Day 6

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Louis' pov

Inspira, espira.

Dopo aver mandato in fiamme praticamente tutta la mia vita e, quella sicurezza che mi faceva schiavo della monotonia, mi ritrovai disorientato.

Espira, inspira.

Disorientato da ciò che mi attendeva. E la cosa buffa era che non ne avevo idea, proprio per niente.

Ero stato catapultato in un luogo che a stento riuscivo a chiamare normalità.

O forse, avrei dovuto dire normale monotonia.

Pensavo che, dopo tutto, avrei preso la situazione in mano, stringendola come se fosse stata la cosa più importante; che non doveva scappare.

Tuttavia, i miei soli ventiquattro anni  di convinzioni non bastarono come bastò un unico momento ad abbattere qualunque falsa certezza che mi ero creato attorno.

Inspira, espira.

• • • • • • • •

Qualche ora prima non stavo così. Ero in condizioni migliori, anzi ero molto tranquillo.

Quella mattina avevo discusso con Harry sulla nuova terapia che avremmo adottato per il tempo che avrebbe dovuto trascorrere in clinica.

Ci eravamo alzati tardi quella mattina, dopo aver trascorso una notte insonne... Avevamo preso due caffè e avevamo fumato una sigaretta alla finestra, poi, con molta tranquillità avevamo discusso della nuova terapia.

«La terapia si baserà sul renderti più libero possibile» gli avevo detto.

«Libero sarò soltanto quando sarò fuori da qua, Louis»

«Ma le cose per adesso sono così Harry, dunque... Dovrai fare ogni cosa che senti di fare, chiaro? Se senti di urlare, urla! Se senti di dover parlare con te stesso, fallo. Intesi?»

« Se questo può aiutarmi... Intesi.»

Quella mattina fu una delle più stravaganti. Ma ormai non c'era da meravigliarsi, se come paziente avevi un certo Harry Styles.

Così man mano lo avevo seguito col taccuino per osservare attentamente i suoi sfoghi.

Poi si era avvicinato alla finestra e «siete degli idioti!» aveva urlato.

Quasi rimaneva senza fiato.

Aveva urlato al vento, aveva urlato di voler uscire di qui e aveva urlato frasi sconnesse. Aveva anche riso e detto che viveva in un mondo folle, aveva anche giurato di scappare lontano.

Aveva imprecato, e si era lamentato parecchio.

Il pranzo era stato abbastanza tranquillo. Eravamo riusciti a mangiare tutto il piatto scotto di carne al sugo in breve tempo, senza lamentarci di quanto facesse pena.

Nel pomeriggio aveva anche trovato un angolo nella nuova stanza e si era raggomitolato su se stesso senza più rivolgermi uno sguardo.

Avrei voluto che mi guardasse almeno un po'. Almeno per scambiare due chiacchiere, ma era troppo impegnato nello svolgere la terapia.

Si vedeva che l'unica cosa che voleva era uscire da lì, e come biasimarlo? A diciannove anni si vuole sperimentare e provare nuove emozioni, ma non per Harry Styles, lui doveva rimanere in un posto che non gli apparteneva. Ed era questa la cosa che più lo frustrava.

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