad una distanza di sicurezza che avrebbe garantito pacatezza e avrebbe evitato screzi, inutili alla competizione.
Camila riferì le condizioni, al che Tommy non ebbe niente da contestare: più stava lontano da Sigmund, meglio si sentiva.
«Sai dov'è Lauren?» Domandò disinvolta Camila, mimetizzando una smania insofferente.
«Dovrebbe essere in palestra.» L'instradò con il dito Tommy, salutandola poi sbrigativamente per rispondere ad una chiamata in entrata da un papabile sponsor.
La cubana seguì il corridoio, che si snodava decisamente più ampiamente rispetto a quello angusto della palestra che possedevano a New York. Una piccola finestra dava sulla strada dove i giornalisti erano ancora assiepati, ma stavolta la preda era Sandra che era uscita dopo l'allenamento, volontariamente, per tributare un'intervista al suo pubblico.
Modus operandi un po' eccentrico. Pensò Camila, scuotendo la testa.
Riprese il suo cammino solo per pochi metri, emergendo infine in una stanza più o meno spaziosa, arieggiata da condizionatori installati sotto al cornicione che drappeggiava le pareti.
Camila perlustrò rapidamente la stanza, indagando su ogni sagoma che sferragliava combo di pugni con la forza instancabile di un treno in corsa. Solo che un treno doveva seguire i propri binari, statici e indivisibili, mentre le loro combinazioni erano imprevedibili e dinamiche, in continuo cambiamento.
Camila si soffermò su quel ragionamento, pensando che anche lei e Lauren erano così. Camila un treno con binari rettilinei, Lauren delle rotaie ricurve asimmetriche. C'é sempre qualcuno che nella vita conosce soltanto la retta, mentre altri sono pieni di curve. E quando questa astratta geometria si incontra, non può combaciare. E allora si deve cercare di salvaguardare l'impeccabilità ma conservate l'imperfezione. È difficile, dannatamente difficile.
«Ciao.» Camila non si era nemmeno accorta di aver traversato tutta la stanza e di essersi parata di fronte a Lauren.
La corvina si stava allenando, aveva altre tre ore a disposizione e nonostante le smorfie di dolore che le contraevano il viso, non aveva intenzione di arrendersi.
Fermò l'oscillazione instabile del sacco, si passò l'avambraccio sulla fronte per detergerla dal sudore che l'imperlava.
«Che ci fai tu qui?» Ansimò, tentando di stabilizzare il respiro increspato dall'immane sforzo a cui si era sottoposta.
«Ah.. niente. A dire il vero, niente. Ero passata da Tommy e così...» Scrollò le spalle Camila, con lo sguardo ramingo sul pavimento limpido.
«Mi sto allenando.» Soggiunse la corvina, inarcando le sopracciglia in un'espressione che la invitava a sloggiare.
«Si, lo vedo.» Annuì Camila, mancando sbadatamente il tacito sollecito «Volevo chiederti una cosa riguardo a ieri se..»
«Mi sto allenando.» Ribadì Lauren con più fermezza, scuotendo la testa, e poi riprese incurante a colpire il sacco, con la testa china e lo sguardo assottigliato.
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Fight Back 2
Historical FictionDopo nove anni, Lauren esce dal carcere, ma le cose sono radicalmente cambiate, sia per la sua persona che per la sua vita. Cos'è successo in questi nove anni e cosa succederà da adesso in poi? Niente è come lo ricordate.