Day 2

1.2K 46 4
                                    

Harry's pov

Era uscito.

Soddisfatto.

Molto soddisfatto.

Probabilmente aveva già da un pezzo raccontato a tutti quei mostri in bianco che ero riuscito a dire il mio stupido nome.

Probabilmente verrò affidato a lui e probabilmente mi farà altre noiosissime domande.

Ricorda che l'hai giurato, Harry!

La voce insisteva.

Poggiai le tempie tra le mani ed iniziai a stringere con forza.

Inizia a colpirmi; prima la fronte, poi le labbra.

Alla fine hai parlato. Sei un fallito.

Emisi un grugnito e dopo urlai. Buttai il fiato fuori e il mio petto si espanse.

Urlai ancora con affanno, respirando velocemente.

Il cuore stava per scoppiare ed il caos prese sopravvento nella mia testa.

Immagini del mio passato che sfrecciavano come missili,

troppa confusione che consumava le mie ossa.

Iniziai a graffiare la mia faccia, facendo uscire ancora sangue dal mio labbro pieno di tagli.

Quando ero nervoso prendevo a morsi la bocca ed iniziavo a masticare la lingua.

Ero seduto a terra nel mio angolo,buio e sudicio.

Ecco, di nuovo, stavo avendo una di quelle crisi.

I miei occhi non vedevano nulla, se non una ragazza bionda seduta sul mio letto, a testa china.

«Angel!»  urlai con tutto il fiato.

Quella figura, che vedevo ondeggiante nel letto era mia sorella Angel, o almeno così credevo.

Era quello che avrebbero voluto vedere i miei occhi, ma sapevo già che si trattava di un'altra allucinazione.

«Tu sei morta! Non sei reale!» urlai mentre le lacrime scendevano fitte sul mio volto.

Mi voltai verso il muro e cominciai a scalciare e a prenderlo a pugni,facendomi male.

Piangevo ed urlavo contemporaneamente e dopo aver finito di picchiare il muro, rivolsi uno sguardo alla mia mano, che sanguinava.

Il dolore cresceva sempre di più, le gambe mi abbandonarono e così caddi a terra piangendo.

Stupido Harry

Sentii la porta spalancarsi, ma non ebbi abbastanza forza per voltarmi a vedere chi fosse entrato.

«C'è da mangiare, Harry»

Era la voce di quello stronzo di prima.

Avrei voluto picchiarlo, o almeno insultarlo, ma mi limitai a squadrare quello sconosciuto e a congelarlo con i miei maledetti occhi.

«Allora, non mangi?»

Continuava ad infastidirmi con quel maledetto sorriso stampato sulla bocca e quegli occhi azzurri che mi scrutavano, come se stesse cercando di scorgere qualcosa dentro me.

«Lei non mangiava mai» bisbigliai per confonderlo.

«Cos'hai detto Harry?» allora chiese.

Preso dalla rabbia urlai:

Fourteen daysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora